Sia negli studi scientifici e socio-economici, sia in sede di attuazione delle politiche pubbliche di sostegno, emergono numerose aree di sovrapposizione fra implementazione dell’agenda digitale e paradigma “smart city”. Già in altri post avevo rimarcato questo aspetto, prendendo spunto soprattutto da due studi pubblicati in Italia:
• “Italia Smart. Rapporto Smart Cities Index 2016” di Ernst&Young; [1]
• “Smart cities. Progetti di sviluppo e strumenti di finanziamento” (2013) della Cassa Depositi e Prestiti (con il supporto scientifico del Politecnico di Torino). [2]
A mio modesto avviso, una conferma lampante dell’ampiezza delle aree di sovrapposizione fra agenda digitale, ulteriore espansione di software e applicativi basati sull’Internet of Things (IoTs) ed efficientamento dei servizi pubblici e privati nelle aree urbane è fornita dal pregevole rapporto del World Economic Forum “Inspiring future cities and urban services” (2016). [3]
Tale rapporto individua tre blocchi di tecnologie e innovazioni per fronteggiare le maggiori sfide urbane nella fase attuale di forte cambiamento tecnologico e sociale, riportati sinteticamente nel Grafico che segue. Come si può osservare, le innovazioni legate alla raccolta di dati tramite sensori e dispositivi dell’IoTs e alla disponibilità e al riuso dei dati sono ormai considerate essenziali per garantire un continuo potenziamento quali-quantitativo dei servizi urbani.
Anche in Italia è evidente un legame a doppio filo fra gli interventi per attuare l’agenda digitale e quelli per migliorare la qualità dei servizi urbani e la vivibilità e l’efficienza delle città. Questo anche sulla scorta di politiche dell’UE anch’esse fortemente ancorate all’idea, sempre più dominante, delle città come motore dell’innovazione digitale e sociale e, quindi, della crescita economica. [4]
I principali documenti della programmazione nazionale e comunitaria che confermano questa posizione sono soprattutto i tre seguenti:
1. la “Strategia per la crescita digitale 2014-2020” dell’AGID, che è un autentico piano pluriennale per la digitalizzazione del Paese (e, in particolare, della PA), funzionale all’attuazione dell’Obiettivo Tematico 2 “agenda digitale” della programmazione 2014-2020 dei Fondi Strutturali e di Investimento Europeo (Fondi SIE). Tale strategia è articolata in tre pilastri:
• Azioni infrastrutturali trasversali,
• Piattaforme abilitanti,
• Programmi di accelerazione (all’interno di tale pilastro si segnala l’azione-chiave “Italia Login – La casa del cittadino” che trova una sponda di finanziamento rilevante in un altro programma cofinanziato dai Fondi Strutturali cruciale per la digitalizzazione del Paese, ossia il PON Governance e Capacità Istituzionale).
2. il Programma Nazionale per la Ricerca 2015-2020 del MIUR [5]. Il PNR 2015-2020 è strutturato intorno a 12 aree di specializzazione, una delle quali è l’area “Smart cities/smart, secure and inclusive communities”. Con riferimento a questa area, oltre al PNR, sia la “Strategia Nazionale di Specializzazione Intelligente”, elaborata congiuntamente dal MIUR e dal MISE sia l’allegato Report di analisi relativo alle 12 aree di specializzazione del PNR 2015-2020 confermano il forte legame fra strategia complessiva di crescita digitale del paese e strategia per le “smart cities/communities”. Il report di analisi che accompagna la Strategia Nazionale di Specializzazione Intelligente evidenzia, infatti, che «la visione di base della Smart City, di cui la Smart Community è un’estensione concettuale in chiave di innovazione sociale, è che le immense potenzialità tecniche di connessione ed elaborazione di informazioni offerte dalle tecnologie ICT possono consentire la realizzazione di un modello di collettività estremamente cooperativo al fine di risolvere i problemi legati alla crescente urbanizzazione».
3. Il PON Città Metropolitane (PON Metro). Questo PON, come già discusso in diversi post precedenti, è fondamentalmente funzionale ad attuare l’agenda urbana prevista dall’Accordo di Partenariato sui Fondi SIE e, indirettamente, all’attuazione della “riforma Delrio” (L. 56/2014) per quel che concerne l’istituzione delle città metropolitane. Il PON Metro, a conferma di quanto detto sopra, presenta parimenti diversi interventi volti a rafforzare disponibilità e qualità di servizi urbani, attraverso un crescente ricorso a sistemi tecnologici e gestionali per mettere a disposizione di cittadini e imprese servizi digitali interattivi e a servizi innovativi basati sulla rielaborazione e il riuso dei big data, inclusi i c.d. open data resi disponibili dalle Amministrazioni Pubbliche.
Si fa riferimento, in particolare, alle seguenti azioni, che verranno presentate meglio in post successivi:
Azione 1.1.1 Adozione di tecnologie per migliorare i servizi urbani della smart city;
Azione 2.1.1 Illuminazione pubblica sostenibile (sistemi automatici di regolazione dei flussi di luce per ciascun punto luminoso basati su sensori e “pali intelligenti”);
Azione 2.2.1 Infomobilità e sistemi di trasporto intelligente. [6]
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[1] Il rapporto di Ernst & Young si fonda, sul piano analitico, sull’individuazione di quattro strati in cui si dovrebbe articolare una Smart City (p. 10), che avevo presentato più diffusamente nel mio post del 25 novembre 2016 “Smart cities, innovazione tecnologica e innovazione sociale”.
Il rapporto evidenzia parimenti l’importanza dei seguenti elementi:
• l’integrazione fra i quattro strati per definire in modo ottimale i servizi per i cittadini;
• due ambiti di analisi aggiuntivi, costituiti da (i) smart citizens e vivibilità e (ii) vision e strategia.
[2] In Italiano, si vedano anche: ANCI – ForumPA (non datato), Vademecum per la città intelligente, Roma e, a livello manualistico, De Matteis S., Lanza A. (2014), Le città nel mondo, UTET, Torino; AGID (2012), Architettura per le comunità intelligenti. Visione concettuale e raccomandazioni alla Pubblica Amministrazione, Roma; AGID (2013), Un’architettura unitaria per l’agenda digitale. Il nuovo modello di cooperazione SPC, Roma
Si veda anche, disponibile sulla sezione Open Library di questo sito, il Factsheet N. 1/2016 “Politiche pubbliche e finanziamenti per le smart cities”.
[3] Il dibattito sulle smart cities è molto vivace anche a livello internazionale. Fra i contributi più significativi si richiamano:
Saunders T., Baeck P. (2015), Rethinking smart cities from the ground up, NESTA, INTEL, UNDP, London
European Parliament – DG for Internal Policies (2014); Mapping smart cities in the EU, Brussels
World Economic Forum (2014), The competitiveness of cities, Geneva (CH)
World Economic Forum (2016), Inspiring future cities and urban services, Geneva (CH).
[4] Non a caso, due dei documenti di policy più significativi da prendere in considerazione sono stati elaborati anche per ottemperare a delle condizionalità ex ante richieste dal Reg. (UE) N. 1303/2013 sui Fondi SIE. Si fa riferimento alla “Strategia per la crescita digitale 2014-2020” dell’AGID e alla “Strategia Nazionale di Specializzazione Intelligente”, elaborata congiuntamente dal MIUR e dal MISE, a cui è allegato un Report di analisi relativo alle 12 aree di specializzazione del PNR 2015-2020 davvero molto interessante.
[5] Il Programma Nazionale per la Ricerca 2015-2020 (PNR 2015-2020) è il cardine della strategia a sostegno della ricerca in Italia. Lo gestisce il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR).
Dopo una lunga attesa, è stato approvato dal CIPE il 1° maggio 2016 e presenta diversi elementi di sovrapposizione con il programma quadro europeo Horizon 2020.
Il MIUR prevede un impegno finanziario di quasi 2,5 Miliardi di Euro nei primi 3 anni, ai quali si sommano i circa 8 Miliardi di Euro che, ogni anno, il Ministero destina ad Università ed Enti Pubblici di Ricerca.
Il PNR 2015-2020 è strutturato intorno a 12 aree di specializzazione, quattro delle quali vengono indicate come “prioritarie” (v. PNR 2015-2020, p. 31).
Le quattro aree prioritarie sono:
- Aerospazio,
- Agrifood,
- Salute,
- Industria 4.0 (robotica e automatizzazione avanzata dei processi industriali).
[6] Avrò il piacere di approfondire queste considerazioni nella parte iniziale del corso del CEIDA “Finanziamenti dell’UE e strumenti di ‘impact investing’ per le smart cities” (Roma, 21 e 22 marzo p.v.).