La call for proposal “Sostegno al riposizionamento competitivo dei sistemi imprenditoriali territoriali” della Regione Lazio e l’europrogettazione

«Le cose hanno vita propria»,
proclamava lo zingaro con aspro accento,
«si tratta soltanto di risvegliargli l’anima»
Gabriel Garcia Márquez
Cent’anni di solitudine

La strategia della Regione Lazio per “risvegliare l’anima” ai sistemi imprenditoriali territoriali

La call for proposal attuativa dell’Azione Cardine 11 (AC 11) della programmazione unitaria regionale dei fondi europei, finanziata nell’ambito dell’Asse 3 del POR FESR 2014-2020, si caratterizza per diversi aspetti strategici e procedurali estremamente innovativi, già discussi nel post del 20 agosto scorso.

Sede Regione Lazio

Roma – Sede della Regione Lazio

La call for proposalSostegno al riposizionamento competitivo dei sistemi imprenditoriali territoriali” (AC 11), mi consente in questo post di ribadire come la c.d. “europrogettazione” non attenga tanto alla applicazione di approcci e strumenti di formulazione di progetti (segnatamente l’approccio di Quadro Logico) e/o di project management (segnatamente il Project Cycle Management), ma attenga soprattutto alla conoscenza approfondita del sistema istituzionale e delle procedure legislative dell’UE, alla conoscenza delle politiche europee e ad una corretta “mappatura” dei fondi diretti e a gestione concorrente dell’UE (in merito alla “mappatura” dei fondi europei mi sia consentito rinviare alla Guida N. 1/2015 disponibile nella sezione “Open Library” di questo sito).

Europrogettazione: “ferri magici” vs coerenza con strategia e normativa dell’UE

L’esame della call for proposal e della Scheda MAPO allegata (scheda di presentazione dell’Azione 3.3.1 del POR FESR, a cui fa riferimento l’AC 11) consente di esplicitare meglio questo nuovo richiamo all’importanza, in sede di formulazione dei progetti, del rispetto di direttrici strategiche e normativa dell’UE [1].

La call richiede che le “proposte di riposizionamento competitivo” dei sistemi imprenditoriali territoriali vengano riportate in 4 schede tecniche:
Scheda n. 1 – Descrizione sintetica della proposta.
Scheda n. 2 – Tipologia di investimenti.
Scheda n. 3 – Ricadute attese.
Scheda n. 4 – Elementi aggiuntivi.

Esaminando le richieste della call riguardanti la compilazione della Scheda n. 2 e il paragrafo III.6 della Scheda MAPO inerente le tipologie di interventi ammissibili a beneficio, si ha la conferma di come la formulazione delle proposte di riposizionamento debba necessariamente garantire la massima coerenza con:

  • la strategia di reindustrializzazione del Lazio “Valore Aggiunto Lazio” – strategia assolutamente coerente con le linee strategiche della politica industriale dell’UE – e con le 7 aree tematiche della RIS3 della Regione Lazio (“smart specialisation strategy”) [2],
  • i risultati attesi e le azioni del POR FESR Lazio che sostengono la strategia reindustrializzazione del Lazio (in primo luogo, certamente, l’azione 3.3.1) [3],
  • le tipologie di investimenti ammissibili indicate nel Reg. (UE) N. 651/2014, ossia il regolamento che ha sostituito il Reg. (CE) N. 800/2008 sulle tipologie di aiuti potenzialmente compatibili con il mercato interno, che, quindi, possono essere esentati dall’obbligo di notifica. La Scheda MAPO, infatti, correttamente riporta fra le tipologie di interventi ammissibili quelle già indicate dal dettagliatissimo Reg. (UE) N. 651/2014 [4].

In relazione al “regolamento generale di esenzione per categoria” per la programmazione 2014-2020, va aggiunto un piccolo inciso per rafforzare l’invito ad esaminare con attenzione definizioni e vincoli riportati su tale regolamento.
In sede di formulazione della proposta di riposizionamento non sarà opportuno parlare genericamente di ricerca, innovazione e centri di ricerca. Sarà opportuno, invece, verificare che la Regione Lazio non indica fra i soggetti ammissibili a beneficio gli Organismi di Ricerca e Diffusione della Conoscenza a caso, ma per il fatto che tali soggetti sono citati e puntualmente definiti dall’art. 2, definizione 83 del regolamento di cui sopra
Presentando le azioni di sostegno alla ricerca e all’innovazione della proposta sarà parimenti consigliabile attenersi alle definizioni di “ricerca fondamentale”, “ricerca industriale”, “sviluppo sperimentale” e “studi di fattibilità” riportate sul Reg. (UE) N. 651/2014 (si vedano l’art. 2, definizioni 84 – 87 e l’art. 25).

A mio modesto parere, pertanto, la proposta di riposizionamento, come in genere accade quando si formulano delle proposte per accedere ai fondi dell’UE, dovrà prestare quasi più attenzione all’accorta verifica del rispetto della normativa comunitaria – nel caso di specie, della vasta e complessa disciplina degli aiuti di stato, di cui il Reg. (UE) N. 651/2014 è solo una piccola parte, che condiziona ampiamente la compilazione della Scheda n. 2 sugli investimenti da realizzare (e sulle tipologie di costi da sostenere) – che non alla presentazione delle premesse analitiche e della “idea-forza” della proposta di riposizionamento (Scheda n. 1) e dei possibili impatti socio-economici della proposta sui territori interessati (Scheda n. 3).

Si può concludere, quindi, che le possibilità di fare leva sulla creatività (creatività tanto cara agli operatori italiani, ma molto meno al legislatore europeo) per formulare le proposte di riposizionamento sono molto molto limitate.

Come già più volte espresso su questo blog – si veda in particolare il post del 20 ottobre 2013 – affinchè le proposte di progetto possano avere buone chance di accedere ai fondi dell’UE – anche quelli la cui gestione è delegata alle Regioni – debbono:
• rispettare vincoli, definizioni e indicazioni strategiche delle Comunicazioni della Commissione e della normativa dell’UE (in primo luogo Regolamenti generali e Regolamenti che specificamente disciplinano i vari strumenti di finanziamento dell’UE);
• essere permeate da un elevato “mainstreaming”, ossia risultare caratterizzate da una elevata coerenza con gli orientamenti generali delle politiche europee.

Nel capolavoro senza tempo di Gabo Márquez, lo zingaro Melquiades spiegava a José Arcadio Buendia che «le cose hanno vita propria. Basta risvegliargli l’anima». Molte aree territoriali del Lazio hanno certamente una base produttiva e delle prospettive di ripresa, anche su scala internazionale, rilevanti. L’avviso pubblico della Regione Lazio è ben strutturato e può “risvegliare l’anima” a questi territori e sostenerli nel processo di rilancio.
Ma la sfida che si trovano di fronte i “sistemi imprenditoriali territoriali” per accedere alle sovvenzioni e ai servizi reali concessi dalla Regione è davvero notevole. E non basteranno i “ferri magici” di Melquiades. Bisognerà definire/rilanciare dei clusters produttivi locali, elaborare dei piani di sviluppo innovativi e sostenibili nel tempo per i vari territori e, non ultimo, tenere in debito conto i vincoli stabiliti dal legislatore europeo, vincoli giustamente applicati con cura dall’amministrazione regionale.

Fortunatamente la Regione ha delegato agli esperti di Lazio Innova una vasta azione di indirizzo strategico e di assistenza tecnica per la formulazione dei piani di sviluppo di medio termine.

   ****

[1] L’acronimo MAPO sta per Modalità Attuative del Programma Operativo. La Scheda MAPO, pubblicata anch’essa sul BURL N. 61 del 30 luglio scorso, riporta l’anagrafica completa della azione 3.3.1 “Sostegno al riposizionamento competitivo, alla capacità di adattamento al mercato, all’attrattività per potenziali investitori dei sistemi imprenditoriali vitali delimitati territorialmente” del POR FESR Lazio e nei paragrafi III.6 e III.7 dettaglia, in conformità al Reg. (UE) N. 651/2014, tipologie di investimento e di costi finanziabili da questa azione e dalla specifica call for proposal.
[2] La “smart specialisation strategy” (anche nota come RIS3 – Regional Innovation Smart Specialisation Strategy) è un documento strategico volto a garantire che tutte le Autorità di Gestione regionali perseguano una adeguata concentrazione tematica delle risorse a valere dei Fondi SIE su quei settori produttivi di ogni regione a maggiore valore aggiunto e/o che risultino maggiormente distintivi del tessuto produttivo delle regioni.
Le 7 aree strategiche della RIS3 del Lazio sono:

  • Aerospazio (si noti che la Regione la indica come “priorità delle priorità”),
  • Scienze della vita (comparti chimico-farmaceutico e bio-medicale),
  • Beni culturali e tecnologie della cultura,
  • Industrie creative digitali (riferimenti a cinema, audiovisivo, multimediale, performing arts, ma anche design industriale e nuovi modelli di business),
  • Agrifood,
  • Green economy,
  • Sicurezza.

[3] Si fa riferimento, in particolare, alle seguenti Azioni Cardine della programmazione regionale unitaria: “Strumenti per le start up innovative e creative” (finanziata con finanza regionale), “Riconversione delle aree produttive in Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate e riduzione dei costi energia per le PMI”, “Sostegno all’innovazione, al trasferimento tecnologico e allo sviluppo di reti di impresa” e “Strumenti per l’internazionalizzazione del sistema produttivo”.
[4] Il Regolamento della Commissione n. 800/2008 (GBER – General Block Exemption Regulation on state aids) che era entrato in vigore nell’agosto 2008 (GUUE Serie L 214 del 9 agosto 2008) è stato emendato a seguito della pubblicazione dei nuovi testi legislativi inerenti il rispetto degli artt. 107-108 del Trattato sul Funzionamento dell’UE (TFUE), segnatamente a seguito dell’approvazione degli Orientamenti in materia di aiuti a finalità regionale e della Disciplina degli aiuti di stato a favore di ricerca, sviluppo e innovazione.
L’attuale versione del GBER (Reg. (UE) N. 651/2014), il Reg. (UE) N. 1407/2013 sui c.d. “aiuti de minimis” e le Comunicazioni della Commissione che disciplinano gli aiuti per la R&S, gli aiuti per il finanziamento del capitale di rischio, gli aiuti a favore delle opere cinematografiche e di altre opere audiovisive e gli aiuti per il salvataggio e la ristrutturazione delle imprese in difficoltà sono dei testi di riferimento ineludibili per chiunque si occupi di politiche per la competitività delle imprese e dei territori.

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