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Didattica a distanza nelle scuole e “Strategia nazionale per le competenze digitali”

A fronte della crescente pervasività delle tecnologie digitali in ogni ambito della vita quotidiana, il dibattito politico sulle riforme del sistema scolastico, da diversi anni, è focalizzato ampiamente su come rafforzare la dotazione di hardware e software delle scuole e su come migliorare la didattica attraverso nuovi dispositivi digitali, nuove modalità di svolgimento della didattica e nuovi contenuti digitali (fruibili anche attraverso piattaforme di “open education“). [1]
Come ho rimarcato nel precedente post del 20 Ottobre u.s., il quadro di policy europeo in materia di istruzione e formazione è stato ampiamente aggiornato e migliorato negli ultimi cinque anni.
L’UE sta cercando da diversi anni di rafforzare la digitalizzazione dell’economia e, quindi, sta dedicando molta attenzione alle varie modalità di rafforzare la connettività delle scuole, la loro dotazione hardware e software e, non ultimo, favorire lo sviluppo delle competenze digitali all’interno dei percorsi d’istruzione per i giovani.
I documenti di lavoro più significativi, in questa luce, sono certamente i due Piani di Azione per l’Istruzione Digitale (quello 2018-2020 e quello 2021-2027, presentato il 30 Settembre u.s.). Il “digital education action plan 2021-2027” è uno degli strand principali dell’ambizioso piano della Commissione di creare uno “spazio europeo dell’istruzione” da qui al 2025 (si veda la Comunicazione della Commissione COM (2020) 625). [2]
Il piano di azione per l’istruzione digitale 2021-2027 è imperniato su due pilastri strategici:
• promuovere un ecosistema educativo digitale ad alte prestazioni;
• migliorare le capacità e le competenze digitali.
Questo piano, ovviamente, è stato fortemente condizionato dalla accresciuta consapevolezza, comportata dalle conseguenze della pandemia di COVID-19, della necessità di valorizzare ulteriormente i contenuti e gli strumenti digitali nella didattica e di individuare nuove modalità di fruizione attraverso la Didattica a Distanza (DAD).
Anche in Italia, a seguito della chiusura delle scuole, in primavera si è reso necessario fare ampio ricorso alla DaD che, inevitabilmente, ha aspetti positivi e negativi.
Da più parti sono state avanzate delle critiche all’esperienza italiana di questi mesi e, in generale, alla DaD. Non è mai facile giudicare esperienze tanto complesse, specialmente quando esse devono essere attuate su ampia scala a causa di fattori emergenziali che necessitano di una risposta rapida. Ciò che si vuole evidenziare in questo post sono semplicemente due cose:
• non è affatto vero che “siamo all’anno zero”, né a livello europeo né a livello nazionale;
• a livello nazionale, anche per le politiche pubbliche del comparto dell’istruzione, più che un problema di mancanza di idee e/o di strategie, emerge un problema di attuazione delle strategie di policy. Questo sia per una certa incapacità di decisori politici e dirigenti della Pubblica Amministrazione di dare concretamente corso a strategie di policy e progetti esecutivi, sia per i forti vincoli di spesa pubblica a cui l’Italia è costretta, come è noto, sia dall’incivile diffusione di varie forme di evasione ed elusione fiscale, sia dallo stock di debito pubblico accumulato a partire dagli anni Ottanta.
Con riguardo a questo ultimo aspetto, si ricordano due ulteriori elementi di analisi che sfuggono anche a qualificati commentatori:
• il nostro Paese ha varato nel 2015 un articolato Piano Nazionale per la Scuola Digitale (PNSD) – imperniato su tre ambiti di intervento e 35 azioni – che sta certamente contribuito a rafforzare la “digitalizzazione” del nostro sistema educativo;
• il 21 Luglio u.s. il Ministro per l’innovazione e la digitalizzazione ha ratificato la Strategia nazionale per le competenze digitali” – come componente chiave dell’Iniziativa “Repubblica Digitale” – che delinea un disegno di policy ambizioso e molto interessante. Uno dei quattro ambiti di intervento – “Competenze digitali nel ciclo dell’istruzione e della formazione superiore” – prevede delle linee di intervento ampiamente condivisibili, fra cui la “formazione digitale del personale docente” che, nel periodo del ricorso estensivo alla DaD (fra aprile e metà giugno), si è rilevato essere uno dei principali elementi di criticità.

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Immagine ex Pixabay

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[1] Due contributi di analisi molto significativi su questi aspetti sono:
World Economic Forum (2015); New vision for education. Unlocking the potential of technology. Geneva, CH.
OECD (2019); Measuring innovation in education 2019; OECD Publishing, Paris.
[2] Nel corso del 2020 la Commissione ha lanciato anche la “new skill agenda”, che si caratterizza per il forte accento sulla necessità di adattare le competenze alla transizione digitale ed anche alla transizione verde (aspetto questo, ovviamente, in linea con il concetto di “competitività sostenibile” che è un po’ il marchio di fabbrica della Commissione von der Leyen e con il c.d. “Green Deal europeo” (si veda la Comunicazione COM (2020) 274 “Un’agenda per le competenze per l’Europa per la competitività sostenibile, l’equità sociale e la resilienza” presentata il 1° Luglio 2020).

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