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Il Programma dell’UE Active and Assisted Living: fissata al 24 agosto la scadenza del bando 2020

La tendenza all’invecchiamento della popolazione e il Programma Active and Assisted Living

In questo terribile 2020 la pandemia di COVID-19, a livello di dibattito sulle politiche pubbliche, ha riportato al centro dell’attenzione due elementi non sempre debitamente considerati:

  • l’importanza per la qualità della vita di avanzate strutture sanitarie e di una rete efficace di servizi socio-assistenziali, distribuiti in modo capillare sul territorio;
  • le molteplici conseguenze di una sempre più marcata tendenza all’invecchiamento della popolazione sulla domanda di servizi di cura, alla luce della maggiore fragilità psico-fisica e sociale delle persone più anziane.

Il fenomeno dell’invecchiamento della popolazione interessa in maniera sempre più evidente i Paesi europei e dovrebbe far riflettere maggiormente sui mutamenti strutturali nella domanda dei servizi – di cura e non solo – che il fenomeno comporta, così come sulla necessità di rivedere le politiche socio-assistenziali a favore di una fascia della popolazione oggettivamente più fragile, sia a livello sanitario, sia in termini di rischi di emarginazione sociale.

Tradizionalmente, l’invecchiamento della popolazione è associato a fenomeni economici negativi:

  • l’aumento della spesa pubblica per servizi sanitari e altri servizi socio-assistenziali;
  • l’aumento del debito pensionistico (maggiore pressione sul sistema pensionistico e sulle finanze pubbliche);
  • flessione dei consumi, in particolare di beni manifatturieri.

Ancora oggi in Italia, il fenomeno, in particolare nel dibattito politico, è associato soprattutto alle conseguenze negative in termini di pressione sul sistema pensionistico e sulla già precaria stabilità dei Conti Pubblici.

A livello europeo, invece, la questione dell’invecchiamento della popolazione è vista sempre più come una opportunità, piuttosto che come un problema.

La domanda di servizi delle “pantere d’argento” è considerata, infatti, un poderoso fattore di spinta di processi di innovazione tecnologica e sociale e dell’apertura di nuovi mercati. L’aumento della domanda di servizi di cura alla persona e di servizi sanitari da parte delle persone più anziane, negli anni recenti, sta stimolando innovative applicazioni dell’ICT, dell’Internet of Things e della stessa “intelligenza artificiale”, ossia di quelle che sono le traiettorie tecnologiche che, nella fase attuale, stanno aprendo nuovi mercati ad elevato valore aggiunto nell’economia mondiale (la Commissione Europea in diversi contributi parla apertamente di “silver economy”).

Negli anni recenti la Commissione ha attivato diverse Iniziative e linee di finanziamento volte a supportare il consolidamento della “dimensione ICT” della “silver economy”, proprio per il fatto che è portatrice sia di innovazioni tecnologiche, sia di innovazioni sociali.

In questa prospettiva, il Programma principale dell’UE è certamente Active and Assisted Living (che era stato lanciato nel 2008 come Iniziativa Ambient and Assisted Living).

Active and Assisted Living (AAL), infatti, ha la missione di “migliorare la qualità della vita delle persone anziane, individuando nuove soluzioni ai loro problemi basate su dispositivi e nuovi servizi dell’Information and Communication Technologies – ICT”.

Questo Programma, in questa luce, si lega anche all’attuazione della c.d. “agenda digitale europea”, in quanto è volto, appunto, a creare nuovi prodotti basati sull’ICT, nuove soluzioni ai problemi delle persone anziane e nuovi servizi che possono migliorarne l’autonomia funzionale e la qualità della vita. Lo slogan, infatti, è stato a lungo “ICT for ageing well” ed è stato recentemente modificato in “Ageing well in a digital world”. [1]

In scadenza il bando 2020 del Programma Active and Assisted Living

Immagine ex Pixabay

Immagine ex Pixabay

Il Programma è attuato tramite “call for proposals” (“challenges”) annuali che, generalmente, vengono pubblicate nel mese di febbraio.

Le “challenges” corrispondono alle sfide che deve affrontare una società soggetta a un forte invecchiamento della popolazione e, di conseguenza, a un forte mutamento della domanda di servizi di welfare pubblici e privati.

La “challenge” del bando 2020 “Healthy ageing with the support of digital solutions ha rimarcato, in tempi non sospetti (era stata pubblicata il 3.02.2020, la stringenza di problemi che sono stati resi terribilmente manifesti dalla diffusione del COVID-19 e dalla forte pressione sui sistemi sanitari che ne è scaturita.

A pagina 5 della call, infatti, si legge che “i sistemi sanitari e di cura, nazionali e regionali, sono sempre di più sotto pressione a causa dei cambiamenti demografici, della carenza di operatori sanitari e socio-assistenziali qualificati e della crescente domanda di servizi di cura. […]. Il bando, quindi, è focalizzato sulla promozione di un approccio olistico di lungo termine (“life course approach”) alla questione della tutela della salute e del ben-essere di persone sempre più anziane (e anche di persone in fase di transizione in età più avanzata, quali quelle che si ritirano dal lavoro). Le soluzioni dovrebbero essere focalizzate, in particolare, sui beneficiari finali, anche quelli secondari e terziari (persone più anziane, loro familiari e care-givers, enti pubblici e privati che forniscono servizi di cura) e dovrebbero sostenere approcci innovativi che valorizzano ampiamente nuovi prodotti e servizi digitali (ICT based solutions)”.

Tali soluzioni potranno essere sviluppate tramite due tipologie di progetti:

  • progetti collaborativi (tradizionali). Tali progetti dovrebbero essere caratterizzati dai seguenti obiettivi: (i) sviluppare “ICT-based solutions” per far fronte a vecchi e nuovi bisogni di persone sempre più anziane; (ii) contribuire alla creazione e allo sviluppo di un autentico ecosistema a supporto dell’invecchiamento attivo e in buone condizioni di salute delle persone più anziane; [2]
  • progetti collaborativi “su piccola scala”, che, rispetto a quelli convenzionali, avranno una durata inferiore (fra i 6 e i 9 mesi); un budget più modesto (con un cofinanziamento al più di 3000.000 Euro) e saranno caratterizzati maggiormente da un approccio sperimentale (“progetti-pilota”).

A causa della pandemia di COVID-19, è stata fatta slittare al prossimo 24 agosto (rispetto al 22 maggio previsto inizialmente) la scadenza del bando 2020. [3]

*************

[1] Il Programma Active and Assisted Living (AAL), o se si preferisce l’Iniziativa AAL, sotto il profilo giuridico, è un Programma congiunto dell’UE, ossia un particolare Programma che non interessa tutti gli Stati Membri ed è basato sull’art. 185 del Trattato sul Funzionamento dell’UE (TFUE), che dispone che “l’Unione può prevedere, di intesa con gli Stati Membri interessati, la partecipazione a programmi di ricerca e sviluppo avviati da più Stati Membri, compresa la partecipazione alle strutture instaurate per l’esecuzione di tali programmi”.

Questo significa, concretamente, che AAL è un Programma parte di Horizon 2020, in quanto è una delle possibili modalità di attuazione dei Programmi quadro di ricerca pluriennali dell’UE, che sono disciplinati nel TFUE dagli articoli 182-188.

Gli Stati Membri (SM) interessati ad AAL aderiscono all’associazione AAL, che è un’associazione non profit internazionale, legalmente riconosciuta in Belgio. Tale associazione coordina il Programma e alimenta il c.d. “AAL Forum”, ma non è propriamente un ente gestore dei finanziamenti, in quanto può solamente sollecitare i pagamenti da parte dei “coordinatori nazionali” che, di fatto, sono i veri enti gestori. L’accordo fra gli SM che partecipano al Programma, infatti, è che finanziamenti e selezione dei progetti sono gestiti autonomamente da ciascun Stato secondo direttrici strategiche e regole di selezione stabilite a livello nazionale.

[2] Le call for proposals annuali hanno fin qui affrontato problematiche specifiche e hanno finanziato progetti collaborativi. Tutte le call, peraltro, hanno sempre rimarcato l’importanza di un forte coinvolgimento degli utenti finali – anche quelli secondari e terziari – e di altri importanti stakeholder nella individuazione delle possibili soluzioni e nella formulazione dei progetti.  Tutti i progetti, inoltre, devono essere funzionali alla creazione di nuovi mercati (per i prodotti e le soluzioni digitali sviluppati) e alla crescita di PMI innovative (fra i soggetti eleggibili a finanziamento, infatti, vengono annoverati organismi di ricerca, grandi imprese e PMI). In merito, si ricordi che l’allegato 1 della Decisione N. 554/2014 di approvazione della partecipazione dell’UE a tale Programma, inerente agli “obiettivi”, specifica che esso “crea un ambiente propizio alla partecipazione delle PMI”.

La “portata industriale” di questa Iniziativa è dimostrata dall’elevata dimensione media dei progetti ammessi a beneficio: le call richiedono, in genere, progetti che si aggirino sui 5 Milioni di Euro.

[3] Quest’anno la call, che è stata lanciata il 3 febbraio scorso, ha un budget indicativo di poco superiore ai 24 Milioni di Euro.

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