Il post argomenta che per capire adeguatamente il ruolo della valutazione di impatto bisogna collocarla nella fase di maturazione degli effetti strutturali del “ciclo del progetto” (generalmente non richiamata anche in rilevanti Manuali sulla formulazione dei progetti). Questa fase – che corrisponde alla fase “Act” del Ciclo “Plan-Do-Check-Act” – include anche il processo di apprendimento dall’attuazione del progetto (catalizzato dalla stessa valutazione di impatto) e quello della valorizzazione delle “lezioni dell’esperienza” attuazione da parte dei decisori politici e degli esperti che li supportano nella formulazione di progetti o di Programmi complessi. La valutazione di impatto, quindi, anche più della valutazione “on-going” ha quali finalità precipue quelle di rendere conto di attuazione ed effetti strutturali dei progetti e di supportare i processi di decisione strategica.
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Formulazione dei progetti orientata ai risultati e “serendipity”
La formulazione dei progetti se, opportunamente, orientata a risolvere i problemi dei destinatari finali, deve parimenti: (i) coinvolgere i destinatari finali nel processo di identificazione/formulazione, (ii) considerare il progetto non una “cianografia”, ma un processo.
Nel momento in cui si considera il progetto come un processo non deterministico, risulta naturale che eventualità criticità attuative possano condurre all’individuazione di soluzioni “non previste” e, quindi, innovative a dei problemi non previsti. Un progetto ben formulato è sempre conditio sine qua non per il suo successo, ma la “serendipity” può costituire, in modo inaspettato, un catalizzatore della sostenibilità dei risultati.
Alla ricerca delle caratteristiche distintive dei progetti di sviluppo locale
Il post mette in luce alcuni limiti dell’applicazione degli strumenti di project management convenzionali ai progetti di sviluppo socio-economico. Questi sono riconducibili soprattutto al fatto che gli strumenti convenzionali sono stati perfezionati in determinati settori nell’ambito dei quali, in genere, i progetti si prestano maggiormente a una rigida pianificazione delle attività. I progetti di sviluppo socio-economico, invece, specialmente se sono orientati a migliorare la fornitura di servizi di cura alla persona, si prestano molto meno a una pianificazione di dettaglio delle attività. Anzi, molto spesso richiedono delle revisioni in itinere rilevanti, proprio a seguito dell’interazione diretta con i beneficiari.
Aree di governo, politiche pubbliche locali e nuove funzioni dei GAL
Il post chiarisce meglio quali siano le motivazioni alla base della proposta di fare una riflessione sul possibile ruolo dei GAL 2014-2020 nell’ambito di una revisione del sistema di governo delle aree vaste che vada oltre la mera abolizione delle Province e sia in grado di (i) garantire una maggiore simmetria fra aree vaste “normative” e aree vaste “funzionali”, (ii) allocare meglio le competenze di policy fra livelli di governo (fra Regioni, enti intermedi di secondo livello e Comuni) e, non ultimo, (iii) favorire una più ampia partecipazione dei cittadini alla formulazione delle politiche pubbliche