La “mappatura” dei fondi europei, come ricordato negli ultimi due post, consiste semplicemente in una serie di “riclassificazioni” funzionali dei vari strumenti di finanziamento dell’UE, riclassificazioni che consentono di capire meglio come questi abbiano tutti una ben definita relazione con gli orientamenti di policy dell’UE e, di riflesso, abbiano una puntuale collocazione nel complesso sistema di finanza pubblica dell’UE.
La mappatura degli strumenti finanziari dell’UE, come presentato in maniera stilizzata nel prospetto che segue, si può operare sulla base alcuni parametri cruciali:
• Tipologia dei fondi (modalità di erogazione dei fondi, indicate, anche nel regolamento finanziario, come “operazioni di spesa”);
• Modalità di gestione (“metodo di esecuzione” del bilancio);
• Enti erogatori (enti preposti alla gestione);
• Ambito di policy (tipo di politiche pubbliche finanziate o settori economici di intervento);
• Soggetti beneficiari (coloro che riceveranno e gestiranno i fondi);
• Destinatari finali (“gruppo target”). [1]
Questi termini di riferimento, insieme ad alcuni criteri di selezione particolarmente rilevanti, riportati sempre negli avvisi di finanziamento, come ricordato nel post del 10 febbraio scorso, sono essenziali per:
• eseguire in modo adeguato la mappatura dei fondi dell’UE che servono davvero alla nostra organizzazione e poi, a seguire, elaborare anche la matrice di finanziabilità della nostra organizzazione;
• valutare se sia il caso o meno di avanzare delle proposte progettuali a fronte di determinati avvisi di finanziamento (si tratta di verificare – tramite l’analisi dei vincoli “interni” ed “esterni” – se la nostra organizzazione è in grado di presentare una proposta di progetto “competitiva” ed anche di valutare prima se l’organizzazione riuscirà poi a gestire il progetto senza rischiare di incorrere in forme di born-out organizzativo e in fasi di stress finanziario).
Alla luce delle considerazioni sviluppate nei precedenti due post, penso di poter indicare cinque elementi fondamentali di un buon approccio strategico ai fondi dell’UE:
• realizzare una adeguata mappatura dei fondi europei;
• elaborare la matrice di finanziabilità della nostra organizzazione; [2]
• a fronte del framework generale di un dato strumento finanziario dell’UE e, a maggior ragione, a fronte di obiettivi e criteri di ammissione/valutazione delle candidature riportati nei singoli avvisi di finanziamento, effettuare una umile e realistica analisi dei vincoli “interni” ed “esterni” (vincoli che potrebbero risultare così stringenti da pregiudicare l’accesso alle sovvenzioni pubbliche e/o, qualora il progetto candidato venga ammesso a beneficio, rendere molto difficoltosa la gestione complessiva del progetto);
• tenere conto, in sede di formulazione della proposta progettuale, dei desiderata e degli obiettivi fissati dall’ente finanziatore (nel caso di enti istituzionali, siano essi l’UE o altri, tenere assolutamente conto di linee strategiche di policy di questi e di come vengono declinate nei singoli avvisi di finanziamento); [3]
• eseguire in via continuativa e in modo accurato le attività di networking con altri potenziali partner e quelle di lobbying, sia presso gli enti – istituzionali e non – finanziatori, sia presso altri potenziali “facilitatori” dell’accesso ai contributi pubblici (nel gergo dei fundraiser si parla di operatori “gate-keepers”).
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[1] A titolo di completezza ricordo ai non addetti ai lavori che:
• i beneficiari dei fondi (quasi sempre delle persone giuridiche nel caso dei fondi “tematici” o fondi “diretti” dell’UE) sono gli operatori che ricevono i fondi dalla Commissione e da altri enti “delegati” alla gestione. I beneficiari li utilizzeranno per implementare i progetti approvati secondo rigidi “principi di buona gestione” (sono gli operatori che ricevono i finanziamenti per il progetto ammesso a beneficio e gestiscono il progetto);
• i destinatari finali sono gli operatori che “ricevono” i benefici del progetto (gruppo target dei progetti ammissibili a beneficio). Possono essere persone fisiche o anche persone giuridiche.
[2] La matrice di finanziabilità è un utile strumento operativo che si può considerare il fulcro dell’approccio strategico ai fondi dell’UE.
Una matrice di finanziabilità si può formulare sia per una data organizzazione, sia per un progetto.
[3] Ciò implica che, se si vuole che la proposta di progetto venga finanziata, si deve delineare un “quadro logico” di obiettivi del progetto e di azioni assolutamente coerenti con gli obiettivi delle politiche pubbliche europee a cui fa riferimento quel dato fondo e/o quel dato avviso di finanziamento.
Questa, come ricordavo nel post del 20.02.2020, è l’essenza del concetto di pertinenza “verticale” (mainstreaming “verticale”).