L’articolo presenta brevemente alcuni elementi innovativi dell’attuazione dell’agenda urbana nell’ambito della politica di coesione 2021-2027. Questi si possono rinvenire nella proposta di regolamento sul FESR e, soprattutto, nelle richieste di emendamento avanzate dal Parlamento Europeo alle proposte deliberate dalla Commissione.
Il Parlamento Europeo ha richiesto di aumentare la riserva delle risorse finanziarie del FESR da destinare all’agenda urbana e, ancor più importante, di prendere come termine di riferimento non le ripartizioni amministrative, ma le “aree urbane funzionali”. Questo è un aspetto di estrema rilevanza, in quanto impone di rafforzare la pertinenza fra strategie di sviluppo urbano ed effettivi fabbisogni delle comunità servite e, indirettamente, dovrebbe parimenti imporre una maggiore attenzione ai legami “funzionali” fra aree urbane ed aree sub-urbane.
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Alcune considerazioni sulla progettazione integrata territoriale nella politica di coesione 2021-2027
Il post esamina il possibile spazio strategico degli interventi a sostegno dello sviluppo territoriale nella politica di coesione 2021-2027. Esso rimarca, in particolare, l’importanza degli emendamenti del Parlamento Europeo alle proposte di regolamento inerenti alla politica di coesione post 2020 avanzate dalla Commissione, per rafforzare la progettazione integrata territoriale nel periodo 2021-2027 in tutti i territori dell’UE. Il Parlamento, infatti, non solo ha richiesto di aumentare la riserva delle risorse finanziarie del FESR da destinare all’agenda urbana, ma ha anche richiesto di rafforzare gli interventi del FESR nelle aree rurali e di introdurre anche per questi interventi una riserva della dotazione nazionale FESR (pari al 5%).
Lo spazio dell’agenda urbana europea nella politica di coesione 2021-2027
Il post discute lo spazio strategico dell’agenda urbana nella programmazione 2021-2027 della politica di coesione come emerge dalle proposte di regolamento della Commissione. Tale spazio appare chiaramente più ampio, a fronte di una attenzione per le strategie di sviluppo territoriale integrato confermata formalmente, anche se, nei fatti, l’integrazione degli interventi rischia di essere eccessivamente concentrata su città grandi e medie (penalizzando le esigenze di sviluppo dei centri urbani più piccoli e delle zone rurali).
L’approccio place-based alle politiche strutturali di sviluppo e lo “sviluppo rurale 3.0” dell’OCSE
Il post presenta il paradigma dello “sviluppo rurale 3.0” dell’OCSE, ampiamente informato all’approccio place-based alle politiche strutturali di sviluppo. Come sottolineato dagli esperti dell’OCSE, alla luce dei cambiamenti nei contesti rurali degli ultimi due decenni le politiche di sviluppo rurale dovrebbe mettere definitivamente alle spalle l’approccio di breve termine ed eminentemente settoriale del passato e puntare sulla creazione, a livello locale, di condizioni di contesto favorevoli alla valorizzazione del potenziale di sviluppo di ciascuna area rurale.
L’impatto dei Piani di Sviluppo Locale bottom up. L’importanza degli “effetti di apprendimento”
Il post pone in luce quali siano gli impatti qualificanti dei Piani di Sviluppo Locale (PSL) informati all’approccio CLLD/LEADER. L’impatto dei PSL, quale che sia il loro disegno strategico e gli strumenti di policy utilizzati si può articolare su tre livelli: (i) impatto sul comportamento di tutti gli operatori (sia quelli pubblici, sia quelli privati); (ii) potenziamento della dotazione del “capitale sociale” su scala locale. Questo, peraltro, ha un effetto catalizzatore non solo sulle ricadute socio-economiche dei PSL, ma anche sugli stessi processi di apprendimento presso gli stakeholder locali; (iii)
impatti economici sui territori interessati. Pertanto, il post fornisce anche, implicitamente, delle indicazioni sugli elementi chiave del “disegno di valutazione” dei PSL.
Il dibattito sull’approccio place-based alle politiche strutturali di sviluppo
Il post presenta i tratti essenziali dell’approccio place-based per la formulazione delle politiche strutturali di sviluppo, rilanciato nel corso del 2018 da due importanti contributi di ricerca dell’OCSE e della Banca Mondiale. Tale approccio ha inciso in modo rilevante sulla stessa formulazione della “politica di coesione” dell’UE, sia nel periodo 2007-2013 sia in quello corrente. A una prima lettura delle proposte di regolamento sulla “politica di coesione” 2021-2027, invece, sembra emergere un certo arretramento della Commissione per quel che concerne il peso da dare a forme di progettazione integrata territoriale, che sembrano destinate ad avere un ruolo di rilievo solo con riferimento alle aree urbane.
Fondi Strutturali e politiche per la ricerca e l’innovazione. A cosa servono davvero le Smart Specialisation Strategies regionali?
Il post esamina alcune criticità del paradigma “Smart Specialisation Strategies” sviluppatosi nell’ultimo decennio su impulso della Commissione Europea, guardando soprattutto a come le Regioni italiane lo hanno applicato per formulare le loro RIS3 regionali e, di conseguenza, le loro strategie per sostenere la ricerca e l’innovazione con il contributo dei Fondi Strutturali. Le criticità principali, a mio avviso, concernono la scelta degli “ambiti scientifico-tecnologici” prioritari, la gestione dei processi di scoperta imprenditoriale e, fin qui, la scarsa attenzione alle difficoltà metodologiche specifiche comportate dai processi di monitoraggio e valutazione delle RIS3.
Le politiche per la ricerca e l’innovazione. Gli elementi chiave del paradigma “Smart Specialisation Strategies”
Il post illustra gli elementi chiave del paradigma “Research and Innovation Smart Specialisation Strategies” (RIS3), come introdotti nella Guida del 2012 della Commissione, un documento semplice e molto concreto che consente di approcciare con facilità concetti analitici alquanto complessi (concetti che interessano tanto studi sugli ecosistemi innovativi e sulle migliori politiche per sostenere la ricerca e l’innovazione, quanto studi sulle strategie di sviluppo strutturale place-based).
Oltre l’approccio “bottom up”. I nuovi GAL alla prova dello “sviluppo locale condiviso”
Questo post pone in evidenza la necessità di superare la contrapposizione fra l’approccio “top down” e quello “bottom up” e sperimentare forme di “sviluppo locale condiviso”, in cui gli attori locali debbono avere un ruolo “propositivo e ricettivo”, al fine di perseguire interessi “endogeni, ma proiettati su scala sovra-locale”