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I possibili indirizzi strategici delle Strategie di Sviluppo Locale che verranno finanziate a valere dell’approccio LEADER nel Lazio

«We are not there yet
We have not evolved
We have no respect
We have lost control
We’re going backwards
Ignoring the realities»
DEPECHE MODE
Going Backwards

(Spirit 2017; Track #1)[1]

L’approccio LEADER anche nel corrente periodo di programmazione è lo strumento usato per promuovere lo Sviluppo Locale di Tipo Partecipativo nelle zone rurali, facendo leva sui contributi della Politica Agricola Comune (PAC).
Come gli altri interventi a sostegno dello sviluppo rurale, anche il LEADER sarà attuato a livello regionale secondo gli indirizzi strategici del Piano Strategico nazionale per la PAC 2023-2027 (PSP 2023-2027). Il PSP, infatti, rappresenta il documento strategico che riunisce tutti gli interventi della PAC, ma quelli a sostegno dello sviluppo rurale di cui all’art. 69 del Reg. (UE) 2021/2115 saranno attuati a livello regionale (eccezion fatta per quelli per la gestione del rischio). [2]
Il Complemento per lo Sviluppo Rurale (CSR) della Regione Lazio, come argomentato nel precedente post, in assoluta coerenza con le schede di intervento SRG05 e SRG06 riportate nel PSP 2023-2027, prevede:
• l’implementazione dell’approccio LEADER tramite due interventi – SRG05 – Supporto preparatorio LEADER e SRG06 – LEADER – Attuazione Strategie di Sviluppo Locale;
• il rafforzamento della concentrazione tematica delle Strategie di Sviluppo Locale (SSL). Il CSR della Regione Lazio, infatti, fa propri sei possibili ambiti tematici indicati nel PSP, fra cui sceglierne al più due. Inoltre, puntualizza che questi «tendono a valorizzare principalmente le nuove catene del valore rurale» e vanno intesi come «strumenti per disegnare SSL innovative, integrate e multisettoriali e non come obiettivi e/o risultati e/o tipologie di interventi ammissibili di LEADER»). [3]
La natura dei sei ambiti tematici consente di delineare tre possibili indirizzi strategici di fondo delle SSL, riassunti nella figura 1:
• uno più orientato a sostenere la competitività del sistema produttivo agricolo e dell’artigianato locale;
• uno bilanciato, che include almeno uno dei due ambiti tematici direttamente serventi rispetto ad esigenze di rafforzamento della competitività dei sistemi produttivi agricoli ed uno del cluster degli ambiti tematici più orientati all’innovazione sociale e alla tutela dei “beni comuni”;
• uno più decisamente orientato all’innovazione sociale e al consolidamento nel tempo di “comunità” locali – di vario tipo – che si costituiscono e si consolidano via via con la missione di tutelare e valorizzare dei “beni comuni”. Questo indirizzo strategico si fonda sulla selezione di due dei quattro ambiti direttamente serventi rispetto a obiettivi di resilienza ed innovazione sociale.

Figura 1 – I possibili indirizzi strategici delle Strategie di Sviluppo Locale
finanziate a valere dell’approccio LEADER nel Lazio

La scelta fra i possibili ambiti tematici – e, quindi, fra gli indirizzi strategici di cui sopra – viene a dipendere, ovviamente, da molteplici fattori, fra cui spiccano:
• le scelte più dettagliate che verranno operate dalla Regione Lazio nell’ambito delle Linee Guida sull’attuazione dell’approccio LEADER e degli avvisi per la selezione delle partnership locali (che, se ammesse a beneficio, dovranno costituirsi come Gruppi di Azione Locale) e delle SSL;
• le caratteristiche geo-fisiche e socio-economiche delle aree territoriali interessate dalle SSL che verranno proposte dalle partnership locali;
• le indicazioni sui fabbisogni di intervento e sugli indirizzi strategici che verranno espresse dagli stakeholder locali.
Ciò detto, preme ricordare di nuovo che sia gli orientamenti espressi dalle Istituzioni dell’UE, sia le scelte delineate nel PSP 2023-2027 e nel CSR della Regione Lazio vanno nella direzione di promuovere SSL più orientate che non nel passato all’innovazione – segnatamente all’innovazione sociale – in grado di costituire realmente una isola programmatica autonoma rispetto agli altri ambiti di azione del CSR Lazio 2023-2027. A tale riguardo, si ricorda di nuovo che:
• la Commissione, sull’abbrivio del dibattito sulla “visione a lungo termine per lo sviluppo rurale”, ha richiesto di rafforzare l’elemento specifico “innovazione” dell’approccio LEADER e, più specificamente, di dare maggiore spazio a progetti di innovazione sociale nell’ambito delle SSL; [4]
• gli interventi a sostegno della competitività e della diversificazione del settore agricolo nell’ambito delle SSL, come indica chiaramente il CSR 2023-2027 della Regione Lazio, dovranno essere circoscritti e strettamente coerenti con il disegno strategico delle SSL.
Quanto sopra; le principali caratteristiche specifiche del LEADER (segnatamente l’approccio bottom-up; la particolare forma di gestione partecipata delle SSL e anche il networking); alcuni indirizzi strategici delineati a livello nazionali tramite il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) aprono lo spazio per una riflessione su come valorizzare le SSL per cercare di consolidare nel tempo delle tendenze in atto nelle aree rurali e anche nelle aree interne (del Lazio e non solo) per cui vi è un crescente propensione delle comunità locali ad auto-organizzarsi su base volontaria per tutelare e valorizzare i “beni comuni” del territorio (da quelli ambientali a quelli di tradizioni civiche e culturali in cui si riconoscono le comunità) e per valorizzare meglio alcuni asset locali idiosincratici. [5]
Come cercherò di argomentare nel prossimo post, si possono delineare almeno quattro tipologie di comunità che, da un lato potrebbero dare impulso a delle SSL realmente innovative, che privilegiano l’orientamento all’innovazione sociale e alla tutela e valorizzazione di alcuni asset dei territori che si prestano a una gestione informata a principi di “democrazia partecipativa” e, dall’altro, consolidano la forza e la missione di queste comunità quali custodi dei “beni comuni”:
• comunità verdi;
• comunità energetiche;
• comunità solidali;
• comunità culturali. [6]

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Immagine ex Pixabay

Immagine ex Pixabay

[1] Rispetto al precedente post devo effettuare una rettifica: contrariamente a quanto annunciato mesi fa, il nuovo CD/album di inediti dei Depeche Mode – “Memento Mori” – non verrà pubblicato il prossimo 17 Marzo, bensì il 24 Marzo.
[2] Nel precedente post del 10 Febbraio avevo dimenticato di evidenziare che le schede intervento del CSR Lazio sul LEADER sono assolutamente in linea con quelle riportate nel PSP 2023-2027.
[3] I sei possibili ambiti tematici sono già indicati nel PSP 2023-2027 (si veda p. 3019) e saranno adottati da quasi tutte le Autorità di Gestione regionali.
Essi sono riportati nella figura che segue, raccolti in due cluster:
• un primo cluster include i due ambiti tematici che sono fortemente focalizzati sul sostegno al comparto dell’artigianato e alla competitività e alla diversificazione del sistema produttivo agricolo nelle aree rurali;
• un secondo cluster include gli altri quattro ambiti tematici, che sono tutti ampiamente orientati alla sperimentazione di pratiche di innovazione sociale, in cui delle “comunità” locali si auto-organizzano per tutelare e valorizzare i “beni comuni” del territorio.

Figura 2 – I due cluster degli ambiti tematici fra cui scegliere per
formulare le Strategie di Sviluppo Locale

[4] La tavola sinottica inserita nella figura che segue richiama i sette principi basilari dell’approccio LEADER.

Figura 3 – Le caratteristiche distintive dell’approccio LEADER

[5] Come ha magistralmente spiegato in diversi contributi il Premio Nobel 2009 per l’economia Elinor Ostrom, le forme di governo “flessibili” che sono aperte alla partecipazione delle comunità locali (o addirittura che si sono consolidate nel tempo secondo principi di auto-organizzazione dal basso) sono quelle più adatte per gestire i “beni comuni”, specialmente quei “beni comuni” – quali fiumi, laghi, aree protette, boschi – che coprono parte del territorio di più giurisdizioni (in Italia più Regioni e/o più Province).
Per questi “commons”, come ha dimostrato Elinor Ostrom, i meccanismi partecipati di auto-gestione da parte degli utenti (delle comunità locali) risultano più efficaci rispetto sia a forme di regolamentazione secondo meccanismi di mercato, sia a una loro gestione diretta da parte dei pubblici poteri. Fra i tanti contributi si vedano:
Ostrom E. (1990), Governing the Commons: The Evolution of Institutions for Collective Action, Cambridge University Press. Traduzione italiana: Governare i beni collettivi, Marsilio, Venezia, 2006.
Ostrom E. (1997), A Behavioral Approach to the Rational Choice Theory of Collective Action: Presidential Address, American Political Science Association, The American Political Science Review 92(1): 1-22. 1998.
[6] Questo contributo è un “work in progress” elaborato nell’ambito del progetto di ricerca dell’associazione Centro Studi Funds for Reforms Lab “Politica di sviluppo locale e Strategia Nazionale per le Aree Interne”.

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