Le strategie di Sviluppo Urbano Sostenibile nella programmazione 2014-2020 e in quella 2021-2027
Da quasi un anno è ormai entrato nel vivo il negoziato sui fondi europei post 2020.
Gli accordi già raggiunti finora in relazione alla politica di coesione 2021-2027 prevedono un forte rafforzamento della progettazione integrata territoriale.
Questo rafforzamento, come evidenziavo nel post del 20 aprile scorso, è il portato soprattutto delle richieste di emendamento del Parlamento Europeo ai testi regolamentari proposti inizialmente dalla Commissione.
Considerando insieme le proposte di regolamento della Commissione e le richieste di emendamento del Parlamento Europeo risulta evidente, in particolare, la volontà di rafforzare la c.d. “agenda urbana” (indicata nei regolamenti come “Sviluppo Urbano Sostenibile” – SUS).
In base alle indicazioni della Proposta di Regolamento sulle Disposizioni Comuni (PRDC) della Commissione:
• la nuova politica di coesione si fonderà su quattro obiettivi “verticali” e un quinto obiettivo trasversale così denominato: “un’Europa più vicina ai cittadini, promuovendo lo sviluppo integrato di aree urbane, aree costali e delle iniziative di sviluppo”. [1] In questo obiettivo trasversale si possono rintracciare evidenti indizi di una chiara intenzione – condivisibile – del legislatore europeo di rilanciare l’approccio place-based delle politiche strutturali e lo sviluppo integrato dei territori secondo logiche bottom up;
• viene confermata la previsione di una riserva nell’allocazione delle risorse del FESR per le strategie di sviluppo territoriale integrate (si veda l’art. 9); [2]
• viene chiarito chiarisce meglio l’approccio generale alle “strategie di sviluppo locale di tipo partecipativo” (si vedano gli articoli 22 e 23 della PRDC).
Fig. 1 – Lo Sviluppo Locale di Tipo Partecipativo (SLTP) nella programmazione 2014-2020 e in quella 2021-2027
Ciò detto, è anche evidente che nelle proposte della Commissione non si possano rilevare altri particolari elementi innovativi. Anche la sezione della PRDC inerente allo “sviluppo locale di tipo partecipativo”, come si evince dalla tavola sinottica che segue, conferma sostanzialmente inalterati gli strumenti principali, ossia Integrated Territorial Investments (ITI) e Community Led Local Development (CLLD) e anche lo stesso articolato (articoli 24-28).
Gli elementi innovativi nelle strategie di Sviluppo Urbano Sostenibile post 2020
Come predetto, alcuni elementi innovativi inerenti alla progettazione integrata territoriale e alla stessa agenda urbana post 2020 emergono dalla lettura della proposta di regolamento sul FESR – si veda la COM (2018) 372 della Commissione – e, soprattutto, dal testo di compromesso sulla politica di coesione approvato dalla plenaria del Parlamento Europeo del 13 febbraio scorso. In particolare, si segnalano i seguenti aspetti:
⇒ 1. l’art. 7 del Reg. (UE) 1301/2013 sul FESR in merito alle Strategie di Sviluppo Urbano Sostenibile (SUS) dispone che ‘ciascuno Stato Membro stabilisce nel proprio Accordo di Partenariato i principi per la selezione delle aree urbane in cui devono essere realizzate le azioni integrate’. Questa disposizione viene sostanzialmente confermata dalla PRDC post 2020, ma è stata poi puntualizzata meglio dalle richieste di emendamento del Parlamento. L’organo legislativo di Bruxelles, infatti, ha invitato a concentrare gli interventi su “aree urbane funzionali”. In questo modo il Parlamento sostiene, indirettamente, anche la richiesta generalizzata di formulare, nell’ambito delle strategie per le aree urbane, interventi che migliorino le relazioni fra aree urbane e aree sub-urbane e rurali. In vero, lavorare su “aree funzionali” significa andare oltre i confini amministrativi dei vari territori e considerare meglio i legami “funzionali” – a livello socio-economico e di sistemi di mobilità – fra di essi;
⇒ 2. l’art. 22 della PRDC per la politica di coesione 2021-2027 – si veda la COM (2018) 375 della Commissione – esplicita che gli Stati possono implementare lo sviluppo territoriale integrato attraverso:
• gli Interventi Territoriali Integrati (ITI);
• i Community Led Local Development (CLLD);
• un altro strumento territoriale (fra quelli già sperimentati da ciascun Stato Membro) per sostenere l’Obiettivo Strategico orizzontale “un’Europa più vicina ai cittadini”.
Il testo di compromesso approvato dalla plenaria del Parlamento Europeo del 13 febbraio scorso, oltre a confermare questi strumenti, richiede di attivare nuovamente due opzioni già disponibili nella programmazione in corso per l’attuazione degli interventi nelle aree urbane, ossia: (i) un Programma dedicato; (ii) un Asse prioritario specifico nell’ambito dei Programmi Operativi.
⇒ 3. In luogo dell’azione innovativa Urban Innovative Actions (UIA) la Commissione ha proposto una Iniziativa Urbana Europea (v. art. 10 della proposta sul FESR post 2020) che riunirà, de facto, le varie iniziative dell’UE a sostegno dell’agenda urbana. Di conseguenza, sarà una Iniziativa in parte a gestione centralizzata e in parte a gestione condivisa, che includerà UIA e altri interventi a sostegno delle reti di collaborazione fra città e delle azioni di scambio di buone prassi fra le Autorità Urbane già finanziate dal FESR (alcune di queste iniziative sono finanziate, attualmente, dell’ambito dei quattro Programmi di ricerca-azione – Interreg Europe, Interact, Urbact ed Espon – della sezione Cooperazione interregionale dell’Obiettivo Cooperazione Territoriale Europea della politica di coesione 2014 – 2020, come evidenziato nella Figura 2).
⇒ 4. Il Parlamento, infine, ha richiesto di elevare la riserva della dotazione complessiva del FESR per l’agenda urbana dal 6% al 10%.
Fig. 2 – Iniziative a sostegno dell’agenda urbana cofinanziate dal FESR nel periodo 2014-2020
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[1] I quattro “obiettivi di policy” verticali di cui all’art. 4 della proposta di regolamento generale sono:
• un’Europa “più intelligente”, promuovendo innovative/intelligenti trasformazioni economiche;
• un’Europa “più verde” e caratterizzata da una economia “low carbon”;
• un’Europa “più connessa”, rafforzando la mobilità e la connettività digitale;
• un’Europa “più sociale”, implementando il Pilastro Europeo dei Diritti Sociali.
[2] Preme evidenziare che il regolamento attualmente vigente prevede una riserva del 5% delle risorse del FESR a livello nazionale da destinare alle sole strategie di sviluppo urbano sostenibile. Invece, le proposte della Commissione se, da un lato, elevano questa riserva al 6%, dall’altra sembrerebbero ampliare il ventaglio delle destinazioni d’uso a tutte le forme di aree ammissibili a contributo per la realizzazione di strategie di sviluppo territoriale integrato. Questo aspetto è stato chiarito meglio dal testo di compromesso approvato dalla plenaria del Parlamento Europeo.