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Politiche europee di coesione e Sviluppo Locale di Tipo Partecipativo

 

I Regolamenti sui Fondi Strutturali 2021-2027 (segnatamente il Regolamento sulle Disposizioni Comuni – RDC – e il Reg. (UE) 2021/1058 sul FESR e sul Fondo di Coesione) prevedono un ulteriore rafforzamento dell’integrazione territoriale degli interventi (indicata come “sviluppo territoriale integrato” nell’art. 9 del Regolamento FESR e nell’art. 28 del RDC).
Gli aspetti più rilevanti da evidenziare sono i seguenti:
• fra gli Obiettivi di Policy (OP) dei Fondi Strutturali viene per la prima volta inserito un obiettivo trasversale inteso a rafforzare la valenza politica dell’approccio fondamentalmente “place-based” che caratterizza i Fondi “per la coesione” in senso lato (inclusi quelli per la pesca e quelli per lo sviluppo rurale), ossia l’OP 5 “Un’Europa più vicina ai cittadini” (art. 5 del RDC);
• l’OP 5 sostiene “la promozione dello sviluppo sostenibile e integrato di tutti i tipi di territorio (si può applicare, quindi, nelle aree urbane, in aree diverse da quelle urbane – rurali e anche zone particolarmente svantaggiate – e in quelle costiere);
• trovano conferma le due forme di intervento a supporto dello sviluppo locale del precedente periodo, ossia Investimenti Territoriali Integrati (ITI) e Sviluppo Locale di Tipo Partecipativo (SLTP), come previsto dal Titolo II, Capo III “Sviluppo Territoriale” del RDC (artt. 28-34). [1] A questi si aggiungono altre possibili forme già in uso nei vari Stati Membri, come previsto dall’art. 28 punto C del RDC, opzione introdotta ex novo al fine di semplificare e accelerare l’attuazione di Strategie Territoriali cofinanziate dai Fondi Strutturali (si veda la figura 1).

Figura 1 – Le “forme” di integrazione territoriale degli interventi nel periodo 2021-2027

Anche nella programmazione 2021-2027 l’applicazione dello Sviluppo Locale di Tipo Partecipativo (in Inglese Community Led Local Development – CLLD) è solo facoltativo per FESR, FSE Plus e FEAMPA (come nel periodo 2014-2020). Lo stesso vale per il Just Transition Fund (JTF).
Invece, è obbligatorio nelle aree rurali per l’attuazione degli interventi tradizionalmente rientranti nella sfera dell’approccio LEADER del Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale (FEASR), a causa del fatto che Sviluppo Locale di Tipo Partecipativo (SLTP), di fatto, scaturisce direttamente dall’approccio LEADER. [2]
Lo SLTP si concretizza nell’elaborazione di Piani di Sviluppo Locale – o Strategie di Sviluppo Locale di Tipo Partecipativo (SSLTP), o anche, più semplicemente, Strategie di Sviluppo Locale (SSL) – che interessano aree territoriali delimitate informati a:
• un approccio bottom-up, inteso a valorizzare i contributi conoscitivi e le richieste di supporto di una vasta platea di portatori di interesse, consultati su base paritaria;
• una forte integrazione degli interventi di policy.

I Piani di Sviluppo Locale (PSL) devono essere caratterizzati da un disegno strategico ampiamente coerente con le caratteristiche del contesto socio-economico dell’area interessata, da un elevata coerenza “interna” e anche da una elevata coerenza “esterna” con atri interventi o Programmi pluriennali di politica economica che interessano quel dato territorio.
In genere l’elaborazione dei PSL è una sfida intellettuale e professionale molto intrigante, ma sovente ci si dimentica che:
1. alla fase di formulazione della strategia seguirà poi una fase attuativa, in cui la “catena logica” dei PSL potrà essere compromessa dai ritardi attuativi nell’esecuzione delle varie macro-tipologie e tipologie di intervento (si veda la figura 2). In genere in Italia non viene mai effettuata una analisi dei rischi che potrebbero compromettere l’attuazione degli interventi, o il rispetto di cronoprogrammi fisici e finanziari.

Figura 2 – Le macro-tipologie di intervento per la realizzazione delle Strategie di Sviluppo Locale (SSL)

2. Esistono molteplici vincoli alla formulazione e, soprattutto, all’attuazione del PSL e dei singoli interventi che, di solito, vengono ampiamente trascurati nella fase iniziale di elaborazione delle SSLTP (si veda la figura 3). Fra questi vanno considerati anche i vincoli inerenti alla formulazione del bilancio pubblico di molteplici attori istituzionali e ai sistemi di contabilità pubblica, specialmente laddove i PSL prevedano la valorizzazione di più fonti di finanziamento. Inoltre, se vi sono più fonti di finanziamento si dovrà anche tenere conto dell’esistenza di più circuiti finanziari e di più “piste di controllo”.

Figura 3 – Vincoli de jure e de facto alla realizzazione degli interventi delle SSL

Su questi ultimi aspetti insisterò molto nell’ambito del seminario di due ore che terrò mercoledì 29 Novembre presso la Facoltà di Economia dell’Università La Sapienza di Roma.
E’ opportuno, infatti, che gli studenti dell’insegnamento di “Sviluppo Locale” che seguiranno il seminario abbiano contezza del fatto che quando si elaborano dei PSL che interessano delle aree vaste e annoverano più tipi di intervento integrati bisognerebbe sempre effettuare un’analisi preliminare delle tipologie di intervento inserite nei PSL, della capacità di attuarli dei Beneficiari, dei vari rischi (criticità) che potrebbero condizionare la loro esecuzione e, non ultimo, dei vincoli de jure e de facto alla loro attuazione. [3]

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[1] La figura che segue riporta una sintetica presentazione del Titolo III Programmazione del RDC (Reg. (UE)2021/1060) il cui Capo II è interamente dedicato allo sviluppo territoriale.
Si noti che gli ITI sono disciplinati dall’art. 28.a e dall’art. 30 del RDC. Per gli ITI le strategie territoriali sono disciplinate dall’art. 29.
Per lo SLTP le strategie di sviluppo locale sono disciplinate dall’art. 32.

Figura 4 – Presentazione schematica del Titolo III Programmazione del RDC

[2] L’acronimo LEADER sta per “Liasons Entre Actions de Developpement de l’Economie Rurale”.
Il LEADER viene attuato su scala locale nell’ambito del II Pilastro della PAC e viene gestito da particolari forme di Partenariato Pubblico Privato – formalmente costituite sul piano giuridico – denominate Gruppi di Azione Locale (GAL).
Lo SLTP, come già rimarcato in precedenza, scaturisce direttamente dall’approccio LEADER, anche se valorizza anche le “lezioni dell’esperienza” di altri progetti integrati per lo sviluppo locale, quali i Patti Territoriali varati nella seconda metà degli anni Novanta, i Progetti Integrati Territoriali della programmazione 2000-2006 ed anche i Programmi di Recupero Urbano e i Programmi di Riqualificazione Urbana e di Sviluppo Sostenibile del Territorio (PRUSST).
Il Considerando 93 del Reg. (UE) 2021/2115 sui Piani Strategici nazionali della PAC 2023-2027, che riuniranno gli interventi del I e del II Pilastro della PAC, infatti, rimarca che «l’approccio LEADER allo sviluppo locale si è dimostrato un efficace strumento di promozione dello sviluppo delle zone rurali, pienamente confacente ai bisogni multisettoriali dello sviluppo rurale endogeno grazie alla sua impostazione «dal basso verso l’alto» (bottom-up). È pertanto opportuno mantenere l’approccio LEADER in futuro e la sua applicazione dovrebbe restare obbligatoria con una dotazione minima a titolo del FEASR». L’art. 92, comma 1 del Reg. (UE) 2021/2115, peraltro, dispone che «almeno il 5 % della partecipazione totale del FEASR al piano strategico della PAC di cui all’allegato XI è riservato all’iniziativa LEADER».
[3] Ringrazio il professore ordinario di Geografia Economica Filippo Celata che mi ha invitato a tenere questo seminario nel suo insegnamento “Sviluppo Locale” del Corso di Laurea Magistrale in Gestione e Valorizzazione del Territorio.

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