I Social Impact Bonds sono strumenti potenzialmente molto efficaci per ridurre la spesa della PA e migliorare il suo impatto sociale.
Si tratta, infatti, di meccanismi di esternalizzazione dei servizi pubblici fondati su clausole “pay-for-success”, per cui finanziatori ed erogatori privati dei progetti sociali saranno remunerati non sulla base dell’output (“quantità” di servizi erogati ai destinatari), ma sulla base del loro effettivo contributo alla soluzione dei problemi sociali (impact).
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I Social Impact Bonds, le politiche pubbliche orientate all’impatto e “il cuore invisibile dei mercati”
I Social Impact Bonds non sono una panacea per affrontare qualsiasi sfida sociale. E, soprattutto, il loro successo non viene a dipendere solo da un cambio di paradigma nella formulazione e valutazione delle politiche pubbliche. Servono anche il consolidamento della propensione sia delle organizzazioni private “mission oriented” che erogano i servizi di interesse collettivo in partenariato con il settore pubblico, sia degli investitori finanziari a perseguire simultaneamente un ritorno sociale (impatto sociale misurabile e sostenibile) e un ritorno economico-finanziario, secondo l’approccio “blended value” proposto da Jed Emerson.
Alcune rilevanti criticità metodologiche del disegno di valutazione dei Social Impact Bonds
Il post evidenzia alcune criticità che caratterizzano l’applicazione dei metodi contro-fattuali alla valutazione dell’impatto dei Social Impact Bonds. Queste sono riconducibili soprattutto alle particolari condizioni di svantaggio dei beneficiari (ex alcolisti, ex detenuti e altri in condizioni di marginalità). Per queste categorie di individui, infatti, è particolarmente complesso sia definire dei campioni di controllo per la stima contro-fattuale degli impatti, sia mantenere la “integrità” del processo valutativo fino al termine.
Alcune note sull’importanza della valutazione dei Social Impact Bonds
I Social Impact Bonds (SIBs) sono strumenti di finanza strutturata che sostengono l’esternalizzazione dei servizi pubblici sulla scorta di clausole “pay-for-success”, per cui finanziatori ed erogatori privati di servizi sociali saranno remunerati non sulla base dell’output (“quantità” di servizi erogati ai destinatari), ma sulla base del loro effettivo contributo alla soluzione dei problemi sociali (impact).
Ne consegue che una rigorosa valutazione di impatto dei SIBs è parte fondamentale dell’agreement su questi strumenti finanziari innovativi.
Il gap di produttività dell’economia italiana ai tempi dell’austerità fiscale
Il post, muovendo da un contributo recente della Banca di Italia, indica nel “gap di produttività” la principale criticità dell’economia italiana. Il “gap di produttività” mina non solo il potenziale di crescita dell’economia italiana, ma anche le possibilità di stabilizzazione del rapporto Debito/PIL. Dopo anni di manovre di bilancio restrittive per ridurre il deficit, l’Italia sembra avere bisogno di un deciso turn around del policy mix e di manovre volte a limitare gli effetti negativi delle principali criticità strutturali del sistema produttivo italiano (nanismo industriale e modesti livelli di spesa delle imprese per R&ST).
Progetti di sostegno alla creazione di impresa per minori stranieri non accompagnati. Note a margine del bando 2018 “Never Alone”
Il post propone alcune riflessioni sul tema migranti e percorsi di accompagnamento alla creazione di lavoro autonomo, a margine del bando 2018 dell’iniziativa Never Alone. Il bando, finanziato da Fondazione Con il Sud e altre otto Fondazioni italiane, persegue obiettivi di inserimento lavorativo e sociale per dei minori stranieri non accompagnati e scade il 7 settembre 2018.
La valutazione dell’efficacia degli incentivi alle imprese: l’importanza della verifica sulla “necessità” degli aiuti
Il post rimarca la rilevanza dell’analisi del “principio di necessità” in sede di valutazione degli incentivi alle imprese. In termini concreti, questo implica una rigorosa analisi preliminare delle condizioni di fallimento del mercato e/o altre imperfezioni di mercato e condizioni di sotto-investimento che giustificano l’attivazione di regimi di aiuto e, sulla base di questa, una stima della “adeguatezza” e della “proporzionalità” dell’aiuto.
La valutazione dell’impatto dell’Asse 1 “Ricerca, Sviluppo tecnologico e innovazione” dei POR FESR 2014-2020
Il post propone delle riflessioni sui processi innovativi e sulla valutazione degli interventi pubblici a sostegno della ricerca e dell’innovazione inclusi nei POR FESR regionali. Tale valutazione, in particolare, dovrebbe essere focalizzata sugli Assi 1 e 3 dei POR FESR (corrispondenti agli Obiettivi Tematici 1 e 3 dell’Accordo di Partenariato). L’articolo si concentra nello specifico sulla valutazione dell’Asse 1 dei POR FESR e sulla necessità di concentrare l’analisi su alcune key issues in grado di dare conto dei progressi a livello microeconomico e macroeconomico nell’interpretazione dei processi di genesi e diffusione dell’innovazione.
Alcuni suggerimenti per rafforzare la complementarietà fra 9° Programma Quadro per la R&ST, “Smart Specialisation Strategies” e Programmi cofinanziati dai Fondi Strutturali
Il post fornisce alcune indicazioni su come rafforzare la complementarietà fra il 9° PQ per la R&ST dell’UE, le RIS3 e i Programmi finanziati dai Fondi Strutturali. In particolare, alla luce dei rilievi critici del professor Iacobucci e altri ricercatori, per la programmazione post 2020, a livello di scelte nazionali/regionali, si suggerisce non solo di migliorare il processo di formulazione delle RIS3, ma di renderle parimenti più vincolanti per quel che concerne sia il disegno strategico dei Programmi cofinanziati dai Fondi Strutturali, sia le tipologie di intervento finanziabili.
Il 9° Programma Quadro per la R&ST post 2020 e il paradigma “Smart Specialisation Strategy”
Il post pone alcuni interrogativi sui contenuti del nuovo negoziato sugli interventi dell’UE a sostegno di R&ST nel periodo di programmazione post 2020. Uno di questi concerne il rapporto fra il prossimo 9° Programma Quadro per la R&ST (Horizon Europe) e le strategie – nazionali e regionali – di “specializzazione intelligente” (RIS3). Sarebbe necessario che, nel corso del negoziato, si ricercasse un maggiore coordinamento fra strumenti di sostegno alla R&I implementati a livello europeo (finanziati con fondi “diretti”, in primo luogo, attualmente, Horizon 2020 e relative “iniziative” complementari) e quelli implementati a livello nazionale/regionali, finanziati con i Fondi Strutturali e di Investimento Europeo (Fondi SIE).