Gli italiani sono molto legati alla connettività mobile e ai social networks. Ma è ben noto che questo non significa affatto che l’Italia sia un paese pienamente in linea con i cambiamenti epocali della c.d. “quarta rivoluzione industriale” e con i processi attuali di digitalizzazione dell’economia e della società.
Questo è evidenziato chiaramente dalle statistiche internazionali più aggiornate delle Nazioni Unite, dell’OCSE e dell’Unione Europea. [1]
E’ abbastanza significativo che nell’ambito dei Paesi UE – incluso, per ora, il Regno Unito – l’Italia si collochi al 25° posto della graduatoria inerente la digitalizzazione dell’economia stilata dalla Commissione in base all’indice DESI (Digital Economy and Society Index). Il valore medio del DESI, in base ai dati aggiornati al 2016, per l’Italia è pari a 0,42, a fronte del dato medio di 0,52 registrato per l’intera UE; solo Grecia, Bulgaria e Romania hanno registrato un valore medio più basso. [2]
L’Italia sta recuperando di recente il ritardo digitale. Questo soprattutto per quel che concerne la copertura delle reti di accesso di nuova generazione ad almeno 30 Mbps, la copertura delle reti 4G e la quota di abbonamenti alla banda ultralarga.
Questo recupero è certamente il portato del rilevante impegno profuso da autorità pubbliche centrali e regionali per sostenere la diffusione della banda larga e di nuovi servizi digitali. Quest’impegno è assolutamente sinergico rispetto a quello in corso per modernizzare la PA italiana e favorire l’implementazione di servizi di e-government pienamente inter-operabili. [3]
Il Piano Industria 4.0 e il più recente Piano Triennale per l’Informatica nella PA 2017-2019 (licenziato il 31 maggio 2017) sono certamente due fattori di spinta molto importanti del processo di digitalizzazione sia della PA, sia delle imprese private, così come il Programma cofinanziato dal FESR e dal FSE PON Città Metropolitane, contribuirà moltissimo alla diffusione della c.d. “Internet of Things”. [4]
Ma qual è la situazione nelle aree rurali? Questa domanda non è banale, in quanto gli interventi di ammodernamento del paese e della PA sono principalmente localizzati nelle grandi aree urbane (Città Metropolitane e altri capoluoghi di regione) e tende a sfavorire i cittadini residenti in aree peri-urbane e rurali.
E a che punto è l’attuazione delle SottoMisure 7.3 dei Programmi di Sviluppo Rurale (PSR) regionali che sostengono la diffusione della banda larga nelle c.d. “aree bianche” delle regioni italiane (aree che sovente corrispondono ad aree interne penalizzate da svantaggi fisici e digitali)? [5]
A queste domande spero risponda in parte il convegno, a cui parteciperò, “ITALIA DIGITALE, ISTRUZIONI PER L’USO. Alla ricerca di uno shock della domanda”, che si svolgerà a Roma martedì 31 ottobre, promosso dal think tank i-Com (Istituto per la competitività).
Spero che il convegno, oltre a farmi capire meglio il Piano Industria 4.0, mi aiuterà a capire meglio anche quali sono attualmente le prospettive di crescita digitale di quelle PMI italiane strutturalmente più deboli e/o delle aree interne del paese.
******
[1] Si vedano:
UN; The UN e-Government survey 2016: e-Government in support of sustainable development; July 2016;
OCSE; Government at a glance, 2015
Commissione Europea, Europan Digital Progress Report 2017, marzo 2017
[2] Il DESI è un indice composito che considera cinque dimensioni dei processi di digitalizzazioni in corso, per cui è abbastanza semplice effettuare in base ai sub-indici una buona anamnesi delle principali criticità:
• connettività;
• capitale umano (competenze digitali soft e hard);
• utilizzo di internet;
• integrazione della tecnologia digitale (riferita alla valorizzazione del digitale come fattore di competitività da parte delle imprese);
• servizi pubblici digitali.
[3] Sui finanziamenti per attuare il paradigma “open government” si veda: Bonetti A., Politiche pubbliche e finanziamenti per la PA digitale, Centro Studi Funds for Reforms Lab, PolicyBrief N. 1/2017, aprile 2017. Il 31.05.2017 è stato varato il Piano Triennale per l’Informatica nella PA 2017-2019.
Sulle dinamiche di ulteriore espansione di digitalizzazione dell’economia, robotica, reti 5G e sulle relative politiche di sostegno si veda: I-Com, Thinking the future of European industry, September 2017.
[4] Avrò il piacere di parlare diffusamente dei molteplici strumenti di finanziamento dell’UE per sostenere la digitalizzazione della PA nel corso del Seminario del CEIDA “Agenda digitale e “open government”: quadro strategico e finanziamenti pubblici” (Roma, 21 e 22 novembre p.v.)
[5] Le “aree bianche NGA” del paese, secondo gli Orientamenti Comunitari in materia di aiuti di stato, sono quelle aree, eminentemente rurali, in cui sussistono fallimenti di mercato per cui, pur esistendo già una infrastruttura per la banda larga con capacità inferiore a 30 Mbps, solo un intervento diretto dei pubblici poteri può assicurare un accesso ad internet superiore a 30 Mbps.