Il post, in continuità con i due precedenti di Maggio, illustra meglio come nelle azioni “a regia regionale” dei Programmi cofinanziati dai Fondi Strutturali vi sia una fase “esterna” alle procedure attuative in capo alle Autorità di Gestione (ADG) e, quindi, efficienza procedurale ed efficacia delle azioni di policy dei Programmi non siano da imputare integralmente alle ADG. Questo vale, in particolare, nel caso della realizzazione dei lavori pubblici – più o meno complessi – nell’ambito dei Programmi Regionali FESR.
Questo interroga analisti e responsabili dell’attuazione dei Programmi su due aspetti: (i) la necessità di elaborare dei Disegni di Valutazione dei Programmi completi che tangano conto anche di inefficienze e criticità non direttamente attribuibili ai Dipartimenti regionali (all’ADG); (ii) l’esigenza per le ADG di formulare delle pertinenti azioni di capacity building a favore dei soggetti attuatori terzi. Queste azioni, a mio parere, dovrebbero anche e soprattutto spiegare bene ratio e linee portanti dei controlli amministrativi e principali casistiche inerenti alle irregolarità, in quanto è nel corso dei controlli che, spesso, emergono in tutta chiarezza sia i deficit di competenze dei soggetti beneficiari, sia le inefficienze delle loro procedure attuative.
Macro-processi per l’attuazione dei Programmi Regionali FESR e selezione delle operazioni nel caso di azioni “a regia regionale”
Il post è inteso a descrivere meglio il quadro delle procedure attuative primarie (programmazione operativa, selezione delle operazioni e attuazione degli interventi e circuiti finanziari) per la gestione dei Programmi cofinanziati dai Fondi Strutturali, segnatamente dei Programmi Regionali (PR) FESR.
In particolare il post rimarca l’importanza di tenere conto che, nell’ambito del macro-processo selezione delle operazioni finanziate dal FESR, quando si considerano gli interventi “a regia regionale” vi è un processo che, di fatto, sposta l’iter procedurale al di fuori dell’Amministrazione pubblica titolare dei Programmi (in gergo, Autorità di Gestione). E’ il processo della predisposizione delle Domande di Sostegno (ossia delle proposte di progetto) che è in capo dei richiedenti dei finanziamenti. Questo è un elemento che condiziona l’intero ciclo di vita dei progetti ammessi a beneficio e, quindi, incide sulla c.d. efficienza procedurale (efficienza amministrativa). Nel caso delle “azioni a regia regionale”, pertanto, efficienza ed efficacia delle azioni non sono integralmente imputabili solo alla Pubblica Amministrazione (PA). Di riflesso, come si proverà a spiegare meglio nel prossimo post, l’Amministrazione titolare dei Programmi si dovrà anche fare carico della formulazione di una strategia di capacity building volta a migliorare la capacità dei percettori dei finanziamenti di predisporre proposte di progetto di qualità, di gestire efficientemente gli interventi e, non ultimo, di rendicontare correttamente le spese.
Alcune indicazioni per elaborare una strategia strutturata di accesso ai fondi dei Programmi Regionali FESR
Il post fornisce delle indicazioni su alcuni capisaldi di una strategia di accesso strutturata ai finanziamenti dei Programmi Regionali (PR) FESR, strategia che dovrà essere, necessariamente, molto attenta alle procedure attuative delle molteplici tipologie di azioni.
Tale strategia dovrà considerare – indicativamente nell’ordine proposto – i seguenti aspetti: (i) forme di sostegno (operazioni di spesa) attraverso le quali sono erogati i contributi ai beneficiari/destinatari finali (appalti, sovvenzioni, strumenti finanziari o premi); (ii) macro-tipologia e tipologia di azione FESR, (iii) forma di gestione delle varie azioni del FESR (gestione “a titolarità regionale” o gestione “a regia regionale”), forma di gestione che, di fatto, indica ai potenziali beneficiari/destinatari quale organismo opererà come Ufficio Competente per le Operazioni (UCO), agendo da stazione appaltante nel caso di appalti e concessioni e da soggetto gestore delle sovvenzioni nel caso di regimi di aiuto e di concessioni di altri benefici a degli operatori economici; (iv) criteri di selezione; (v) procedure attuative, focalizzando l’attenzione su quelle da considerare “primarie” (programmazione operativa; approvazione e selezione delle operazioni e attuazione, controlli e circuiti finanziari); (vii) risorse allocate, a livello di ciascun Obiettivo Specifico (OS) dei PR FESR, sulle azioni (prestando attenzione al fatto che, tuttavia, a livello di ciascun OS non vi è un cronoprogramma finanziario e che le risorse sono allocate per “campi di intervento” e non per azioni di policy).
Il PNRR: una grande “macchina di spesa pubblica” di cui pochi conoscono davvero motore, carrozzeria e optional di serie
In questi mesi si sta già avviando il dibattito sui Fondi Strutturali post 2027. Un elemento del dibattito da non trascurare concerne la possibile applicazione alla politica di coesione dell’UE di un modello di intervento simile a quello del Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza (il principale strumento di finanziamento del PNRR). Mi è sembrato opportuno, quindi, richiamare di nuovo in questo post le principali differenze fra il sistema di governance del Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e quello dei Fondi Strutturali. Vi sono tre elementi di riflessione principali che vengono rimarcati: (i) i Fondi Strutturali alimentano una congerie di Programmi di spesa, mentre invece il Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza alimenta un unico grande Programma pluriennale (il PNRR appunto); (ii) i Programmi cofinanziati dai Fondi Strutturali hanno un obiettivo di fondo ben definito che è quello di ridurre i divari territoriali nei livelli di sviluppo, mentre invece il PNRR è un Programma con molteplici obiettivi (è, di fatto, una grande Legge di Bilancio); (iii) il PNRR è un Programma pluriennale molto articolato, conosciuto adeguatamente solo dagli addetti ai lavori e, quel che è peggio, conosciuto ben poco sia da gran parte dei decisori politici, sia da gran parte dei giornalisti.
Gli interventi del PR FESR Lazio per l’agenda urbana e quelli a favore delle aree territoriali fragili
Il post evidenzia come nel Lazio sia elevato il rischio di una eccessiva concentrazione degli interventi dei Fondi Strutturali 2021-2027 nel territorio della Città Metropolitana di Roma Capitale. Questo è dovuto in primo luogo al fatto che nell’ambito del Programma Regionale FESR 2021-2027 è stato inserito l’Obiettivo Specifico 5.1. (OS 5.1) che sostiene la progettazione integrata territoriale nelle aree urbane e non l’Obiettivo Specifico 5.2 che la sostiene in aree di verse da quelle urbane.
Peraltro, anche altre linee di intervento del PR FESR – segnatamente quelle dell’OS 2.7 e dell’OS 4.6 – non sembrano garantire un adeguato focus degli interventi su aree diverse da quelle urbane (l’OS 4.6, peraltro, guardando all’indicatore di realizzazione ad esso associato, dovrebbe sostenere nell’intero periodo 2021-2027 solo 15 progetti).
Questo significa che per le aree diverse urbane, segnatamente quelle strutturalmente più facili, Amministrazioni locali e operatori economici dovranno fare affidamento soprattutto sugli interventi della Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI) e su quelli per lo sviluppo rurale della PAC 2023-2027
Disegno strategico e modalità attuative performance based delle Strategie Territoriali del PR FESR Lazio 2021-2027
Il post propone una lettura critica delle Linee Guida sulle Strategie Territoriali (ST) attuate nelle aree urbane oggetto d’intervento dell’OS 5.1. del PR FESR Lazio 2021-2027 (Roma Capitale e le quattro “aree urbane medie” di Frosinone, Latina, Rieti e Viterbo), che sono state approvate dalla Regione Lazio con DGR n. 1159/2022. Le Linee Guida hanno il grande pregio di rimarcare da subito che «la ST si configura come strumento di sintesi e di pianificazione degli interventi di sviluppo urbano a livello locale che interessano diversi settori di policy» e prevedono che in sede di ratifica delle ST fra Autorità di Gestione (ADG) del PR FESR Lazio e Amministrazioni beneficiarie, verrà di fatto approvato da subito anche l’intero “parco progetti”.
Le Linee Guida prevedono anche un interessante meccanismo performance based di implementazione delle ST che, essenzialmente, si fonda sulla richiesta alle Amministrazioni beneficiarie di suddividere tutti i progetti in “operazioni di prima fase” (interventi infrastrutturali per i quali sono prevedibili tempi alquanto lunghi di attuazione) e “operazioni di seconda fase”, da attuare, appunto, in una “seconda fase”, che scatterà integralmente se e solo se quelli di “prima fase” saranno stati oggetto di affidamento esecutivo entro 18 mesi dalla ratifica della Convenzione fra ADG e Amministrazioni beneficiarie.
Questo significa che, di fatto, la suddivisione delle “operazioni” oggetto delle Convenzioni nei due blocchi dei progetti di “prima fase” e di “seconda fase” implica anche una suddivisione del montante di risorse in due blocchi distinti: (i) la dotazione finanziaria dei progetti infrastrutturali di “prima fase” – probabilmente più rilevante considerando la tipologia di interventi – che non dovrebbe essere oggetto di decurtazioni, anche nel caso di ritardi nell’affidamento della realizzazione delle opere; (ii) quella dei progetti di “seconda fase” che, nel caso di Amministrazioni del tutto inefficienti, potrebbe essere completamente azzerata. Un siffatto meccanismo performance based di rimborso del secondo blocco delle “operazioni di seconda fase” delle ST comporta, quindi, un elemento di aleatorietà dell’effettiva disponibilità di risorse finanziarie che sosterranno le ST di cui le Amministrazioni beneficiarie dovrebbero, fin d’ora, tenere adeguatamente conto.
Valorizzazione del patrimonio culturale: alcune note sul bando “attrattività dei borghi” del PNRR
In questo post, dopo aver richiamato la similitudine fra Investimento 2.1 Attrattività dei borghi storici del PNRR (Sub-componente M1C3) e Obiettivo Specifico 4.6 Cultura e turismo sostenibile del PR FESR Lazio (OS 4.6), provo in primo luogo a invitare dirigenti e funzionari dell’Autorità di Gestione del PR FESR Lazio a dare corso agli interventi dell’Obiettivo Specifico 4.6 prendendo come termini di riferimento proprio le due Linee di intervento dell’Investimento 2.1 del PNRR (segnatamente l’avviso di selezione dei progetti di rigenerazione culturale e sociale della Linea B). Questo per il fatto che la logica di intervento dell’OS 4.6. è assolutamente simile a quella dei due sub-interventi della Linea B dell’Investimento Attrattività dei borghi storici. Essa, infatti, poggia sull’idea di riqualificare luoghi storico-culturali e di elevato pregio architettonico per farli diventare spazi di fruizione artistico e culturale, ma anche spazi per l’erogazione di servizi tradizionali e innovativi di cura alla persona e alla comunità. A tal fine vengono anche previste azioni di sostegno per promuovere pratiche di cittadinanza attiva e la presa in carico di tali servizi da parte di “imprese sociali” e associazioni.
In secondo luogo, provo a evidenziare – anche considerando l’avviso di selezione dei Piani integrati delle Green Communities (Investimento 3.2 Green Communities del PNRR) – che, sempre di più, la maggior parte delle azioni di policy potenzialmente a diretto beneficio dei Comuni – quale che sia la fonte di finanziamento – richiede ormai sistematicamente la partecipazione in forma aggregata di più Comuni (o altri Enti con finalità pubbliche). Si potrebbe dire che ormai “nessun Comune si salva da solo”.
Strategie di valorizzazione di beni comuni culturali: le opportunità di finanziamento nelle aree interne del Lazio
Il post presenta le principali opportunità di finanziamento di comunità culturali nelle aree rurali del Lazio, focalizzando l’attenzione su quelle legate alla programmazione FESR 2021-2027 e agli interventi per lo sviluppo rurale 2023-2027.
Il post, di fatto, si limita a presentare l’Obiettivo Specifico 4.6 Cultura e turismo sostenibile del PR FESR Lazio 2021-2027, in quanto la Regione Lazio non ha attivato l’OS 5.2. Progettazione territoriale integrata in aree non urbane. Peraltro, esaminando il Complemento per lo Sviluppo Rurale 2023-2027 che descrive gli interventi di sviluppo rurale che verranno finanziati fino al 2027 si riscontra che non sono stati attivati i due interventi che dovrebbero sostenere il potenziamento dei servizi di base per la popolazione – fra cui i servizi culturali – nelle aree rurali (SRD007 – Investimenti in infrastrutture per l’agricoltura e per lo sviluppo socio-economico delle aree rurali; SRD009 – Investimenti non produttivi in aree rurali).
Questo significa che per le aree rurali del lazio oltre all’Obiettivo Specifico 4.6 del PR FESR si potrà fare affidamento solo interventi delle Strategie di Sviluppo Locale (SSL) che verranno realizzati a valere del LEADER. Pertanto, è ampiamente auspicabile che le partnership locali che proporranno delle SSL a valere del LEADER valorizzino soprattutto gli ambiti tematici previsti dal PSP 2023-2027 maggiormente orientati all’innovazione sociale e alla valorizzazione di beni e siti culturali: (i) sevizi, beni, spazi collettivi e inclusivi; (ii) sistemi di offerta socio-culturali turistico-ricreativi locali.
New European Bauhaus e comunità culturali: una intervista al professor Alessandro Crociata, esperto di Economia della Cultura
Nei precedenti post ho illustrato il possibile profilo strategico di Strategie di Sviluppo Locale di Tipo Partecipativo ex approccio LEADER orientate all’innovazione sociale.
Ho anche evidenziato che SSLTP orientate all’innovazione sociale potrebbero, fra l’altro, sostenere il consolidamento di autentiche “comunità culturali” che abbiano la missione di tutelare e valorizzare beni e siti culturali del loro territorio.
Su tale questione e sull’influenza che potrebbe avere sulle scelte strategiche di valorizzazione di beni e siti culturali il New European Bauhaus (NEB) il nuovo post propone una intervista al professor Alessandro Crociata (Università degli Studi de L’Aquila – Gran Sasso Science Institute), fra i massimi esperti italiani di Economia della Cultura. Egli, dopo aver spiegato il NEB, sottolinea la necessità di muovere da un autentico approccio strategico di cultural planning per definire percorsi di sviluppo dal basso che valorizzino meglio gli asset culturali.