‹‹In the real world,
economic systems are made
of human beings,
not anonymous gears ››V. W. HWANG and G. HOROWITT
The Rainforest. The Secret to Building the Next Silicon Valley (2012)
Ieri sera, guardando il TGR Lazio, mi ha molto colpito la notizia del Sindaco di Ventotene, splendida isola laziale, che intende puntare sull’accoglienza di famiglie di migranti e minori non accompagnati per far fronte al rischio di spopolamento dell’isola (ci sono 2 iscritti alle medie e 8 alle superiori, per cui vi è il rischio che intere famiglie abbandonino l’isola per garantire gli studi ai loro figli).
In altri post e in alcune note didattiche del 2016 avevo fatto cenno all’ipotesi che la Regione attuasse congiuntamente la Sottomisura 7.7 “Sostegno a investimenti finalizzati alla rilocalizzazione di attività e alla riconversione di fabbricati o altri impianti situati all’interno o nelle vicinanze di centri rurali, al fine di migliorare la qualità della vita o i parametri ambientali del territorio interessato” e la SottoMisura 16.9 (SM 16.9 “Diversificazione agricola in attività sanitarie, di integrazione sociale, agricoltura per comunità e/o educazione ambientale/alimentare”) del PSR regionale, al fine di implementare rilevanti progetti di housing sociale nelle aree rurali del Lazio.
Stante la particolarità del caso citato all’inizio, con riguardo alle aree rurali mi pare evidente che il recente bando della Regione Lazio sulla Misura 7 è criticabile non solo per il fatto che circoscrive gli interventi di infrastrutturazione per incrementare l’offerta dei servizi di base alla popolazione rurale, appunto, alla sola Misura 7 e non tenti minimamente di ricercare opportune sinergie con la SottoMisura 16.9, ma anche per la scarsa attenzione alle esigenze dei potenziali beneficiari degli interventi.
In questa luce, questo bando rischia di rilevarsi una occasione perduta per i territori, e anche per gli stessi decisori pubblici della Regione, in quanto:
1. in questo modo, i decisori pubblici regionali palesano una scarsa attenzione al dibattito sempre più intenso e interessante su come combinare interventi per sostenere la multifunzionalità del comparto rurale, integrazione di gruppi svantaggiati (in primo luogo immigrati) e rilancio di aree interne e/o marginali; [1]
2. non corrispondono adeguatamente alla crescente esigenza di provvedere un alloggio decoroso, e a condizioni economiche di vantaggio, a favore di diverse categorie di individui fragili che, anche nelle zone rurali, rischiano di perdere un’abitazione o restare a lungo nelle condizioni di senza fissa dimora:
• persone anziane,
• immigrati e richiedenti asilo,
• “nuovi poveri”.
Il primo aspetto da evidenziare è che non necessariamente i problemi degli alloggi e del rischio, per alcuni individui di ritrovarsi senza dimora, sono problemi particolarmente pressanti solo nelle aree urbane. Tali problemi, a causa della durata infinita della “grande depressione del XXI secolo”, sono ormai problemi particolarmente allarmanti anche nelle zone rurali e nelle città intermedie del Lazio.
Il secondo aspetto concerne la disponibilità dei finanziamenti. Molti strumenti della programmazione europea 2014-2020 possono consentire di contrastare, in modo diretto o indiretto, tale problema e tali strumenti, in ampia parte, possono intervenire sia nelle aree urbane, sia in quelle rurali, come evidenzia il prospetto che segue. [2]
Tre considerazioni aggiuntive sui finanziamenti potenzialmente disponibili:
• l’unico fra i Programmi richiamati nel prospetto che presenta dei vincoli territoriali è il PON Città Metropolitane, nell’ambito del quale il tema dell’housing sociale è richiamato, direttamente o indirettamente, nell’azione 3.1.1 “Azioni integrate di contrasto alla povertà abitativa”, nell’azione 3.2.1 “Percorsi di accompagnamento alla casa per le comunità emarginate”, nell’azione 3.2.2 “Servizi a bassa soglia per l’inclusione dei senza dimora o assimilati” e nell’azione 4.1.1. “Realizzazione e recupero di alloggi”, [3]
• nelle aree rurali, a mio modesto parere, si potrà intervenire sul problema in primo luogo combinando le SM 7.7 e 16.9 del PSR Lazio,
• fra i finanziamenti potenzialmente disponibili vanno anche annoverati quelli delle Fondazioni. Una chiara testimonianza dell’attenzione delle Fondazioni per i temi dell’inclusione è fornita, con particolare riferimento al problema discusso in questo post, dal Programma Housing sociale della Fondazione Compagnia San Paolo.
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[1] Questo tema è stato oggetto di un interessante Convegno organizzato congiuntamente dal CREA, dalla Rete Rurale Nazionale e dall’Università della Calabria, che si è tenuto a Rende il 16 giugno scorso, dal titolo “Migrazioni, agricoltura e inclusione sociale”.
[2] Questo breve contributo – naturale seguito del post del 10 gennaio 2017 “La Sottomisura 7.7 del PSR Lazio: alcuni suggerimenti per farla diventare un leva di innovazione sociale” – muove dal recente bando della Misura 7 del PSR Lazio e dal mio personale interesse per il tema dell’integrazione e della valorizzazione degli immigrati nelle aree interne del nostro paese, a fronte dei rischi di spopolamento e di ulteriore arretramento socio-economico di queste.
Un esempio lampante di questo è la lungimirante strategia del Comune di Riace in Calabria. Tale esperienza ha dimostrato come in piccoli borghi nelle aree interne, l’abbattimento di pregiudizi sociali e la fornitura di alloggi nei centri storici e di occasioni di lavoro a migranti e rifugiati può consentire di bloccare il fenomeno dello spopolamento e di contrastare il declino dell’economia locale.
Un altro interessante progetto di housing sociale, sovente richiamato nel dibattito, è il progetto Casa Pina.
Il progetto Casa Pina prende il nome dalla signora Pina che per anni si è dedicata all’accoglienza di migranti presso la sua casa di Alba (in provincia di Cuneo). La signora Pina ha donato la casa alla Cooperativa Alice affinchè continui ad assicurare l’accoglienza di persone in difficoltà. La descrizione completa del progetto si può trovare sul sito della Cooperativa Alice.
Come si legge sul sito della Cooperativa «[A Casa Pina] si cerca quindi di coniugare il “bisogno di casa” con il “bisogno degli abitanti”, la soluzione abitativa da sola non può costituire la risposta a quella che viene definita vulnerabilità sociale. Casa Pina vuol essere una casa solidale, ma anche un centro di incontro e di scambio, un luogo dove intraprendere un percorso di responsabilizzazione, coinvolgendo più forze in un cammino verso l’integrazione. Un luogo dove sono rispettati i diritti di tutti e che prevede l’assunzione dei doveri da parte di tutti».
L’aspetto particolarmente interessante, aspetto in forza del quale questo progetto è una buona pratica da valorizzare soprattutto nelle zone rurali è che è stato poi realizzato anche il progetto “Un mondo di sapori”, occasione di scambi culturali interetnici fra comunità locale e migranti sul tema del cibo.
[3] Due precisazioni:
• in questo post non vengono trattate alcune linee di finanziamento dei Fondi “a gestione diretta” (fra i quali sarebbe particolarmente utile Employment and Social Innovation – EaSI);
• i vari strumenti di intervento, ovviamente, hanno una potenziale rilevanza diversa a seconda del gruppo target. Progetti di housing sociale che annoverano migranti e richiedenti asilo fra i beneficiari finali potranno essere finanziati in primo luogo con il Programma Nazionale del Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione (PN FAMI) gestito dal Ministero dell’Interno.
Tale Programma non potrà essere utilizzato per progetti di questo tipo inerenti persone anziane e “nuovi poveri”.
[4] Il PON Città Metropolitane prevede interventi nei settori dell’agenda digitale, della mobilità sostenibile, del disagio abitativo e dell‘inclusione sociale (i quattro Assi operativi a cui si aggiunge l’Asse di assistenza tecnica). Esso interessa, appunto, le Città Metropolitane.