Questo breve contributo – naturale prosecuzione del post del 5 giugno Enti Locali, Fondi europei e progetti – pone in evidenza due ulteriori aspetti che, alla luce della mia esperienza professionale, sono sovente trascurati in sede di formulazione delle proposte di progetto per accedere a dei finanziamenti pubblici:
- la considerazione del settore di intervento (ambito di policy) come dato esogeno al processo di progettazione, in quanto è in genere prestabilito dall’Ente finanziatore.
Sovente i dirigenti di organizzazioni commerciali e senza scopo di lucro (e anche quelli degli Enti Locali) manifestano una certa propensione a cercare di svincolarsi dalle aree di intervento (aree tematiche) stabilite da Programmi e avvisi pubblici di finanziamento.
E’ naturale che vi sia il tentativo di proporre progetti che siano “vicini” alla mission delle organizzazioni, così come è accattabile che diversi progetti abbiano per loro natura una dimensionale trasversale. Pensiamo a progetti di lotta al cambiamento climatico che si fondano sulla valorizzazione di fonti di energia rinnovabile (sono certamente progetti di tutela ambientale, ma sono anche progetti che riguardano la promozione di nuovi modelli energetici e, quindi, possono anche ricadere nella sfera della politica industriale). Ciò detto, va tuttavia tenuto presente che ogni tentativo di forzare troppo nella direzione desiderata la dimensione tematica del progetto rischia di compromettere l’intera candidatura. Sono gli stessi Enti finanziatori e gli avvisi di finanziamento a fornire indicazioni dirimenti sulla corretta collocazione “tematica” dei progetti. In riferimento all’esempio appena fatto, è sufficiente ricordare che il citatissimo Programma LIFE è suddiviso in due Sottoprogrammi (Ambiente e Clima), per ciascuno dei quali sono altresì indicati i relativi filoni di intervento prioritari.
Gli enti proponenti di un progetto, pertanto, se vogliono accedere ai finanziamenti, dovranno considerare l’ambito di policy un elemento esogeno stabilito dall’Ente finanziatore;
- l’esigenza di verificare con cura il mainstreaming del progetto/piano di sviluppo, che si può considerare un elemento specifico della rilevanza (o pertinenza) degli interventi, come esemplifica il grafico che segue [1].
Il concetto di ‘rilevanza’ ha una dimensiona organizzativa, una dimensione analitica e una dimensione politica, o meglio una dimensione di policy (nel senso che tale dimensione è da riferire alla formulazione e alla gestione delle politiche pubbliche). La dimensione di policy della rilevanza, in pratica, coincide con il c.d. mainstreaming di progetti/piani. [2]
Il mainstreaming si riferisce, infatti, alla capacità del progetto/piano di risultare coerente con:
- le strategie di politica economica e gli interventi di sviluppo prioritari nell’agenda dell’Ente finanziatore (Ente che può coincidere con una Direzione Generale della Commissione Europea, con le Regioni, o con i Ministeri nel caso di finanziamenti pubblici nazionali);
- strategie e interventi prioritari di sviluppo che interessano un dato territorio. Questo aspetto del mainstreaming tende a sovrapporsi con quella che viene indicata come coerenza “esterna” di progetti/piani, ossia la loro coerenza con altri interventi e con programmi “complessi” (da intendersi come Programmi composti di più tipologie di azioni, attuati localmente).
Grafico 1 – Rilevanza e mainstreaming dei progetti
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[1] La rilevanza – o pertinenza – di progetti/piani è uno dei principali criteri di valutazione per la loro selezione e ammissione a beneficio, o anche per dare giudizi sulla loro riuscita o meno in sede di valutazione ex post. In generale, i principali criteri di valutazione sono:
- rilevanza,
- fattibilità tecnica, economico-finanziaria e amministrativa,
- efficienza,
- coerenza (interna ed esterna),
- efficacia e impatto,
- sostenibilità (capacità di produrre impatti socio-economici che possono durare nel corso del tempo).
[2] Il concetto di mainstreaming si spiega facilmente con l’esempio di un grande fiume e dei suoi affluenti. Sia il grande fiume sia i suoi affluenti hanno il loro corso (stream). Nel momento in cui l’affluente si getta nel grande fiume, tuttavia, il suo stream inevitabilmente si perde e viene a coincidere con quello del grande fiume (mainstream).
In generale, tanto maggiore è il mainstreaming dell’intervento proposto, tanto maggiore sarà la sua probabilità di essere finanziato. Appare strettamente necessario, quindi, bilanciare attentamente priorità e fabbisogni dei destinatari e priorità di policy e richieste di intervento degli Enti finanziatori.
Possiamo pensare alle politiche dell’UE come al grande fiume e ai progetti finanziati con i suoi fondi come ai suoi affluenti. Una proposta progettuale avrà probabilità di essere finanziata solo se i proponenti hanno l’umiltà di accettare l’idea che devono elaborare delle proposte assolutamente in linea con il mainstream delle politiche pubbliche europee. Per dirla in termini semplici, la proposta progettuale non va fatta come si vorrebbe, ma come vorrebbe che sia fatta dalla Commissione o dall’Agenzia delegata. La proposta progettuale deve essere coerente con il mainstream (ossia con quelle che sono le direttrici strategiche – settore per settore – delle politiche europee) e deve essere innovativa semplicemente nel senso che deve contribuire a innovare e migliorare le direttrici di politica economica, nei vari settori di intervento, già stabilite dai vertici istituzionali dell’UE.