La strategia di reindustrializzazione del Lazio. Il bando “Sostegno al riposizionamento competitivo dei sistemi imprenditoriali territoriali” un anno dopo

 “Il lavoro, l’istruzione,
la formazione e la ricerca
rappresentano asset importanti
per lo sviluppo di una società moderna,
equa ed inclusiva”
POR FSE LAZIO 2014-2020

Dal documento “Valore Aggiunto Lazio” al “Programma di reindustrializzazione del Lazio”

La strategia di rilancio del sistema produttivo laziale, coerentemente con l’orientamento generale delle politiche dell’UE per la competitività, è stata impostata come un autentico percorso di reindustrializzazione della regione.

Nel febbraio 2015 l’Amministrazione regionale ha avviato la formulazione partecipata del “Programma di reindustrializzazione del Lazio”, licenziando il documento strategico “Valore Aggiunto Lazio” che, come già rimarcato nel post “L’Azione Cardine 11 della programmazione unitaria dei fondi europei della Regione Lazio: obiettivi e procedure attuative” del 20 agosto 2015, si caratterizza per una elevata coerenza “verticale” con la strategia comunitaria RISE -Renaissance of Industry for a Sustainable Europe. La strategia RISE individua, appunto, nel rilancio del sistema manifatturiero la conditio sine qua non per il rilancio della crescita economica duratura in Europa.

stairs-1074141_640Il Programma di reindustrializzazione è, ovviamente, parimenti coerente con la programmazione regionale dei fondi europei – segnatamente con il POR FESR – e con la “smart specialisation strategy” della Regione Lazio, documento di strategia elaborato sulla scorta delle disposizioni dell’art. 19 del Regolamento generale sui Fondi Strutturali e di Investimento Europeo (Fondi SIE), che individua le 7 aree di specializzazione tecnologica-produttiva della regione:

  • Aerospazio (si noti che la Regione la indica come “priorità delle priorità”),
  • Scienze della vita (comparti chimico-farmaceutico e bio-medicale),
  • Beni culturali e tecnologie della cultura,
  • Industrie creative digitali (riferimenti a cinema, audiovisivo, multimediale, performing arts, ma anche design industriale e nuovi modelli di business),
  • Agrifood,
  • Green economy,
  • Sicurezza (“La sicurezza, nell’amplissima accezione che ne dà la Commissione Europea, rappresenta uno degli ambiti di elezione per l’applicazione di molte tecnologie di matrice spaziale, tra cui sorveglianza e controllo ambientale (traffico aereo, navigazione, etc.), comunicazioni, sistemi di identificazione e rilevamento, gestione delle crisi, di territorio, degli asset e delle infrastrutture, gestione e processamento sicuro di informazioni, sicurezza chimica, batteriologica, radiologica, nucleare ed esplosivi”, v. p. 63 del documento della Regione sulla “Smart Specialisation Strategy del Lazio”). [1]

I pilastri del “Programma di reindustrializzazione del Lazio”

I pilastri del Programma si possono facilmente rinvenire sia nel documento di background “Valore Aggiunto Lazio”, sia nel documento “Con l’Europa il Lazio diventa più forte. Sintesi degli interventi 2015”, che presentava gli avvisi pubblici inerenti la programmazione regionale dei fondi europei da pubblicare fino al termine del 2015.

Tali pilastri sono (v. p. 15 di “Valore Aggiunto Lazio”):
1) Localizzazione delle imprese e valorizzazione dei siti industriali dismessi;
2) “Call for projects” per un nuovo protagonismo dei territori;
3) Reti d’impresa, consolidamento e crescita dimensionale PMI.

Il secondo di questi pilastri, in sostanza, è stato già presentato su questo blog il 20 agosto 2015, esaminando l’Azione Cardine 11 – “Sostegno al riposizionamento competitivo dei sistemi imprenditoriali territoriali” – della programmazione regionale inerente i fondi europei. [2]

Il secondo pilastro e l’Azione Cardine 11 – per come è stata concepita dalla Regione Lazio, con una fase “esplorativa” volta a “coinvolgere gli attori del sistema produttivo locale in un progetto di riposizionamento e/o di innovazione industriale” (qui si cita di nuovo “Valore Aggiunto Lazio”) e poi una seconda fase di effettiva chiamata e selezione di progetti – si possono quasi considerare prodromici al terzo pilastro.

La fase “esplorativa” dell’AC 11, infatti, era volta a creare de facto le premesse affinchè possano risultare più efficaci le tre linee di azione del terzo pilastro del Programma di reindustrializzazione, ossia:

  • sostegno alle reti d’impresa e alla collaborazione tra multinazionali, PMI e centri di ricerca su attività di innovazione,
  • sostegno alla crescita dimensionale, organizzativa e finanziaria delle PMI,
  • azioni mirate di sostegno su indotto Fiat e Alitalia.

I rischi un po’ trascurati di una ulteriore divaricazione dei livelli di competitività fra “centro” dell’economia laziale e “periferie”

In questo breve paragrafo conclusivo si evidenzia che, nel suo insieme, il Programma di reindustrializzazione del Lazio appare come un programma lungimirante, assolutamente attento alle caratteristiche distintive del tessuto produttivo del Lazio e, opportunamente, coerente con il framework di policy dell’UE per il riposizionamento competitivo del sistema produttivo dell’intera Europa.

Anche in questo post, come già in quello del 20 agosto 2015, tuttavia, si pone in luce come non sia facile scorgere gli elementi di sinergia con le “strategie per le aree interne” ex Accordo di Partenariato nazionale che interessano il territorio laziale [3]. In altri termini, il dubbio è che la Regione Lazio non stia fin qui tenendo adeguatamente conto delle forti disparità di sviluppo fra l’economia romana e le “periferie” laziali, periferie che, “semplificando” un po’ la lettura delle dinamiche di sviluppo dei territori, si possono far coincidere con i territori delle altre quattro “vecchie” province del Lazio. In altri termini, potrebbe accedere che, anche a fronte di impatti significativi di questo Programma, fra qualche anno si rileverà che alcuni territori avranno tratto grande beneficio da questo Programma ed altri molto molto meno.

Una ultima notazione critica concerne l’attuazione dell’avviso inerente l’Azione Cardine 11. La disamina di questo bando evidenziava una volontà sulla carta della Regione di promuovere degli autentici clusters produttivi su cui fondare l’intera strategia di reindustrializzazione.
I pochi documenti disponibili sull’attuazione di questa Azione davvero caratterizzante l’intero POR, invece, lasciano intravedere il rischio che una volta di più si sia preferito finanziare tanti progetti singoli, secondo la vecchia logica dei finanziamenti “a pioggia”, che difficilmente potranno comporre degli omogenei “sistemi imprenditoriali territoriali”. [4]

In estrema sintesi, la strategia complessiva di reindustrializzazione e di rilancio strutturale del Lazio appare condivisibile. [5] Appare meno condivisibile che non ci siano espliciti riferimenti a questo rischio rilevante di una ulteriore divaricazione nei livelli di competitività e di sviluppo fra il “centro” dell’economia laziale e le sue “periferie”, periferie che sono strutturalmente molto fragili soprattutto lungo la dorsale appenninica.

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[1] La “smart specialisation strategy” è un documento strategico volto a garantire che tutte le Autorità di Gestione regionali perseguano una adeguata concentrazione tematica delle risorse a valere dei Fondi SIE su quei settori produttivi di ogni regione a maggiore valore aggiunto e/o che risultino maggiormente distintivi del tessuto produttivo delle regioni. L’adozione di una “smart specialisation strategy” è indicata come una delle condizionalità ex ante di cui all’Allegato 11 del Reg. (UE) N. 1303/2013 assolutamente da rispettare ai fini dell’approvazione dei Programmi regionali.

[2] La programmazione regionale dei fondi europei trova il suo minimo comune denominatore nel documento strategico della Regione “Con l’Europa, il Lazio cambia e riparte: 45 progetti per lo sviluppo, il lavoro e la coesione sociale”. I 45 progetti ivi indicati corrispondono alle 45 Azioni Cardine del documento “Con l’Europa il Lazio diventa più forte. Sintesi degli interventi 2015”.
[3] Le “strategie per le aree interne” previste dall’Accordo di Partenariato nazionale che interessano il Lazio, come riportato sulla pagina html dedicata dell’Agenzia per la Coesione Territoriale sono: Alta Tuscia, Monti Reatini, Monti Simbruini e Valle del Comino.

[4] La Determinazione di Giunta Regionale n. G03561 dell’11 aprile 2016 pubblicato sul BURL n. 31 del 19/04/2016 indica che a seguito della procedura di selezione sono state valutate come ammissibili ben 154 proposte. Va capito meglio come il bando POR FESR LIFE 2020, appena emanato, di cui si fa cenno sotto, possa contribuire a indirizzare questi progetti ammissibili verso un quadro strategico più coerente con quello che veniva presentato nel bando del 2015 sull’Azione Cardine 11.

[5] Un altro rilevante tassello di questa strategia è costituito dal recente bando POR FESR LIFE 2020 della Regione a valere dell’Asse 1 “Ricerca e Innovazione” del POR FESR e dell’Asse 3 “Competitività”, approvato con la Determinazione n. G08726 del 29 luglio 2016.

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