La programmazione 2014-2020 dei fondi europei nel Lazio: il piano di lavoro per il 2015
La Regione Lazio, il 24 giugno u.s., ha avviato formalmente la programmazione 2014-2020 dei fondi europei, con un workshop di una giornata – “Con l’Europa, il Lazio diventa più forte” – volto a presentare i principali programmi regionali, ossia POR FESR, POR FSE e Programma di Sviluppo Rurale finanziato dal FEASR [1].
Nella mattinata si è tenuta una sessione plenaria di presentazione generale sui Fondi Strutturali e di Investimento Europeo (Fondi SIE) disponibili in Italia per la programmazione 2014-2020.
Nel pomeriggio si sono tenute tre sessioni parallele, incentrate su:
• il POR FESR, che è stato approvato il 12 febbraio di quest’anno,
• il POR FSE, che è stato approvato il 17 dicembre 2014,
• il PSR FEASR per il quale il negoziato con la Commissione è ancora in corso di chiusura.
Nel corso delle sessioni pomeridiane, dirigenti della Regione e di strutture di missione regionali, avvalendosi del prezioso lavoro preparatorio degli esperti di Lazio Innova, hanno fornito un quadro dettagliato ed alquanto chiaro sugli avvisi pubblici di finanziamento – a valere sia dei Fondi SIE sia di finanza pubblica regionale – già lanciati e ancora aperti e su quelli che verranno pubblicati fino al termine dell’anno. Nella chiara presentazione di contenuti e procedure attuative degli avvisi di finanziamento che verranno emanati – raccolti nel documento “Con l’Europa il Lazio diventa più forte. Sintesi degli interventi 2015” – si può ravvisare un primo elemento di merito dell’azione di governo regionale.
Uno dei principi cardine dei Fondi SIE, infatti, è quello della programmazione pluriennale. Questo principio, se esperito in modo corretto e lungimirante, come sta facendo la Regione Lazio, consente di catalizzare l’efficacia delle politiche strutturali di sviluppo e di attrarre nuovi investimenti produttivi dall’esterno, in quanto consente di stabilizzare le aspettative di tutti gli operatori, come avevo già richiamato nel mio post del 20 giugno u.s.
L’ulteriore elemento di merito nitidissimo dell’azione di governo regionale – presentato più diffusamente nel paragrafo che segue – risiede nella coerenza “verticale” della strategia di rilancio economico e di riposizionamento competitivo del Lazio, strategia assolutamente coerente con la strategia europea e, non ultimo, opportunamente in linea con il sistema di multi level governance della politica regionale europea.
La coerenza “verticale” della strategia regionale per il rilancio della competitività
Il sistema di multi level governance che caratterizza la gestione della politica strutturale dell’UE per le aree più deboli – in questo ciclo finanziata con i Fondi SIE – è un sistema finalizzato a ridurre i costi di coordinamento tipici di sistemi di governo poli-centrici. Affinchè questo sia possibile, tutti i livelli di governo devono formulare politiche coerenti con il livello di governo superiore e, al tempo stesso, agire in maniera efficiente, in modo da non caricare l’intero sistema di costi eccessivi.
Come esplicita la figura, tutti i livelli di governo concorrono alla formulazione delle politiche strutturali di sviluppo, del relativo sistema di governo e delle regole giuridiche (nel caso di specie regolamenti e altri strumenti di diritto derivato dell’UE) che vengono applicate “dall’alto verso il basso”.
Tutte le giurisdizioni, poi, nella fase attuativa delle politiche, sono chiamate a concorrere alla realizzazione dei piani operativi e al conseguimento degli obiettivi stabiliti nella fase negoziale [2].
A parere di chi scrive, i commenti che rimarcano dei presunti soprusi dei tecnocrati di Bruxelles nella gestione delle politiche pubbliche europee, sovente, sono fuori luogo sotto il profilo giuridico. La Regione Lazio, avendo piena conoscenza delle regole del sistema di governo e legislativo dell’UE è opportuno che, come sta facendo, applichi strategie per il rilancio della competitività dei territori europei che sono già state decise nella fase negoziale. E’ parimenti opportuno, e anche qui la Regione si sta disimpegnando in modo condivisibile, che sfrutti pienamente i margini che Trattati e norme di diritto derivato dell’UE concedono per un adeguato adattamento del menu degli interventi di sviluppo alle specificità dei contesti territoriali.
L’impianto generale delle politiche strutturali dell’UE per le aree più deboli è criticabile e, a mio modesto avviso, si caratterizza, in questo periodo di programmazione più che nei precedenti, per una eccessiva centralizzazione. Ma questa non è la fase più opportuna per rimettere tutto in gioco. In questa fase tutti i livelli di governo dovrebbero operare di conseguenza alle linee strategiche e alle “regole del gioco” stabilite nei lunghi negoziati istituzionali.
L’elevata coerenza “verticale” della strategia regionale con quella generale dell’UE, peraltro, indirettamente può apportare ulteriori benefici per gli operatori laziali, “avvicinandoli” ai fondi dell’UE “a gestione diretta” (Programmi quali Horizon 2020, Life, Erasmus Plus e altri gestiti dalla Commissione o da sue agenzie delegate, presentati brevemente nella pagina html del sito della DG Budget della Commissione). In altri termini, dal momento che la strategia regionale è fortemente in linea con quella europea, si possono creare più facilmente delle sinergie significative fra finanziamenti “regionali” (o meglio, finanziamenti europei gestiti dalla Regione) e i Programmi “diretti”. Tutti gli operatori laziali, pertanto, potranno avere, più che nel passato, la possibilità di formulare proposte di progetto potenzialmente concorrenziali per l’accesso sia ai finanziamenti “diretti” sia a quelli “regionali”, semplicemente a causa del forte rafforzamento della “concentrazione tematica” dei Fondi SIE.
Non a caso, la Regione Lazio – altro elemento di merito – ha programmato per i prossimi mesi, in collaborazione con l’APRE (punto di contatto nazionale del Programma Horizon 2020), diverse iniziative divulgative inerenti i nuovi programmi di lavoro 2016-2017 di Horizon 2020. Particolarmente significativa è quella del prossimo 11 settembre (“Stato dell’arte, buone prassi e strumenti per l’attuazione d’interventi sinergici tra i Fondi Strutturali e d’investimento Europei e il Programma Horizon 2020“) che è focalizzata sulle sinergie fra le priorità della programmazione regionale e temi/linee di finanziamento incluse nel nuovo programma di lavoro 2016-2017 dei vari Obiettivi Specifici di Horizon 2020.
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[1] I fondi “a gestione concorrente” dell’UE che, in Italia, finanziano le politiche strutturali di sviluppo (politiche regionali dell’UE) sono: 1. Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR), 2. Fondo Sociale Europeo (FSE), 3. Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale (FEASR) e 4. Fondo Europeo per le Attività Marittime e la Pesca (FEAMP).
[2] Si vedano BAGARANI M., BONETTI A. (2005), Politiche regionali e Fondi Strutturali. Programmare nel sistema di governo della UE, Ed. Rubbettino, Soveria Mannelli (CZ); BAGARANI M., BONETTI A. (2012), Evoluzione del sistema di governo delle politiche comunitarie e cambiamenti nella politica regionale nazionale; in BAGARANI M. (a cura di), Il governo delle Regioni e lo sviluppo economico. Limiti e rischi del processo di decentramento comunitario; Edizioni dell’Orso, Alessandria, pp. 7-39; MANZELLA G. (2011), Una politica influente. Vicende, dinamiche e prospettive dell’intervento regionale europeo, Il Mulino, Bologna.