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Il FEIS e altre piattaforme di investimento miste per l’attuazione dell’agenda digitale

All’inizio del 2017 ho dedicato alcuni post agli strumenti di finanziamento dell’UE per l’attuazione della c.d. agenda digitale.
Il 19 ottobre scorso la Commissione ha annunciato sul suo vastissimo portale web che l’attuazione del Fondo Europeo per gli Investimenti Strategici (FEIS), che costituisce il I pilastro del “piano Juncker” per il rilancio degli investimenti in Europa – varato nel novembre 2014 – a livello di attuazione e leva finanziaria sta producendo risultati in linea con gli ambiziosi obiettivi fissati nella sua versione iniziale.
Ricordo brevemente che il Piano europeo per gli investimenti (più noto, appunto, come “piano Juncker” dal nome dell’attuale presidente della Commissione che, di questo piano, ha fatto il nodo nevralgico del suo mandato) è suddiviso in tre pilastri. [1]
Il primo è costituito dal FEIS che si articola in due sezioni:
• la “sezione infrastrutture e innovazione” (“Infrastructure and Innovation Window”), a cui era stata assegnata una dotazione iniziale di finanza pubblica europea di 16 miliardi di Euro direttamente rinveniente dal bilancio dell’UE;
• la “sezione PMI” (“SMEs Window”), avente una dotazione iniziale di finanza pubblica di 5 miliardi di Euro resi disponibili dalla Banca Europea per gli Investimenti (BEI).

A fronte di una dotazione di finanza pubblica alquanto modesta, veniva stimato un effetto leva così alto da prevedere di mobilitare almeno 315 miliardi di euro di investimenti aggiuntivi nel triennio 2015-2017.

Il comunicato della Commissione del 19 ottobre è stata per me un po’ come la sveglia la mattina. Ho finalmente iniziato a prendere pienamente contezza che quando si parla di strumenti di finanziamento per l’attuazione dell’agenda digitale, non ci si può solamente fermare ai fondi “diretti” dell’UE e ai fondi “a gestione concorrente”. Vanno presi in considerazione anche e soprattutto quegli strumenti in cui il contributo pubblico della UE è solamente il volano per l’attivazione di investimenti privati, secondo logiche ampiamente consolidatesi, sin dall’inizio degli anni Novanta, con la finanza di progetto, ossia:
• gli strumenti finanziari dell’UE (indicati in gergo anche come “strumenti di ingegneria finanziaria”), valorizzati dall’UE sia nell’ambito di diversi fondi “diretti” (in primo luogo all’interno di Horizon 2020 e di COSME), sia nell’ambito dei Fondi SIE (si veda il Titolo IV “Strumenti finanziari” del regolamento generale sui Fondi SIE);
• il FEIS che, di fatto, attiva degli strumenti del tutto assimilabili agli strumenti finanziari nel caso della “SMEs Window” e degli investimenti di infrastrutturazione materiale e immateriale finanziati secondo logiche proprie della “finanza di progetto” nel caso della “Infrastructure Window”);
• il Connecting Europe Broadband Fund, piattaforma di investimento pubblico privata che è un di cui della “Infrastructure Window” del FEIS, attivata nell’anno in corso a seguito dell’accordo fra Commissione e BEI del 12 dicembre 2016. Come si evince dalla Figura 1, a livello nazionale opera anche la Piattaforma Grandi Infrastrutture, anch’essa riconducibile al FEIS ed attuata in forza di un accordo fra la BEI e l’Istituto Nazionale di Promozione Cassa Depositi e Prestiti). [4]

Figura 1 – FEIS e altre piattaforme di investimento miste per l’attuazione dell’agenda digitaleSiccome mi dicono sovente dalla regia che i miei post sono sempre un po’ troppo lunghi, oggi propongo solamente un articolo introduttivo e faccio ammenda per aver trascurato di presentare anche il FEIS in precedenti post e/o in documenti di lavoro del Centro Studi Funds for Reforms Lab.
Avendo diffusamente trattato in precedenza le linee di finanziamento attivate all’interno dei vari Fondi SIE per implementare l’agenda digitale italiana, mi riservo di presentare con maggiore dovizia di particolari tutti i Fondi diretti dell’UE che sostengono la digitalizzazione dell’economia europea e la diffusione anche della rete 5G negli articoli dei prossimi mesi. Nel prossimo post del 10 novembre presenterò in modo molto più completo il FEIS. [5]

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Immagine ex Pixabay

Immagine ex Pixabay

[1] I tre pilastri del “piano Juncker” varato il 26 novembre 2014 sono:
• il FEIS, garantito con fondi pubblici, per mobilitare almeno 315 miliardi di euro di investimenti aggiuntivi nel triennio 2015-2017;
• un portale dei progetti europei che fornisce informazioni pertinenti su questi progetti e dovrebbe favorire l’attrazione di capitali di investimento privati, sostenuta da un programma di assistenza;
• un programma di semplificazione normativa ed amministrativa per rendere l’Europa più attraente per gli investimenti.
Presenterò più diffusamente il FEIS – in Inglese European Funds for Strategici Investment (EFSI) – nel prossimo post del 10 novembre.
[2] La dotazione finanziaria di ambedue le sezioni (“windows”) del FEIS è stata poi aumentata a seguito delle decisioni del Consiglio dei ministri finanziari del 6 dicembre 2016 e del Consiglio Europeo del 15 dicembre 2016 sul prolungamento temporale del FEIS e, appunto, sull’aumento della sua capacità finanziaria.
[3] Sui finanziamenti per attuare il paradigma “open government” si veda: Bonetti A., Politiche pubbliche e finanziamenti per la PA digitale, Centro Studi Funds for Reforms Lab, PolicyBrief N. 1/2017, aprile 2017. Il 31.05.2017 è stato varato il Piano Triennale per l’Informatica nella PA 2017-2019.
[4] Ciò che ho trascurato in precedenza, in particolare, è l’effetto di generazione di altre piattaforme di investimento pubblico – private che il FEIS sta dimostrando, grazie all’esperienza sia degli esperti della BEI sia di quelli degli Istituti di Promozione Nazionale. In Italia la Cassa Depositi e Prestiti ha attivato altri strumenti di finanziamento pubblico – private che seguono la logica del FEIS sia a favore dell’innovazione e del trasferimento tecnologico, sia per la realizzazione di infrastrutture materiali e immateriali.
[5] Avrò il piacere di presentare i molteplici strumenti di finanziamento dell’UE per sostenere la digitalizzazione della PA – fra i quali hanno un ruolo particolarmente importante la sezione “telecomunicazion” dello strumento Connecting Europe Facility e il Programma ISA2 – nel corso del Seminario del CEIDAAgenda digitale e “open government”: quadro strategico e finanziamenti pubblici (Roma, 21 e 22 novembre p.v.)

 

 

 

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