In vari post del 2016 inerenti l’approccio LEADER e i nuovi Gruppi di Azione Locale (GAL), ho provato a tratteggiare un processo di empowerment – tecnico e, con i dovuti accorgimenti, anche politico-istituzionale – per i nuovi GAL. Tale processo di empowerment, in ampia parte, sarà il portato della effettiva volontà dei nuovi GAL (e degli Enti pubblici e privati che aderiscono alla loro base associativa) di accreditarsi come perno di nuovi sistemi di governo locali
In questi nuovi sistemi di governo locale, essi dovrebbero svolgere un ruolo autonomo e propositivo di agenzia di sviluppo locale che sa indirizzare (e poi gestire) le linee di sviluppo strutturale dell’area geografica interessata dai Piani di Sviluppo Locale (PSL) – ex approccio LEADER – approvati dalla Regione Lazio (andando oltre la missione istituzionale di Organismo Intermedio selezionato dalla Regione per gestire le operazioni dei PSL finanziate nell’ambito della Misura 19 del Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020 e, progressivamente, andando oltre anche il novero limitato di interventi previsti dai PSL e formulando nuovi progetti di sviluppo strutturale).
A mio modesto avviso, affinchè si realizzi effettivamente questo processo di empowerment, è cruciale che i nuovi GAL del Lazio partecipino attivamente, con proposte anche innovative, al dibattito sul futuro della PAC post 2020 di cui ho parlato nel precedente post “Il dibattito sulla riforma della PAC post 2020” del 10 aprile scorso.
Certamente la fase di stallo amministrativo seguita alla selezione dei nuovi GAL 2014-2020 e dei loro PSL non è un buon viatico per il percorso di empowerment dei GAL laziali. Infatti, il primo effetto immediato è che i GAL, a questo punto, non hanno modo di partecipare alla consultazione aperta della Commissione che scade il prossimo 2 maggio.
Vanno comunque rimarcati due aspetti:
• il processo di consultazione in corso sulla PAC post 2020 è solo il primo passo di un percorso alquanto lungo che, de facto, si chiuderà con l’approvazione definitiva dei nuovi Regolamenti sulla PAC;
• il 2017 è anche l’anno del negoziato e, entro fine anno, dell’approvazione del cosiddetto “Regolamento Omnibus”, ossia la revisione di medio termine della PAC 2014-2020, la cui data di entrata in vigore è fissata al 1° gennaio 2018. Anche questo negoziato, tuttora aperto, offre l’opportunità ai nuovi GAL di incidere – direttamente o indirettamente – sul processo decisionale comunitario ai massimi livelli.
Il prospetto che segue, ripreso da un pregevole contributo di Angelo Frascarelli pubblicato sulla rivista on line AgriRegioniEuropa, evidenzia come vi siano ampiamente i tempi per partecipare al dibattito sulla revisione di medio termine della PAC 2014-2020 e a quello sulla PAC post 2020 anche per i nuovi GAL del Lazio, malgrado la fase di impasse iniziale.
Tabella 1 – Le tappe del negoziato sul Regolamento Omnibus e sulla PAC post 2020
Fonte: Frascarelli (2017)
I motivi per i quali la partecipazione al negoziato sulla revisione di medio termine della PAC 2014-2020 e sulla struttura logica e sugli obiettivi strategici della PAC post 2020 dovrebbe essere delegata ai GAL e non dovrebbe essere gestita direttamente dai Comuni ed altri Enti Locali sono sostanzialmente tre:
• i dirigenti e lo staff tecnico-amministrativo dei nuovi GAL si presuppone abbiano maggiori competenze rispetto a Comuni ed altri Enti Locali per quanto concerne struttura, obiettivi strategici e linee di finanziamento della PAC. In linea di principio, lo staff dei GAL dovrebbe parimenti avere skills più rilevanti per quanto riguarda il processo legislativo comunitario e le più congruenti azioni di lobbying;
• i GAL, nel Lazio e non solo, alla luce del rischio di una sorta di vuoto di governo delle “aree vaste” intermedie fra i Comuni e l’Ente Regione quando sarà concluso il processo già tracciato di abolizione definitiva delle Province, potrebbero costituire un ente intermedio “di secondo livello” in grado di fare le veci di un Ente Provincia sempre più debole (almeno per quel che concerne la gestione di azioni di strutturali di sviluppo per delle aree vaste). I GAL, infatti, proprio in virtù di quanto previsto dai regolamenti comunitari per il loro mandato, gestiscono degli interventi di sviluppo su aree vaste più o meno omogenee;
• i GAL, una volta che si supererà l’impasse amministrativa e le loro attività tecnico-amministrative entreranno a regime, dovrebbero essere meno soggetti a quei ritardi amministrativi “esogeni” che, com’è noto, sono comportati sistematicamente dalle elezioni amministrative (non va dimenticato, infatti, che giugno ci sono le elezioni amministrative locali e all’inizio del 2018 ci saranno le elezioni regionali). Gli Organismi Intermedi – quali sono i GAL – in genere risultano meno condizionati degli Enti Locali dai ritardi amministrativi “esogeni” comportati dalle tornate elettorali.
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[1] Cfr. Frascarelli A.; Il Regolamento Omnibus e la PAC post 2020: cosa attenderci?, AgriRegioniEuropa, anno 13 n. 48, Marzo 2017.
[2] Si noti che una delega di natura tecnica così importante, implica poi anche degli effetti politici e sull’autonomia dei GAL rimarchevoli, in quanto essi, de facto, vengono accreditati di una significativa funzione di rappresentanza degli interessi economici dell’area geografica coperta dai GAL.