Il post rimarca la rilevanza di due aspetti quasi contraddittori che caratterizzano le proposte di regolamento sui Fondi dell’UE per la politica di coesione 2021-2027: (i) la mancanza di un quadro strategico generale a cui ancorare gli interventi specifici della politica di coesione (assimilabile, con riferimento alla programmazione in corso, alla strategia “Europe 2020”); (ii) la falsa riduzione dei grandi ambiti di intervento dei Fondi Strutturali. La Commissione propone di passare dagli 11 Obiettivi Tematici del periodo 2014-2020 ai 5 Obiettivi Strategici di quello successivo. Ma si tratta, in realtà, di una mera riorganizzazione degli 11 Obiettivi Tematici attuali. Questo implica che, di fatto, il riferimento strategico di fondo, tacitamente, continua ad essere “Europe 2020”.
Prime riflessioni sulle proposte della Commissione per i Fondi Strutturali 2021-2027
Il post è un invito alla riflessione su alcune criticità che caratterizzano le proposte di regolamento sui Fondi dell’UE per la politica di coesione 2021-2027. La criticità principale è che la Commissione non parla di fondi per la politica di coesione economica, sociale e territoriale dell’UE, ma di “disposizioni comuni” che si applicano a sette fondi “a gestione concorrente” (aspetto questo affatto banale e, anzi, sostanziale). Fra questi, peraltro, vengono annoverati solo 4 dei 5 Fondi Strutturali e di Investimento Europeo del periodo 2014-2020 (FESR, FSE, Fondo di Coesione e FEAMP), in quanto il FEASR (che finanzia i Programmi di Sviluppo Rurale), nel periodo 2021-2027 viene ricollocato integralmente nella PAC.
L’approccio place-based alle politiche strutturali di sviluppo e lo “sviluppo rurale 3.0” dell’OCSE
Il post presenta il paradigma dello “sviluppo rurale 3.0” dell’OCSE, ampiamente informato all’approccio place-based alle politiche strutturali di sviluppo. Come sottolineato dagli esperti dell’OCSE, alla luce dei cambiamenti nei contesti rurali degli ultimi due decenni le politiche di sviluppo rurale dovrebbe mettere definitivamente alle spalle l’approccio di breve termine ed eminentemente settoriale del passato e puntare sulla creazione, a livello locale, di condizioni di contesto favorevoli alla valorizzazione del potenziale di sviluppo di ciascuna area rurale.
L’impatto dei Piani di Sviluppo Locale bottom up. L’importanza degli “effetti di apprendimento”
Il post pone in luce quali siano gli impatti qualificanti dei Piani di Sviluppo Locale (PSL) informati all’approccio CLLD/LEADER. L’impatto dei PSL, quale che sia il loro disegno strategico e gli strumenti di policy utilizzati si può articolare su tre livelli: (i) impatto sul comportamento di tutti gli operatori (sia quelli pubblici, sia quelli privati); (ii) potenziamento della dotazione del “capitale sociale” su scala locale. Questo, peraltro, ha un effetto catalizzatore non solo sulle ricadute socio-economiche dei PSL, ma anche sugli stessi processi di apprendimento presso gli stakeholder locali; (iii)
impatti economici sui territori interessati. Pertanto, il post fornisce anche, implicitamente, delle indicazioni sugli elementi chiave del “disegno di valutazione” dei PSL.
Il dibattito sull’approccio place-based alle politiche strutturali di sviluppo
Il post presenta i tratti essenziali dell’approccio place-based per la formulazione delle politiche strutturali di sviluppo, rilanciato nel corso del 2018 da due importanti contributi di ricerca dell’OCSE e della Banca Mondiale. Tale approccio ha inciso in modo rilevante sulla stessa formulazione della “politica di coesione” dell’UE, sia nel periodo 2007-2013 sia in quello corrente. A una prima lettura delle proposte di regolamento sulla “politica di coesione” 2021-2027, invece, sembra emergere un certo arretramento della Commissione per quel che concerne il peso da dare a forme di progettazione integrata territoriale, che sembrano destinate ad avere un ruolo di rilievo solo con riferimento alle aree urbane.
I Fondi europei che sostengono processi di capacity building della PA
Questo post rimarca che, a fronte dei ritardi di spesa dei Fondi SIE, gli amministratori regionali e locali, sovente, continuano a trascurare Fondi e iniziative dell’UE che sostengono processi di capacity building della PA. Questo è alquanto sorprendente, in quanto la maggior parte di questi fanno riferimento alla “politica di coesione”, ossia la politica dell’UE più “vicina ai territori” (e quindi agli amministratori locali). Nella seconda parte, quindi, il post presenta una breve rassegna di questi Fondi/iniziative.
Social Impact Bonds e valutazione dell’impatto sociale delle organizzazioni
Recentemente è fortemente aumentata la richiesta, da parte di vari portatori di interesse, di una maggiore attenzione delle organizzazioni “mission driven” per l’importanza di una rigorosa valutazione di impatto delle loro attività “public benefit”. Una maggiore attenzione di queste organizzazioni per l’impatto socio-economico prodotto è certamente auspicabile. Ma bisogna anche tenere in debita considerazione le difficoltà finanziarie, operative e anche metodologiche che piccole organizzazioni con budget limitati possono incontrare nell’effettuare rigorose valutazioni di impatto. E scongiurare il rischio che le organizzazioni le usino soltanto come strumento per rafforzare la loro immagine.
Il contributo dei Social Impact Bonds al contenimento della spesa pubblica
I Social Impact Bonds sono strumenti potenzialmente molto efficaci per ridurre la spesa della PA e migliorare il suo impatto sociale.
Si tratta, infatti, di meccanismi di esternalizzazione dei servizi pubblici fondati su clausole “pay-for-success”, per cui finanziatori ed erogatori privati dei progetti sociali saranno remunerati non sulla base dell’output (“quantità” di servizi erogati ai destinatari), ma sulla base del loro effettivo contributo alla soluzione dei problemi sociali (impact).
I Social Impact Bonds, le politiche pubbliche orientate all’impatto e “il cuore invisibile dei mercati”
I Social Impact Bonds non sono una panacea per affrontare qualsiasi sfida sociale. E, soprattutto, il loro successo non viene a dipendere solo da un cambio di paradigma nella formulazione e valutazione delle politiche pubbliche. Servono anche il consolidamento della propensione sia delle organizzazioni private “mission oriented” che erogano i servizi di interesse collettivo in partenariato con il settore pubblico, sia degli investitori finanziari a perseguire simultaneamente un ritorno sociale (impatto sociale misurabile e sostenibile) e un ritorno economico-finanziario, secondo l’approccio “blended value” proposto da Jed Emerson.