Il mio post del 20 agosto scorso “PSR Lazio: suggerimenti sulla formulazione dei Piani di Sviluppo dei Comuni” è stato molto criticato (anche nel corso di incontri di animazione sul territorio).
Il motivo di fondo delle critiche risiede nella mia indicazione di seguire nuovamente il percorso logico già seguito nella primavera del 2016 per formulare i Piani dei Gruppi di Azione Locale (Misura 19 LEADER del PSR Lazio).
In linea teorica è certamente plausibile avanzare delle riserve sull’approccio metodologico suggerito, in quanto si tratta di bandi diversi. In questo breve post, tuttavia, vorrei ricordare tre aspetti:
1. i due bandi si possono considerare, per molteplici motivi, assolutamente complementari. In particolare vorrei ricordare che anche questo bando è rivolto ai Comuni meno sviluppati e/o localizzati in zone penalizzate da sfavorevoli condizioni geografiche della regione (Comuni ricadenti nelle aree C e D come definite dalla “zonizzazione” ex PSR). Inoltre, ambedue gli avvisi richiedono la formulazione di progetti integrati che sono finalizzati, in primo luogo, a valorizzare la “multifunzionalità” degli interventi per lo sviluppo rurale.
Ovviamente, il bando aperto fino al 15 settembre ha un oggetto più circoscritto (è volto a migliorare la capacità di Comuni, singoli e associati, di erogare servizi di base e ricreativo-culturali alla popolazione nelle aree rurali), così come è più ristretta la base di finanziamento nell’ambito del PSR (limitata alla Misura 7), ma è ampiamente assodato che si tratta di bandi “gemelli diversi”;
2. ambedue i tipi di Piani richiesti dai bandi, quantunque abbiano delle peculiarità di cui tenere conto, si possono formulare seguendo un percorso logico riconducibile all’Approccio di Quadro Logico (AQL), ampiamente trattato sia nella letteratura internazionale, sia, più modestamente, in questo blog. Il grafico che segue sintetizza il percorso logico che sto suggerendo negli incontri di animazione nei territori interessati;
Figura – Percoso logico per la formulazione dei Piani di Sviluppo dei Comuni
3. la fondatezza delle mia indicazione di seguire, di massima, lo stesso approccio seguito per la formulazione dei Piani dei GAL ammessi a beneficio è confermata anche dalle dettagliate FAQs che la Regione Lazio ha pubblicato a circa quaranta giorni dalla pubblicazione del bando. Nelle FAQs al Quesito 21 inerente la “relazione tecnica” da presentare a corredo della domanda di finanziamento, la Regione risponde riportando quasi integralmente quanto già disposto dall’Allegato 2 al bando di selezione dei Piani dei GAL, segnatamente dalle sezioni e sotto-sezioni da 3 a 5 dell’Allegato 2 (quelle, a suo tempo, determinanti per delineare la Strategia di Sviluppo Locale dei GAL). [1]
Riconosco senza problemi che, considerando la natura più di piani di sviluppo economico di area vasta dei Piani dei GAL e, invece, più di Piani territoriali in senso stretto dei Piani di Sviluppo dei Comuni (Piani che, peraltro, hanno l’obiettivo più circoscritto di potenziare la capacità di erogare dei servizi di base dei Comuni), va certamente impostata diversamente la fase di analisi. In particolare, la raccolta, l’elaborazione e la validazione dei dati e l’analisi di contesto vanno indirizzate su quei dati e quelle problematiche che attengono appunto alla disponibilità/carenza a livello locale di servizi di qualità sociale (servizi socio-assistenziali, altri servizi di base, servizi ambientali e servizi ricreativi-culturali).
A tale riguardo, concludo il post suggerendo quale utile base di riferimento per raccogliere non solo dati pertinenti, ma anche preziose indicazioni su come migliorare la qualità degli stessi Piani di Sviluppo, gli Indicatori e dati di contesto aggiornati dall’ISTAT nell’ambito dell’attività istituzionale di rilevazione degli Indicatori territoriali per le politiche di sviluppo, ossia gli Indicatori di contesto volti a dare conto nel tempo dei potenziali impatti socio-economici dell’Accordo di Partenariato. In particolare, possono essere molto utili gli Indicatori inerenti l’Obiettivo Tematico 9 “Inclusione sociale”. [1]
I dati che vi sono riportati sono disponibili su scala regionale, ma a mio modesto avviso una riflessione su tali Indicatori può aiutare amministratori locali, tecnici comunali e noi consulenti esterni a migliorare la qualità dei Piani e, specificamente, della “relazione tecnica” allegata.
******
[1] Le sezioni e sotto-sezioni da 3 a 5 dell’Allegato 2 del bando del 2016 di guida per la formulazione della Strategia di Sviluppo Locale dei GAL erano:
• Sezione 3: qualità della diagnosi territoriale (e gerarchizzazione dei fabbisogni),
• Sezioni 4-5: strategia e coerenza della strategia con i fabbisogni individuati.
[2] Fra gli Indicatori inerenti l’Obiettivo Tematico 9, a mio modesto avviso quelli più utili sono:
Indicatore 365 Persone in condizioni di grave deprivazione materiale (totale).
Indicatore 400 Imprese e istituzioni non profit che svolgono attività a contenuto sociale
Indicatore 414 Presa in carico di tutti gli utenti dei servizi per l’infanzia (il gruppo target sono bambini tra zero e fino al compimento dei 3 anni che hanno usufruito dei servizi per l’infanzia, ossia di asilo nido, micronidi, o servizi integrativi e innovativi)
Indicatore 415 Anziani trattati in assistenza domiciliare socio-assistenziale
Indicatore 116 Capacità di sviluppo dei servizi sociali
Indicatore 142 Diffusione dei servizi per l’infanzia
Indicatore 126 Difficoltà delle famiglie nel raggiungere negozi alimentari e/o mercati
Indicatore 127 Difficoltà delle famiglie nel raggiungere supermercati
Non tutti questi Indicatori rientrano nell’Accordo di Partenariato, ma sono comunque aggiornati regolarmente dall’ISTAT. Alcuni di questi Indicatori – quelli più pertinenti rispetto alle tematiche dello sviluppo rurale – sono oggetto di un focus tematico che sto sviluppando per il Centro Studi Funds for Reforms Lab.