‘An expert is an ordinary man
away from home giving advice’
Oscar Wilde
Recentemente ho ripreso ad occuparmi di politiche pubbliche per la ricerca e l’innovazione.
Negli ultimi due mesi, pertanto, ho seguito diversi InfoDay dell’APRE in cui sono stati presentati i programmi di lavoro 2018-2020 delle varie “sezioni” dell’immane programma Horizon 2020.
Questo mi ha consentito anche di farmi un’idea in merito al dibattito sul suo successore per il periodo post 2020, ossia il 9° Programma Quadro per la R&ST, in merito al quale l’APRE ha organizzato un utilissimo convegno il 12 dicembre scorso presso il CNR a Roma. [1]
Partecipando a questi seminari mi è venuto alla mente il famoso detto degli anglosassoni “the more you know, the more you know how less you know”. E così mi sono ripromesso per le “vacanze di Natale” di mettermi a studiare seriamente e di colmare le mie lacune in merito alla politica per la ricerca dell’UE.
I principali documenti – di ricerca e/o ufficiali di policy dell’UE – che ho accatastato sulla scrivania (e che consiglio a tutti) per farsi almeno un’idea di quale sia l’immane background al negoziato sul 9° PQ sono:
- il “rapporto ESPAS” del 2015 (“Global trends to 2010: can the EU meet the challenges ahead?”);
- la Nota dello European Political Strategy Centre “Opportunity Now: Europe’s mission to innovate” (luglio 2016);
- il rapporto di ricerca della Commissione “Open science, open innovation, open to the world” (2016):
- l’Interim Evaluation of Horizon 2020 (Commission Staff Working Document – Executive Summary of the Interim Evaluation of Horizon 2020, 30 May 2017);
- il report della Commissione “The Economic Rationale for Public R&I Funding and its Impact”;
il “Lamy Report” del Luglio 2017 (FAB – LAB – APP. Investing in the European future we want. Report of the Independent High Level Group on maximising the impact of EU Research and Innovation Programme); - i contributi di ricerca del progetto “Bohemia”;
- le Conclusioni Consiglio Competitività dell’UE del 1 dicembre 2017 (“From the Interim Evaluation of Horizon 2020 towards the ninth Framework Programme”).
A latere di questi documenti vanno anche considerati:
• i molteplici contributi degli ultimi anni sul perfezionamento del Digital Single Market, fra cui merita certamente una menzione la Comunicazione della Commissione “Connectivity for a competitive Digital Sigle Market. Towards a European Gigabit Society”, datata 14.09.2016;
• la recente Comunicazione della Commissione sulla politica industriale europea, datata 13.09.2017 (“Investing in a smart, innovative and sustainable industry. A renewed EU Industrial Policy Strategy”)
• le Conclusioni del Consiglio Competitività dell’UE del 30 novembre 2017 (“A renewed EU Industrial Policy Strategy”). [2]
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[1] Al convegno “Verso il 9° Programma Quadro di ricerca e innovazione. L’Italia e la sfida europea” che l’APRE ha organizzato a Roma (12.12.2017), ha partecipato anche Kurt Vandeberghe, direttore dell’area “Policy Development and Coordination” della DG Ricerca della Commissione Europea. Vandeberghe ha fornito alcune indicazioni di un certo rilievo:
1. la principale innovazione della struttura del 9° PQ sarà il Consiglio Europeo dell’Innovazione;
2. gli esperti del sistema ricerca sono consapevoli dell’importanza dei PQ di R&ST dell’UE, ma il loro “impatto” è poco visibile ai/avvertito dalla società nel suo complesso. Per questo il 9° PQ dovrà puntare molto di più sulla definizione di rilevanti obiettivi generali avvertiti dai cittadini (“missioni”) e sull’impatto di tutti i progetti finanziati. Bisognerà guardare molto di più all’impatto che non agli avanzamenti tecnologici e ai “Technology Readiness Levels”;
3. i 6 orientamenti della Commissione sul 9° PQ sono: (i) Horizon 2020 sta funzionando bene e quindi va solo migliorato (lo slogan del Commissario Moedas è “evolution and not revolution”); (ii) impatto (anche in termini di scalabilità dei progetti finanziati); (iii) openess (intesa in primo luogo come abbattimento degli steccati disciplinari; di qui la questione fra l’altro della maggiore integrazione fra Social Sciences and Humanities – SSH e “scienze dure”); (iv) razionalizzazione degli strumenti di finanziamento nell’ambito e a latere di Horizon 2020 (purposes and values); (v) maggiore coerenza degli strumenti di finanziamento della ricerca, con altri fondi dell’UE (fra cui quelli strutturali); (vi) maggiore coinvolgimento dei cittadini (approccio ‘open innovation’).
Nel corso del convegno l’APRE ha presentato anche il portale “realizzato dall’APRE per aggiornare tutti gli stakeholder vicini al mondo della ricerca europea” sul negoziato sul 9° PQ:
http://www.obiettivo.fp9.it
[2] Fra gli operatori italiani del “sistema ricerca” un utile contributo al dibattito sul futuro della politica della ricerca europea lo ha già dato il CNR con l’interessante reflection paper “Towards FP9”, datato ottobre 2016.