«Ringraziamo Iddio, noi attori,
che abbiamo il privilegio di poter continuare
i nostri giochi d’infanzia fino alla morte,
che nel teatro si replica tutte le sere»
Gigi Proietti (1940 – 2020)
La “missione” 4 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e il quadro delle politiche europee in materia di istruzione e formazione
Nei prossimi mesi il Governo italiano dovrà lavorare alacremente per rafforzare la “pertinenza verticale” dell’intero Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e di ciascuna delle sue sei “missioni” con il quadro di policy europeo. [1]
Come ho argomentato nel precedente post del 20 Ottobre, per migliorare la “missione” 4 “Istruzione, formazione, ricerca e cultura” e rafforzare la coerenza delle azioni/progetti con le direttrici strategiche delle politiche europee per l’istruzione e la formazione professionale il Governo dovrà recepire nel PNRR diverse iniziative strategiche che la Commissione Europea ha varato in materia in questi ultimi mesi, sia per tenere conto di alcuni capisaldi del piano di lavoro 2019-2024 della Commissione – in primis il c.d. “Green Deal europeo” presentato nella Comunicazione COM (2019) 640 del 11.12.2019 – sia per tenere conto degli effetti sul tessuto sociale ed economico-produttivo della pandemia in corso. Fra queste spiccano:
• la “new skill agenda” del 2020 (si veda la Comunicazione COM (2020) 274 “Un’agenda per le competenze per l’Europa per la competitività sostenibile, l’equità sociale e la resilienza” presentata il 1° Luglio 2020); [2]
• il piano di azione per la realizzazione di uno “spazio europeo dell’istruzione” entro il 2025 (si veda la Comunicazione COM (2020) 625 presentata il 30 Settembre u.s.); [3]
• il piano di azione per l’istruzione digitale 2021-2027 (presentato anch’esso il 30 Settembre u.s.). [4]
Queste tre iniziative (e altre lanciate a latere della “new skills agenda” il 1° Luglio u.s.) sono tutte molto importanti (e, per fortuna, caratterizzate da una elevata mutua coerenza), ma certamente la nuova “agenda per le competenze per l’Europa” si distingue per una strategia molto articolata e molto ambiziosa che, necessariamente, dovrà essere il faro dell’articolazione interna della “missione” 4 del PNRR.
Ratio, pilastri e azioni chiave della nuova “agenda per le competenze per l’Europa”
La “new skill agenda” del 2020, rispetto alla precedente del 2016, si caratterizza per il forte accento sulla necessità di adattare le competenze alla transizione digitale (in continuità con l’agenda per le competenze del 2016) ed anche alla transizione verde. [5] Questo in quanto:
• «viviamo in un’epoca di transizioni. La duplice transizione verde e digitale sta rimodellando il nostro modo di vivere, lavorare e interagire» (COM (2020) 274, p. 1) e, si aggiunge qui, ambedue queste transizioni, come è sempre accaduto, da una parte implicano crisi e perdita di occupazione in determinati settori e, dall’altra, creano nuovi mercati, nuovi settori di attività e modificano notevolmente il quadro delle attività professionali prevalenti, il che implica la richiesta di nuove competenze;
• anche per il comparto dell’istruzione e della formazione professionale si deve tenere conto della centralità del “Green Deal europeo” e del concetto cardine di “sostenibilità competitiva” nel piano di lavoro della Commissione von der Leyen per l’intero mandato 2019 – 2024. [5]
La Commissione nella Comunicazione sulla “new skills agenda” del 1° Luglio 2020 rimarca anche che è assolutamente necessario tenere conto degli effetti della pandemia di COVID-19 che:
• sta accelerando la transizione digitale e, al tempo stesso, «ha esacerbato la carenza di competenze digitali già esistente»;
• sta avendo un impatto significativo sulle prospettive occupazionali di molti cittadini europei, in primis giovani e donne.
Per questi motivi la Commissione con la “new skills agenda” ha inteso varare un autentico “cambiamento di paradigma delle competenze” imperniate su cinque pilastri:
• una call to action rivolta a tutti gli stakeholder affinchè si impegnino a rafforzare la valorizzazione di competenze sempre più avanzate negli ecosistemi industriali e nelle catene del valore europee (lo slogan è “lavorare insieme nel quadro di un patto per le competenze”);
• una strategia chiara, articolata in dodici azioni chiave (“flagship actions”) – riportate nella tavola sinottica in Fig. 1 – incentrata sull’idea di fondo che le competenze debbano essere funzionali all’ottenimento di un posto di lavoro (concetto chiave di “competenze per l’occupazione”);
• la promozione di tutti gli strumenti (e la sperimentazione di nuovi, quali le “micro-credenziali“) che aiutino tutte le persone (anche quelle più avanti negli anni) a costruire delle competenze nel corso dell’intera vita (l’apprendimento permanente va considerata la norma);
• il rafforzamento delle varie possibili leve di finanziamento pubbliche e private per sbloccare gli investimenti nelle competenze;
• la determinazione di obiettivi ambiziosi in materia di competenze.
A titolo di completezza, nella tavola sinottica riportata nella Figura 2 si elencano i quattro ambiziosi obiettivi che la Commissione ha stabilito per la nuova “agenda per le competenze” (da raggiungere da qui al 2025) e i relativi indicatori.
Sarebbe ovviamente desiderabile che questi quattro obiettivi (e i relativi indicatori di cui alla Figura 2) venissero integralmente recepiti nell’ambito della “missione” 4 del PNRR ed anche dei nuovi Programmi Operativi – nazionali e regionali – che saranno finanziati dal Fondo Sociale Europeo Plus post 2020.
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[1] La proposta di regolamento sul Dispositivo per la ripresa e la resilienza – il principale strumento del piano strategico dell’UE Next Generation EU – stabilisce nel Titolo III “Piani di ripresa e resilienza” che gli Stati Membri per accedere agli ingenti finanziamenti dovranno presentare i c.d. Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza (PNRR).
Il 16 Settembre u.s. il Governo ha presentato le Linee Guida per la definizione del PNRR (#NextGenerationItalia).
Le Linee Guida del PNRR rimarcano che esso verrà imperniato sulle seguenti sei “missioni”:
1. Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo.
2. Rivoluzione verde e transizione ecologica.
3. Infrastrutture per la mobilità.
4. Istruzione, formazione, ricerca e cultura.
5. Equità sociale, di genere e territoriale.
6. Salute.
[2] Ad essere precisi, il 1° Luglio 2020 la Commissione ha presentato, in realtà, un ben più articolato pacchetto di misure, mutuamente coerenti, per migliorare la capacità dei sistemi educativi di garantire delle competenze adatte ai fabbisogni professionali emergenti a causa della transizione digitale e di quella verde; per rafforzare gli interventi a sostegno dell’occupazione giovanile – inclusa una nuova iniziativa per rafforzare la portata e l’efficacia della c.d. “Garanzia Giovani” varata nel 2013 – ed anche per rafforzare i sistemi di istruzione e formazione professionale. Si vedano le Comunicazioni:
• Commissione Europea; Proposta di raccomandazione del Consiglio sull’istruzione e la formazione professionale per la competitività sostenibile, l’equità sociale e la resilienza; COM(2020) 275.
• Commissione Europea; Sostegno all’occupazione giovanile. Un ponte verso il lavoro per la prossima generazione; COM (2020)276.
• Commissione Europea; Proposta di raccomandazione del Consiglio relativa a un ponte verso il lavoro, che rafforza la garanzia per i giovani; COM(2020) 277.
[3] La proposta della Commissione sulla creazione di uno “spazio europeo dell’istruzione“ è strutturata intorno a sei “dimensioni strategiche”:
• qualità dell’istruzione e della formazione;
• inclusione e parità di genere anche nei sistemi di istruzione;
• duplice transizione verde e digitale;
• insegnanti e formatori;
• educazione terziaria;
• dimensione geopolitica.
[4] Il piano di azione per l’istruzione digitale 2021-2027 è imperniato su due pilastri strategici:
• promuovere un ecosistema educativo digitale ad alte prestazioni;
• migliorare le capacità e le competenze digitali.
[5] Si veda la Comunicazione della Commissione COM(2016) 381 “Una nuova agenda per le competenze per l’Europa. Lavorare insieme per promuovere il capitale umano, l’occupabilità e la competitività”.
[6] Preme evidenziare che in varie Comunicazioni – la COM(2019) 640 sul “Green Deal europeo” per prima – viene usata l’espressione “competitive sustainability”, ma nelle traduzioni in Italiano delle Comunicazioni si usa a volte l’espressione “competitività sostenibile” e a volte l’espressione “sostenibilità competitiva”.