Il post presenta i tratti essenziali dell’approccio place-based per la formulazione delle politiche strutturali di sviluppo, rilanciato nel corso del 2018 da due importanti contributi di ricerca dell’OCSE e della Banca Mondiale. Tale approccio ha inciso in modo rilevante sulla stessa formulazione della “politica di coesione” dell’UE, sia nel periodo 2007-2013 sia in quello corrente. A una prima lettura delle proposte di regolamento sulla “politica di coesione” 2021-2027, invece, sembra emergere un certo arretramento della Commissione per quel che concerne il peso da dare a forme di progettazione integrata territoriale, che sembrano destinate ad avere un ruolo di rilievo solo con riferimento alle aree urbane.
Author: Antonio Bonetti
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Alcuni aspetti delle proposte sulla ‘politica di coesione post 2020’ da capire meglio alla ‘Settimana Europea delle Regioni e delle Città’ (Ottobre 2018)
Il post è un invito alla riflessione sull’importanza di alcune innovazioni che riguardano il ruolo della politica di coesione nel bilancio UE 2021-2027. A fronte della mole ragguardevole di documentazione inerente ai fondi per la politica di coesione 2021-2027 distribuita a latere delle proposte di regolamento dalla Commissione, il post indica soltanto tre aspetti particolarmente critici, rispetto ai quali è auspicabile che la Commissione fornisca maggiori delucidazioni nel corso della ‘Settimana Europea delle Regioni e delle Città’ (8-11 Ottobre 2018).
I Fondi europei che sostengono processi di capacity building della PA
Questo post rimarca che, a fronte dei ritardi di spesa dei Fondi SIE, gli amministratori regionali e locali, sovente, continuano a trascurare Fondi e iniziative dell’UE che sostengono processi di capacity building della PA. Questo è alquanto sorprendente, in quanto la maggior parte di questi fanno riferimento alla “politica di coesione”, ossia la politica dell’UE più “vicina ai territori” (e quindi agli amministratori locali). Nella seconda parte, quindi, il post presenta una breve rassegna di questi Fondi/iniziative.
Social Impact Bonds e valutazione dell’impatto sociale delle organizzazioni
Recentemente è fortemente aumentata la richiesta, da parte di vari portatori di interesse, di una maggiore attenzione delle organizzazioni “mission driven” per l’importanza di una rigorosa valutazione di impatto delle loro attività “public benefit”. Una maggiore attenzione di queste organizzazioni per l’impatto socio-economico prodotto è certamente auspicabile. Ma bisogna anche tenere in debita considerazione le difficoltà finanziarie, operative e anche metodologiche che piccole organizzazioni con budget limitati possono incontrare nell’effettuare rigorose valutazioni di impatto. E scongiurare il rischio che le organizzazioni le usino soltanto come strumento per rafforzare la loro immagine.
Il contributo dei Social Impact Bonds al contenimento della spesa pubblica
I Social Impact Bonds sono strumenti potenzialmente molto efficaci per ridurre la spesa della PA e migliorare il suo impatto sociale.
Si tratta, infatti, di meccanismi di esternalizzazione dei servizi pubblici fondati su clausole “pay-for-success”, per cui finanziatori ed erogatori privati dei progetti sociali saranno remunerati non sulla base dell’output (“quantità” di servizi erogati ai destinatari), ma sulla base del loro effettivo contributo alla soluzione dei problemi sociali (impact).
I Social Impact Bonds, le politiche pubbliche orientate all’impatto e “il cuore invisibile dei mercati”
I Social Impact Bonds non sono una panacea per affrontare qualsiasi sfida sociale. E, soprattutto, il loro successo non viene a dipendere solo da un cambio di paradigma nella formulazione e valutazione delle politiche pubbliche. Servono anche il consolidamento della propensione sia delle organizzazioni private “mission oriented” che erogano i servizi di interesse collettivo in partenariato con il settore pubblico, sia degli investitori finanziari a perseguire simultaneamente un ritorno sociale (impatto sociale misurabile e sostenibile) e un ritorno economico-finanziario, secondo l’approccio “blended value” proposto da Jed Emerson.
Alcune rilevanti criticità metodologiche del disegno di valutazione dei Social Impact Bonds
Il post evidenzia alcune criticità che caratterizzano l’applicazione dei metodi contro-fattuali alla valutazione dell’impatto dei Social Impact Bonds. Queste sono riconducibili soprattutto alle particolari condizioni di svantaggio dei beneficiari (ex alcolisti, ex detenuti e altri in condizioni di marginalità). Per queste categorie di individui, infatti, è particolarmente complesso sia definire dei campioni di controllo per la stima contro-fattuale degli impatti, sia mantenere la “integrità” del processo valutativo fino al termine.
Alcune note sull’importanza della valutazione dei Social Impact Bonds
I Social Impact Bonds (SIBs) sono strumenti di finanza strutturata che sostengono l’esternalizzazione dei servizi pubblici sulla scorta di clausole “pay-for-success”, per cui finanziatori ed erogatori privati di servizi sociali saranno remunerati non sulla base dell’output (“quantità” di servizi erogati ai destinatari), ma sulla base del loro effettivo contributo alla soluzione dei problemi sociali (impact).
Ne consegue che una rigorosa valutazione di impatto dei SIBs è parte fondamentale dell’agreement su questi strumenti finanziari innovativi.
Il gap di produttività dell’economia italiana ai tempi dell’austerità fiscale
Il post, muovendo da un contributo recente della Banca di Italia, indica nel “gap di produttività” la principale criticità dell’economia italiana. Il “gap di produttività” mina non solo il potenziale di crescita dell’economia italiana, ma anche le possibilità di stabilizzazione del rapporto Debito/PIL. Dopo anni di manovre di bilancio restrittive per ridurre il deficit, l’Italia sembra avere bisogno di un deciso turn around del policy mix e di manovre volte a limitare gli effetti negativi delle principali criticità strutturali del sistema produttivo italiano (nanismo industriale e modesti livelli di spesa delle imprese per R&ST).
Progetti di sostegno alla creazione di impresa per minori stranieri non accompagnati. Note a margine del bando 2018 “Never Alone”
Il post propone alcune riflessioni sul tema migranti e percorsi di accompagnamento alla creazione di lavoro autonomo, a margine del bando 2018 dell’iniziativa Never Alone. Il bando, finanziato da Fondazione Con il Sud e altre otto Fondazioni italiane, persegue obiettivi di inserimento lavorativo e sociale per dei minori stranieri non accompagnati e scade il 7 settembre 2018.