Il post discute le ‘aree di processo’ del Project Management come indicate nella Guida PMBOK del PMI e propone una revisione della fase di avvio (o fase di definizione). La fase di avvio dovrebbe essere riarticolata in tre sub-fasi, in modo da enfatizzare l’approccio ‘problem solving’: (i) ‘fase di identificazione’ (in cui, in particolare, si definiscono problemi e gruppo/i target del progetto); (ii) ‘fase di analisi’ (in cui si approfondisce lo studio degli elementi portanti del progetto individuati nella fase precedente e delle possibili soluzioni ai problemi); (iii) ‘fase di formulazione’ (in cui, appunto, si formula la ‘proposta di progetto’). La fase di avvio, a mio avviso, non si chiude con il ‘project charter’ come suggeriscono, in genere, gli esperti più accreditati. Questo, in realtà, sarà ratificato solo se la ‘proposta di progetto’ verrà approvata. Solo in quel caso il ‘project charter’ costituirà l’input fondamentale della fase di pianificazione e, in questa fase, si potrà definire il ‘piano di progetto’ definitivo.
Month: July 2019
Alla ricerca delle caratteristiche distintive dei progetti di sviluppo locale
Il post mette in luce alcuni limiti dell’applicazione degli strumenti di project management convenzionali ai progetti di sviluppo socio-economico. Questi sono riconducibili soprattutto al fatto che gli strumenti convenzionali sono stati perfezionati in determinati settori nell’ambito dei quali, in genere, i progetti si prestano maggiormente a una rigida pianificazione delle attività. I progetti di sviluppo socio-economico, invece, specialmente se sono orientati a migliorare la fornitura di servizi di cura alla persona, si prestano molto meno a una pianificazione di dettaglio delle attività. Anzi, molto spesso richiedono delle revisioni in itinere rilevanti, proprio a seguito dell’interazione diretta con i beneficiari.
“Dove va l’industria italiana” e dove va il processo di integrazione europea
Il post rimarca l’importanza, a fronte delle tendenze regionaliste sempre più evidenti a livello internazionale, del processo di integrazione europea. Le politiche “sovraniste” sono quasi utopiche nel momento in cui la competizione internazionale si gioca con colossi come Stati Uniti, Cina e India. Per rilanciare competitività relativa e sviluppo in Europa serve necessariamente una politica industriale comune dell’UE. Questa va implementata in un contesto di policy più generale in cui l’UE sostiene, con politiche espansive, investimenti pubblici e privati.