“Sei bravo, si vede che hai letto tanto,
anche se devi imparare a servirti delle parole,
a cercare la frase perfetta.
Non accontentarti del primo pensiero che arriva,
aspetta e riprova. La scrittura è anche studio“.
Giancarlo SIANI (19 Settembre 1959 – 23 Settembre 1985) [1]
Come ricordavo nel precedente post del 10 Settembre, dal Governo centrale giungono notizie rassicuranti sull’approvazione imminente dell’Accordo di Partenariato (AdP). [2]
Gli interventi dei Fondi Strutturali, per la loro natura di strumenti della politica regionale europea (“politica di coesione”), dovrebbero sostenere le aree territoriali in maggiore ritardo di sviluppo e/o caratterizzate da fattori strutturali di arretratezza (“economie a bassa densità” per usare il neologismo in voga negli anni più recenti all’OCSE). [3]
Nel nostro Paese queste aree, già nella programmazione 2014-2020, sono state oggetto di una strategia ad hoc – la Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI) – che è parte integrante dell’Accordo di Partenariato 2014-2020.
L’Accordo di Partenariato per il periodo 2014-2020, come è ben noto, è strutturato in:
• Priorità tematiche: gli 11 Obiettivi Tematici (OT) previsti dal Quadro Strategico Comune 2014-2020 sui Fondi Strutturali e di Investimento Europeo (Fondi SIE) e dai Regolamenti sui Fondi SIE,
• Priorità territoriali;
• Priorità orizzontali.
Le priorità territoriali sono state:
• Aree urbane (per le quali è stata implementata la c.d. “agenda urbana”, grazie in primo luogo al PON Città Metropolitane – PON Metro);
• Aree Interne (per le quali è stata sviluppata la SNAI).
Le Aree Interne interessate dalla strategia sono state concertate fra Governo e Regioni, a seguito di una complessa analisi statistico-economica brevemente richiamata anche nell’AdP 2021-2027, e sono riportate sul sito web dell’Agenzia per la Coesione Territoriale (ex DPS).
Come viene riportato nell’Allegato alla bozza dell’AdP 2014-2020 trasmessa alla Commissione il 9 dicembre 2013,
la premessa politica della SNAI è da ricondurre al fatto che “una parte rilevante delle Aree interne ha subito, a partire dagli anni cinquanta dello scorso secolo, un processo di marginalizzazione che, innanzitutto, si è manifestato attraverso intensi fenomeni di de-antropizzazione: a) riduzione della popolazione sotto la soglia critica e invecchiamento demografico; b) riduzione dell’occupazione e del grado di utilizzo del capitale territoriale. In secondo luogo, tale processo si è manifestato nella progressiva riduzione quantitativa e qualitativa dell’offerta locale di servizi pubblici, privati e collettivi – i servizi, cioè, che definiscono nella società europea contemporanea la qualità della cittadinanza”.
L’obiettivo ultimo degli interventi della SNAI, pertanto, è l’inversione dei fenomeni di spopolamento, come si evince dalla Figura che segue, ripresa dall’Allegato alla bozza dell’AdP 2014-2020 trasmessa a suo tempo alla Commissione (si veda p. 12).
Figura 1 – Obiettivi della strategia Aree Interne
Questo obiettivo, di fatto, è confermato dall’AdP 2021-2027. La sezione riguardante la SNAI (si veda p. 44), infatti, al I capoverso rimarca che “la sfida demografica più rilevante riguarda aree del Paese, soprattutto in territori montani e rurali, caratterizzate da forte spopolamento e distanti dai centri urbani e di offerta di servizi”. Nella pagina successiva, inoltre, si rimarca che per il periodo dal 2011 al 2019 si conferma la tendenza al declino demografico delle Aree Interne. [4]
L’AdP 2021-2027, in forte continuità con quello del periodo 2014-2020, conferma sia l’obiettivo di fondo – il riequilibrio demografico – sia i due pilastri delle strategie integrate di sviluppo formulate per le Aree Interne (si veda la Figura 2 anch’essa ripresa dall’Allegato alla bozza dell’AdP 2014-2020 trasmessa alla Commissione – p. 19), ossia:
• la costituzione delle pre-condizioni per lo sviluppo territoriale, attraverso il miglioramento dell’offerta dei servizi (in particolare quelli educativi, quelli sanitari e quelli di mobilità);
• la promozione di progetti di sviluppo locale, che possano garantire il consolidamento di processi di sviluppo endogeno e la creazione di nuova occupazione.
Figura 2 – La strategia di sviluppo locale per le Aree Interne
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[1] Giancarlo Siani è stato un giornalista napoletano brillante e molto coraggioso, assassinato per le sue inchieste sulla Camorra.
[2] Si veda il Comunicato stampa postato sul sito del Ministro per il Sud e la Coesione territoriale Mara Carfagna il 7 Settembre scorso, dal titolo “Confronto Carfagna-Schmit: verso l’intesa sui Fondi strutturali”.
[3] Si veda OECD; Rural 3.0. A framework for rural development; OECD Publishers, 11.04.2018
[4] Qui si fa riferimento alla bozza dell’AdP oggetto del negoziato con la Commissione, datata 23 Giugno 2021.
La nuova “agenda territoriale” 2021-2027 per l’Italia viene presentata con riferimento all’Obiettivo di Policy 5 dei Fondi Strutturali (v. pagine 22 e ss.).
Come stabilito dall’art. 5 del Regolamento sulle Disposizioni Comuni – Reg. (UE) 2021/1060 – la formulazione dei Programmi 2021-2027 è imperniata sui 5 seguenti Obiettivi di Policy (OP):
• OP 1 – Un’Europa più competitiva e intelligente, attraverso la promozione di una trasformazione economica innovativa e intelligente e della connettività regionale alle TIC (A smarter Europe);
• OP 2 – Un’Europa resiliente, più verde e a basse emissioni di carbonio ma in transizione verso un’economia a zero emissioni nette di carbonio (A greener Europe);
• OP 3 – Un’Europa più connessa attraverso il rafforzamento della mobilità (A more connected Europe);
• OP 4 – Un’Europa più sociale e inclusivia attraverso l’attuazione del Pilastro Europeo dei diritti sociali (A more social and inclusive Europe);
• OP 5 – Un’Europa più vicina ai cittadini attraverso la promozione dello sviluppo sostenibile e integrato di tutti i tipi di territorio e delle iniziative locali (A Europe closer to citizens).
Gli Obiettivi di Policy (indicati anche come Obiettivi Strategici) sono a loro volta articolati in più Obiettivi Specifici (OS), che sono stabiliti a livello di Regolamenti “verticali”.
L’art. 5 del RDC dispone un unico Obiettivo Specifico per il Just Transition Fund (JTF).