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Il contributo del Ministero dell’Istruzione al dibattito sull’educazione all’imprenditorialità

Expert entrepreneurs begin with who they are, what they know and whom they know,
and immediately start taking action and interacting with other people
Saras Sarasvathy (2008)

Introduzione

I progetti di educazione all’imprenditorialità, come ho rimarcato nei precedenti articoli, dovrebbero essere orientati non tanto a formare dei potenziali “manager” e a presentare le modalità di creazione di impresa (quasi queste fossero degli esperimenti da ripetere sempre in un certo modo), quanto a sviluppare nei beneficiari una mentalità imprenditoriale.
I contenuti di questi progetti, peraltro, andrebbero adeguatamente differenziati a seconda dei possibili “gruppi target”, come ho argomentato nel precedente post del 10 gennaio. A mio parere, non ha molto senso proporre per degli adolescenti delle classi seconde o terze della scuola secondaria di I grado delle attività di educazione all’imprenditorialità con la finalità ultima di formulare e simulare i processi di creazione di impresa. L’educazione all’imprenditorialità rivolta ai giovani in età adolescenziale andrebbe considerata come uno strumento per migliorare la loro capacità di assumersi responsabilità, affrontare decisioni complesse e sviluppare una mentalità proattiva ed aperta al rischio.

In vista della formulazione degli interventi finanziati dal “nuovo” Fondo Sociale Europeo Plus (FSE Plus) nel periodo 2021-2027 servirebbe una riflessione più approfondita sui progetti di educazione all’imprenditorialità realizzati all’interno di scuole secondarie di I grado e di II grado. Questo a causa del fatto che in Italia si tende un po’ troppo a considerarli alla stregua di percorsi di sostegno (percorsi formativi) per la creazione di impresa. Infatti, si tende a vedere nei progetti di educazione all’imprenditorialità delle iniziative formative volte a dotare i beneficiari di capacità manageriali e altre competenze utili per creare e gestire un’impresa.

Alcuni documenti di policy e alcuni avvisi di finanziamento del Ministero dell’Istruzione che indirizzano il dibattito sull’educazione all’imprenditorialità

Preme evidenziare che positivi segnali di una maggiore attenzione alle molteplici dimensioni dell’educazione all’imprenditorialità sono arrivati autorevolmente dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) nel 2018 e nel 2019.
Il MIUR, infatti, nel marzo 2018 ha licenziato una serie di proposte in merito ai contenuti e alle attività di educazione all’imprenditorialità, in linea generale condivisibili, nel c.d. “Sillabo” (Circolare Prot. N. 4244 del 13.03.2018 – “Educazione all’imprenditorialità. Sillabo per la scuola secondaria di secondo grado).
Il “Sillabo” «contiene le indicazioni sui temi propedeutici all’introduzione strutturale dell’educazione all’imprenditorialità nella scuola secondaria di secondo grado» (v. p. 1). I temi individuati sono:
• Forme e opportunità del fare impresa.
• La generazione dell’idea, il contesto e i bisogni sociali.
• Dall’idea all’impresa: risorse e competenze.
• L’impresa in azione: confrontarsi con il mercato.
• Cittadinanza economica.

Molto significativo per contenuti e orientamenti è anche l’Avviso di finanziamento Prot. 26502 del 6.08.2019 “per la realizzazione di progetti volti al contrasto del rischio di fallimento formativo precoce e di povertà educativa”.
L’Avviso in questione è attuativo dell’Azione 10.2.2 del Programma Operativo Nazionale “Per la scuola – Competenza e ambienti per l’apprendimento” 2014-2020 (PON “Per la scuola” 2014-2020) e nell’Allegato fornisce delle indicazioni in merito ai possibili contenuti che fanno riferimento, fra l’altro, all’ambito delle competenze imprenditoriali. L’Allegato all’avviso indica tre possibili aree tematiche per i progetti da candidare, nei quali includere inter alia azioni volte ad equipaggiare i discenti  con  competenze utili per avviare attività imprenditoriali:
• laboratorio “Dall’idea all’impresa: risorse e competenze”;
• laboratorio “L’impresa in azione: confrontarsi con il mercato”;
• laboratorio di “Cittadinanza economica”.

A titolo di completezza ricordo anche l’Avviso di finanziamento del Ministero sull’educazione imprenditorialità del 2017.
L’Avviso Prot. N. 2775 dell’8.03.2017 sull’educazione all’imprenditorialità (attuativo dell’Azione 10.2.5 “Azioni volte allo sviluppo delle competenze trasversali con particolare attenzione a quelle volte alla diffusione della cultura d’impresa” del PON) rimarca che «puntare sull’educazione all’imprenditorialità significa offrire alla comunità studentesca gli strumenti per sviluppare un approccio proattivo e le competenze affinché questo possa tradursi in percorsi di crescita individuali e collettivi. Sviluppare l’autonomia e lo spirito d’iniziativa delle studentesse e degli studenti rappresenta una dimensione fondamentale nel loro percorso di crescita e per le loro prospettive lavorative future».

Alcuni limiti del contributo del Ministero dell’Istruzione al dibattito sull’educazione all’imprenditorialità

Fotografia ex Pixabay

Fotografia ex Pixabay

Il “Sillabo” e gli avvisi di finanziamento del PON Per la scuola appena richiamati segnano certamente un passo in avanti nel dibattito sui progetti di educazione all’imprenditorialità nelle scuole, ma anche in questi documenti emerge la bias a vedere in questi progetti dei percorsi formativi per introdurre i discenti ad obiettivi e modalità del “fare impresa”.
Non vi è alcun riferimento alla necessità di fornire adeguate conoscenze ai discenti su:
• quali siano i tratti caratteriali e comportamentali degli imprenditori;
• quali siano soft skills e attitudini che gli imprenditori debbono avere e/o sviluppare;
• la necessità di sviluppare nei giovani discenti competenze di rilievo inerenti alla capacità di lettura dei problemi (problem setting); alla capacità di formulazione di pertinenti soluzioni (problem solving) e, non ultimo, allo sviluppo di creatività e propensione all’innovazione e al rischio. [2]

In estrema sintesi il Ministero concorre ad elevare il livello di attenzione e la qualità del dibattito sul tema dell’educazione all’imprenditorialità, ma sfortunatamente tiene ben poco conto delle indicazioni della nuova Raccomandazione sulle “competenze chiave per l’apprendimento permanente”, rilasciata il 22 maggio 2018 dal Consiglio dell’Unione Europea. La Raccomandazione inserisce fra le otto competenze-chiave anche la “competenza imprenditoriale”, definendola quale «capacità di agire sulla base di idee e opportunità e di trasformarle in valori per gli altri». In questo documento strategico vengono puntualizzati alcuni aspetti che dovrebbero essere oggetto di una più attenta riflessione sia presso il Ministero, sia presso le scuole:
• la “competenza imprenditoriale” «si fonda sulla creatività, sul pensiero critico e sulla risoluzione di problemi, sull’iniziativa e sulla perseveranza, nonché sulla capacità di lavorare in modalità collaborativa al fine di programmare e gestire progetti che hanno un valore culturale, sociale o finanziario»;
• «le capacità imprenditoriali si fondano sulla creatività, che comprende immaginazione, pensiero strategico e risoluzione dei problemi, nonché riflessione critica e costruttiva in un contesto di innovazione e di processi creativi in evoluzione. Comprendono la capacità di lavorare sia individualmente sia in modalità collaborativa in gruppo, di mobilitare risorse (umane e materiali) e di mantenere il ritmo dell’attività. Vi rientra la capacità di assumere decisioni finanziarie relative a costi e valori. È essenziale la capacità di comunicare e negoziare efficacemente con gli altri e di saper gestire l’incertezza, l’ambiguità e il rischio in quanto fattori rientranti nell’assunzione di decisioni informate».

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[1] Sarasvathy S.D. (2008); Effectuation: Elements of Entrepreneurial Expertise; Routledge: Cheltenham, U.K.
Si vedano anche i seguenti contributi: Sarasvathy S.D. (2005); What Makes Entrepreneurs Entrepreneurial?; Harvard Business Review; September 2005; Sarasvathy S.D. et al. (2010); Effectual Entrepreneurship; Routledge, New York
[2] Si tratta di competenze che vanno ben oltre lo sviluppo della propensione all’imprenditorialità e alla creazione di impresa, essendo utili in qualsiasi fase della vita e quale che sia l’impiego di un individuo. Non a caso l’OCSE nel 2018 ha rilasciato un policy paper – “Education 2030 – in cui viene ampiamente rimarcata l’importanza di sviluppare tutta una serie di competenze trasversali che agiscono da fattori catalizzatori di “conoscenze” e skills (elemento centrale dell’analisi è il ‘learning framework 2030’ che individua tre grandi aree di conoscenze/competenze da sviluppare: conoscenza; skills; e “attitudini e valori”). Il policy paper rimarca che «students will need to apply their knowledge in unknown and evolving circumstances. For this, they will need a broad range of skills, including cognitive and meta-cognitive skills (e.g. critical thinking, creative thinking, learning to learn and self-regulation); social and emotional skills (e.g. empathy, self-efficacy and collaboration); and practical and physical skills (e.g. using new information and communication technology devices). The use of this broader range of knowledge and skills will be mediated by attitudes and values (e.g. motivation, trust, respect for diversity and virtue). The attitudes and values can be observed at personal, local, societal and global levels». OECD (2018); The future of education and skills. Education 2030; OECD Publishing, Paris, p. 5.
[3] Le riflessioni della nuova Raccomandazione sulle “competenze chiave per l’apprendimento permanente” in merito alla “competenza imprenditoriale” tengono ampiamente conto delle indicazioni di uno studio davvero interessante condotto dal Joint Research Centre della Commissione Europea su mandato della Direzione Generale Occupazione, Affari sociali e Inclusione: EntreComp: The Entrepreneurship Competence Framework (2016).

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