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Appunti 30.11.2024 – Il principio di sana gestione finanziaria e il Sistema di Gestione e Controllo dei Programmi cofinanziati dai Fondi Strutturali

Gli Appunti di oggi illustrano molto brevemente la ratio del Sistema di Gestione e Controllo (Si.Ge.Co.) dei Programmi cofinanziati dai Fondi Strutturali.
I Si.Ge.Co. (documenti più formali, fortemente incentrati sull’esigenza di dimostrare l’indipendenza funzionale delle Autorità di programma e al loro interno) e le piste di controllo (documenti più operativi, intesi a descrivere più nel dettaglio organigramma e processi attuativi e di controllo) sono due elementi fondamentali per efficacia ed efficienza dei Programmi e per garantire la corretta esecuzione dei controlli di legittimità e di regolarità delle spese (“verifiche di gestione” eseguite dalle Autorità di Gestione) e degli audit eseguiti dalle Autorità di Audit.
I principi alla base del Si.Ge.Co. e delle piste di controllo, ancor prima che nel Reg. (UE) 2021/1060, trovano fondamento nel Titolo II Principi del Regolamento finanziario dell’UE (Reg. UE; Euratom) 2024/2509).

Limiti cronici della PA italiana nella gestione dei Fondi Strutturali e processi di audit, monitoraggio e valutazione

La gestione dei Programmi cofinanziati dai Fondi Strutturali e degli interventi finanziati dal Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (FSC) in diverse Regioni continua ad essere caratterizzata da limiti che sembrano quasi insormontabili. La descrizione di tali limiti, sovente, è discutibile anche laddove proposta in articoli accademici, dal momento che non muove da una approfondita analisi delle varie fasi del ciclo di policy making.
In questo post propongo, invece, una nota di viaggio da practitioner che, per il tipo di lavoro svolto, deve necessariamente calarsi nella concreta attuazione di certi procedimenti.
E’ una lettura severa di certi limiti cronici nella gestione delle organizzazioni pubbliche e dell’attuazione dei Programmi cofinanziati dai Fondi Strutturali. Al tempo stesso, vorrei ricordare che certi limiti gestionali si riscontrano anche per molte organizzazioni private. Questo post, quindi, si focalizza sui limiti gestionali delle organizzazioni pubbliche solo per il fatto che è quelle che conosco meglio.
In estrema sintesi, i limiti nella gestione dei Programmi cofinanziati dai Fondi Strutturali, da un lato scontano il ruolo dominante nei processi di programmazione strategica dei decisori politici (malgrado i numerosi vincoli alla formulazione delle strategie dettati dai Regolamenti dell’UE) e, dall’altro, tendono a perpetuare lo strapotere decisionale dei decisori politici. Per essere più concreti, vorrei evidenziare che è chiara testimonianza di questa posizione il fatto che sono gli stessi dirigenti in posizione apicale della PA a sottovalutare o, peggio, tollerare con fastidio, il ruolo di cruscotto operativo dei Programmi del monitoraggio ed anche di audit e valutazione. Se i dirigenti della PA non riescono a cogliere o valorizzare la vera funzione di audit, monitoraggio e valutazione, è nell’ordine naturale delle cose che men che meno tengano in considerazione i risultati concreti dei Programmi e le “lezioni dell’esperienza” della loro attuazione i decisori politici.

Audit, monitoraggio e valutazione dei Programmi cofinanziati dai Fondi Strutturali

Il post argomenta che audit, monitoraggio e valutazione costituiscono i principali meccanismi di apprendimento nell’ambito delle procedure attuative dei Programmi cofinanziati dai Fondi Strutturali (essi si possono tutti collocare nella fase “check” del Ciclo Plan Do Check Act di Shewhart e Deming). Va sempre ricordato, tuttavia, che essi hanno finalità, approcci e anche tempi di esecuzione differenti. In particolare va ricordato che il monitoraggio risponde alla domanda “Are we doing the things right?”». Invece, la valutazione risponde alla domanda “Are we doing the right things?”

Potenziare la capacità amministrativa nella gestione dei Fondi Strutturali: l’importanza di spiegare meglio le differenze fra Opzioni di Costo Semplificate e Finanziamenti non collegati ai costi

Il post rimarca che: (i) fra le competenze degli operatori pubblici impegnati nella gestione di interventi cofinanziati dai Fondi Strutturali da rafforzare ulteriormente vi è certamente il bagaglio di conoscenze inerenti ai circuiti finanziari e, più nello specifico, alle “forme di rimborso delle spese”, ossia costi reali, Opzioni di Costo Semplificate e, dopo l’entrata in vigore del Reg. (UE, Euratom) 2018/1046 (il Regolamento finanziario vigente), i “finanziamenti non collegati ai costi delle operazioni” (Financing Not Linked To Costs – FNLTC); (ii) le strategie di capacity building per migliorare la gestione dei Fondi Strutturali dovrebbero contribuire a spiegare meglio le differenze fra Opzioni di Costo Semplificate (OCS) e “finanziamenti non collegati ai costi delle operazioni”. Non è corretto, infatti, affermare che ambedue queste forme di rimborso sono intese a rafforzare l’orientamento ai risultati degli interventi. Le OCS, infatti, sono intese a rafforzare la “velocità di spesa” (“capacità di spesa”) dei Programmi, attraverso una forte spinta alla semplificazione delle procedure di rendicontazione delle spese e, quindi, dei controlli. I “finanziamenti non collegati ai costi delle operazioni”, invece, potrebbero in effetti corrispondere all’esigenza, ancora più stringente, di rafforzare la qualità della spesa nel periodo 2021-2027e la capacità degli interventi di produrre cambiamenti significativi (impatti). Essi, infatti, sono informati a logiche “pay-by-results” per cui il rimborso delle spese sostenute è condizionato all’effettivo raggiungimento dei risultati prestabiliti.

La capacità amministrativa nella gestione dei Fondi “per la coesione”: definizione e valutazione

Il post propone una breve riflessione sulle rilevanti questioni della capacità amministrativa nella gestione dei Fondi Strutturali e della sua valutazione.
Gli interventi di sostegno alla capacità amministrativa verranno implementati nel periodo 2021-2027 secondo l’approccio “tabella di marcia” – ossia sulla base di step successivi – proposto dalla Commissione. In questo approccio, correttamente, è anche richiesto di impostare per le azioni di capacitazione uno specifico sistema di monitoraggio e valutazione. Il nodo della questione è che la valutazione degli interventi di capacity building è particolarmente complessa per molteplici ragioni.
Gli aspetti più critici della valutazione della capacità amministrativa sono tre: (i) è molto difficile definire la capacità amministrativa (e quindi stabilire l’oggetto stesso della valutazione); (ii) la valutazione andrebbe adeguatamente differenziata a seconda della macro-fase considerata, della tipologia di operazione e della titolarità dell’attuazione (distinguendo fra azioni “a regia regionale” e azioni “a titolarità regionale”); (iii) la valutazione andrebbe considerata essa stessa parte del processo di capacitazione amministrativa (in altri termini, dovrebbe essere introdotta nel sistema di gestione dei Fondi una autentica cultura valutativa).

Selezione delle operazioni dei Programmi FESR nel caso di azioni “a regia regionale” ed efficienza generale dei processi attuativi

Il post, in continuità con i due precedenti di Maggio, illustra meglio come nelle azioni “a regia regionale” dei Programmi cofinanziati dai Fondi Strutturali vi sia una fase “esterna” alle procedure attuative in capo alle Autorità di Gestione (ADG) e, quindi, efficienza procedurale ed efficacia delle azioni di policy dei Programmi non siano da imputare integralmente alle ADG. Questo vale, in particolare, nel caso della realizzazione dei lavori pubblici – più o meno complessi – nell’ambito dei Programmi Regionali FESR.
Questo interroga analisti e responsabili dell’attuazione dei Programmi su due aspetti: (i) la necessità di elaborare dei Disegni di Valutazione dei Programmi completi che tangano conto anche di inefficienze e criticità non direttamente attribuibili ai Dipartimenti regionali (all’ADG); (ii) l’esigenza per le ADG di formulare delle pertinenti azioni di capacity building a favore dei soggetti attuatori terzi. Queste azioni, a mio parere, dovrebbero anche e soprattutto spiegare bene ratio e linee portanti dei controlli amministrativi e principali casistiche inerenti alle irregolarità, in quanto è nel corso dei controlli che, spesso, emergono in tutta chiarezza sia i deficit di competenze dei soggetti beneficiari, sia le inefficienze delle loro procedure attuative.

Macro-processi per l’attuazione dei Programmi Regionali FESR e selezione delle operazioni nel caso di azioni “a regia regionale”

Il post è inteso a descrivere meglio il quadro delle procedure attuative primarie (programmazione operativa, selezione delle operazioni e attuazione degli interventi e circuiti finanziari) per la gestione dei Programmi cofinanziati dai Fondi Strutturali, segnatamente dei Programmi Regionali (PR) FESR.
In particolare il post rimarca l’importanza di tenere conto che, nell’ambito del macro-processo selezione delle operazioni finanziate dal FESR, quando si considerano gli interventi “a regia regionale” vi è un processo che, di fatto, sposta l’iter procedurale al di fuori dell’Amministrazione pubblica titolare dei Programmi (in gergo, Autorità di Gestione). E’ il processo della predisposizione delle Domande di Sostegno (ossia delle proposte di progetto) che è in capo dei richiedenti dei finanziamenti. Questo è un elemento che condiziona l’intero ciclo di vita dei progetti ammessi a beneficio e, quindi, incide sulla c.d. efficienza procedurale (efficienza amministrativa). Nel caso delle “azioni a regia regionale”, pertanto, efficienza ed efficacia delle azioni non sono integralmente imputabili solo alla Pubblica Amministrazione (PA). Di riflesso, come si proverà a spiegare meglio nel prossimo post, l’Amministrazione titolare dei Programmi si dovrà anche fare carico della formulazione di una strategia di capacity building volta a migliorare la capacità dei percettori dei finanziamenti di predisporre proposte di progetto di qualità, di gestire efficientemente gli interventi e, non ultimo, di rendicontare correttamente le spese.

Alcune indicazioni per elaborare una strategia strutturata di accesso ai fondi dei Programmi Regionali FESR

Il post fornisce delle indicazioni su alcuni capisaldi di una strategia di accesso strutturata ai finanziamenti dei Programmi Regionali (PR) FESR, strategia che dovrà essere, necessariamente, molto attenta alle procedure attuative delle molteplici tipologie di azioni.
Tale strategia dovrà considerare – indicativamente nell’ordine proposto – i seguenti aspetti: (i) forme di sostegno (operazioni di spesa) attraverso le quali sono erogati i contributi ai beneficiari/destinatari finali (appalti, sovvenzioni, strumenti finanziari o premi); (ii) macro-tipologia e tipologia di azione FESR, (iii) forma di gestione delle varie azioni del FESR (gestione “a titolarità regionale” o gestione “a regia regionale”), forma di gestione che, di fatto, indica ai potenziali beneficiari/destinatari quale organismo opererà come Ufficio Competente per le Operazioni (UCO), agendo da stazione appaltante nel caso di appalti e concessioni e da soggetto gestore delle sovvenzioni nel caso di regimi di aiuto e di concessioni di altri benefici a degli operatori economici; (iv) criteri di selezione; (v) procedure attuative, focalizzando l’attenzione su quelle da considerare “primarie” (programmazione operativa; approvazione e selezione delle operazioni e attuazione, controlli e circuiti finanziari); (vii) risorse allocate, a livello di ciascun Obiettivo Specifico (OS) dei PR FESR, sulle azioni (prestando attenzione al fatto che, tuttavia, a livello di ciascun OS non vi è un cronoprogramma finanziario e che le risorse sono allocate per “campi di intervento” e non per azioni di policy).