Uno dei nodi principali di ogni round negoziale sul Quadro Finanziario Pluriennale dell’UE è la riforma della Politica Agricola Comune (PAC).
Nel corso dell’anno è stato già avviato il negoziato sulla PAC post 2020, con la consultazione pubblica sulla riforma della futura PAC da parte della Commissione Europea. La Commissione entro fine anno conta già di produrre un documento di indirizzo sulla riforma della nuova PAC.
Obiettivi e criticità del negoziato in questione verranno discussi il prossimo 6 ottobre presso la sede del CREA (Roma, Via Po 14) in un convegno intitolato, appunto, “La PAC post 2020. Idee per una riforma”, organizzato dal CREA insieme all’Associazione Italiana di Economia Agraria e Applicata (AIEAA).
A mio modesto avviso, nella programmazione post 2020 i dibattiti teorici e politici che incideranno maggiormente sulla formulazione dei Programmi nazionali e regionali per l’attuazione della politica di coesione e di quella di sviluppo rurale della UE si concentreranno soprattutto sui seguenti temi:
• legame fra le politiche territoriali dell’UE e 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals – SDGs nella lingua Inglese) dell’Agenda 2030 dell’ONU; [1]
• revisioni dell’approccio “smart specialisation strategy” per la formulazione delle strategie regionali per l’innovazione. Questo, con riferimento alla politica di sviluppo rurale della UE, implicherà anche una ulteriore riflessione sull’attuazione del PEI “Produttività e sostenibilità del sistema agricolo” nell’ambito dei Programmi di Sviluppo Rurale (PSR) regionali. Si fa riferimento, ovviamente, all’assetto nella programmazione post 2020 delle Sottomisure 16.1 e 16.2 dei PSR 2014-2020; [2]
• approccio “place-based” alle politiche strutturali di sviluppo (un approccio attento a dotazioni specifiche di fattori, istituzioni e tradizioni e consuetudini sociali dei luoghi, la cui validità quale fondamento teorico della politica di coesione post 2020 è stata confermata a più riprese negli ultimi mesi da Fabrizio Barca) vs approccio “place neutral-based”.
La prima questione l’ho già trattata nel post del 5 agosto 2017, evidenziando che anche i nuovi Obiettivi della PAC post 2020 e del suo II Pilastro dovranno essere riformulati anche tenendo conto dei SDGs. E questo, di riflesso, condizionerà ampiamente il “sistema degli obiettivi” e l’intero “quadro logico” dei PSR post 2020.
Nei due prossimi post svilupperò delle riflessioni sugli altri due temi. Vi attendo.
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[1] L’Agenda 2030 è stata ratificata in sede ONU nel settembre 2015 e, di fatto, segna il passaggio dalla visione di un nuovo modello di sviluppo definita dall’ONU nel 2000 con gli “Obiettivi di Sviluppo del Millennio” al 2015 ad una visione ancora più articolata ed innovativa che responsabilizza non solo i Paesi beneficiari dell’aiuto allo sviluppo, ma anche i Paesi ricchi (anch’essi chiamati a rivedere le loro politiche sulla base dei 17 Obiettivi dell’Agenda 2030) e, non ultimo, il settore privato.
Per quanto concerne il legame fra politica di coesione e 17 Obiettivi dell’Agenda 2030, si veda Bachtler J., Polverari L. (2017), Research for REGI Committe – Building Blocks for a Future Cohesion Policy – First reflections; European Parliament – Policy Department for Structural and Cohesion Policies, Brussels.
[2] Il legislatore europeo, al fine di sostenere la ricerca in campo agricolo e favorire il raggiungimento degli obiettivi della strategia “Europe 2020”anche attraverso gli interventi per lo sviluppo rurale, ha proposto di implementare un “Partenariato Europeo per l’Innovazione” (PEI) anche in agricoltura (i PEI implementati fin qui interessano cinque aree tematiche).
Il PEI “agricolo” viene implementato a livello regionale attraverso i PSR, segnatamente attraverso le Sottomisure 16.1 e 16.2. Si veda: Tagliapietra M. (a cura di); Innovazione nello sviluppo rurale, e-book PianetaPSR.it, Roma, giugno 2017.