1. L’Iniziativa Competitiveness Compass (bussola per la competitività), a livello teorico, muove dal dibattito sulla c.d. “autonomia strategica” dell’UE e dalle raccomandazioni del Rapporto Draghi, rilasciato a settembre 2024. [1]
La bussola per la competitività, come si evince dalla figura che segue, è imperniata su tre pilastri verticali (core areas) e cinque attivatori orizzontali della competitività (concretamente, una serie di Piani Azione raccolti in cinque cluster – denominati “enablers” – intesi a creare le condizioni di contesto favorevoli per massimizzare l’efficacia degli interventi delle tre core areas).
Fig. 1 – Pilastri ed enablers della bussola per la competitività
2. Questo breve intervento si focalizza sui catalizzatori, in quanto l’ultimo di questi potrebbe condurre a una profonda revisione dell’impostazione convenzionale del Quadro Finanziario Pluriennale dell’UE e anche della politica regionale europea (politica di coesione e Politica Agricola Comune sono, da sempre, quelle che incidono maggiormente sulle spese pubbliche dell’UE). [2]
A mio avviso, le misure dei cinque catalizzatori si possono dividere in due blocchi:
• le misure regolatorie dei primi due enablers;
• le misure degli enablers III, IV e V, intese a migliorare il finanziamento congiunto da parte dell’UE e degli Stati Membri delle politiche per la competitività e a rendere più coerenti con le nuove strategie di politica industriale quelle formative e le politiche attive del lavoro (si veda la figura che segue).
Fig. 2 – Focus sugli enablers della bussola per la competitività
3. Le misure del blocco III e del blocco V degli enablers sono quelle che troveranno maggiormente eco nelle proposte sul Quadro Finanziario Pluriennale (QFP) dell’UE per il periodo 2028-2034.
La Comunicazione COM(2025) 30 sul Competitiveness Compass riporta dei chiari riferimenti, infatti, a una nuova Iniziativa dell’UE intesa a mobilizzare i risparmi provati (Iniziativa Unione dei risparmi e degli investimenti presentata il 19 marzo scorso), all’esigenza di razionalizzare QFP e bilanci annuali dell’Unione e, soprattutto, vari riferimenti all’introduzione di uno strumento di coordinamento delle politiche per la competitività e di un unico Fondo per la Competitività.
4. Le proposte del blocco V degli enablers su un unico Fondo per la Competitività sono quelle che potrebbero destabilizzare maggiormente l’impostazione tradizionale del QFP dell’UE. Non a caso, la Comunicazione della Commissione COM(2025) 46 (“The road to the next MultiAnnual Financial Framework”), che reca le prime proposte di massima sul nuovi QFP, prevede di fatto tre cluster di spese:
• un cluster basato su Piani nazionali con riforme e investimenti chiave (questi Piani, ovviamente, riecheggiano i Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza finanziati dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e le spese dovranno essere coerenti con un rinnovato e razionalizzato “semestre europeo”);
• un cluster coincidente con il Fondo per la Competitività;
• un cluster inteso a rafforzare l’azione esterna dell’Unione, anche sulla scorta di una rinnovata attenzione politica per futuri allargamenti dell’UE e, ovviamente, per l’esigenza di rafforzare la protezione strategica lungo le frontiere orientali del territorio dell’Unione (si veda la tabella che segue).
Fig. 3 – Prime indicazioni sul Quadro Finanziario Pluriennale 2028-2034.
Principi, cluster di finanziamenti ed elementi trasversali
5. La proposta di un cluster di spese del bilancio dell’UE basato su Piani nazionali con riforme e investimenti chiave è quella che potrebbe destabilizzare maggiormente l’impostazione tradizionale della politica di coesione, impostazione basata sulla pertinenza degli interventi rispetto ai “territori” (approccio place-based), su un sistema di governo multi-livello, su un ampio coinvolgimento in sede di programmazione e di attuazione delle parti economiche e sociali e su una programmazione pluriennale degli interventi.
Già da mesi si parla di una diversa impostazione della politica di coesione, con una sua ri-centralizzazione dai governi regionali a quelli nazionali (questi ultimi, a loro volta, molto meno autonomi). Il modello di riferimento sarebbe quello del Dispositivo di Ripresa e Resilienza (principale leva di finanziamento dei Piani nazionali varati a valere sull’Iniziativa Next Generation EU, in Italia il PNRR), che, diversamente dai Fondi Strutturali (e anche dai fondi per la politica di sviluppo rurale e per la politica della pesca), si configura come uno strumento di finanziamento dell’UE “a gestione diretta” (si veda la figura che segue). [4]
Fig. 4 – Le principali differenze fra Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e Fondi Strutturali
Su questa opzione si è già espresso in termini negativi il Comitato delle Regioni.
In attesa delle proposte ufficiali della Commissione (previste dal piano di lavoro 2025 dell’organo esecutivo dell’UE per il terzo trimestre dell’anno) si possono già evidenziare due aspetti:
• l’articolo 174 del Trattato sul Funzionamento dell’UE (TFUE) prevede che la politica di coesione sia una politica per le regioni che, a livello istituzionale, responsabilizza in primo luogo le Amministrazioni regionali (si veda la figura che segue sul particolare sistema di Multi Level Governance che informa la gestione della politica di coesione);
• la politica di coesione non è altro che la politica regionale dell’UE e, in quanto tale, dovrebbe tenere debitamente conto delle caratteristiche specifiche dei vari territori. Una politica regionale europea ancora più indirizzata dall’alto di quanto non sia già ora (nell’ambito dei previsti Piani nazionali), rischia di essere una politica “one size fits all” che è, per definizione, di una seria politica per le regioni in ritardo di sviluppo che, come già accennato, deve essere una politica “place-based”. [5]
Fig. 5 – Il sistema di Multi Level Governance come sistema di gestione peculiare della politica di coesione
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[1] Cfr.: European Commission (2025); A Competitiveness Compass for the EU; COM(2025) 30; 29.01.2025, final. Vanno anche considerati:
• Strategic Agenda 2024-2029 approvata dal Consiglio Europeo il 27 giugno 2024;
• Linee Guida per la prossima Commissione 2024-2029 della presidente von der Leyen (Europe’s Choice. Political Guidelines for the next European Commission 2024-2029).
[2] Per una prima riflessione su Rapporto Draghi – The future of European competitiveness. Part A. A competitiveness strategy for Europe – bussola per la competitività e possibili implicazioni sul negoziato sul Quadro Finanziario Pluriennale post 2027 si veda il recente contributo di ricerca della Fondazione IFEL “Nuovo Bilancio UE e riforma della politica di coesione”.
[3] Il Fondo per la Competitività dovrebbe incorporare il nuovo Framework Programme 10 per la ricerca (successore dell’attuale Horizon Europe). Su questa possibilità si sono già levate diverse voci critiche.
[4] Fondi Strutturali e Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza hanno dei sistemi di governance ed attuativi molto diversi. Si veda, per tutti: Polverari L. (2024); Coordinative Europeanization as a response to crisis: what lessons from the RRF for future EU cohesion policy?; Comparative European Politics.
Per una ampia riflessione sulle relazioni pericolose, nei prossimi anni, fra politica di coesione e politiche per la competitività dell’UE, si veda: Wostner P.; Bachtler J. (2025); Improving EU Competitiveness within a reformed MFF and cohesion policy: directionality, alignment and leverage, European Policy Research Paper No.119, University of Strathclyde Publishing, January 2025.
[5] Questo contributo è un “work in progress” elaborato nell’ambito del progetto di ricerca dell’Associazione Centro Studi Funds for Reforms Lab “Le politiche e i fondi dell’UE (nella programmazione 2021-2027)”, approvato dal Consiglio Direttivo dell’Associazione del 20 marzo 2023.