Il post rimarca la rilevanza politica di Next Generation EU (NGEU) per lo stesso processo di integrazione europea. Per la prima volta nella storia dell’UE, infatti, la Commissione Europea darà corso a un massiccio piano di emissione di titoli di debito europei, attraverso il dispositivo giuridico “Strumento dell’UE per la ripresa” per finanziare interventi di contrato degli effetti recessivi della pandemia che, tra l’altro, avranno come effetto una forte redistribuzione di risorse fra gli Stati Membri (l’Italia ne sarà fra i principali beneficiari). NGEU e il dispositivo giuridico – “EU Recovery Instrument” – attraverso il quale la Commissione raccoglierà risorse finanziarie straordinarie sui mercati dei capitali per finanziare il Piano per la Ripresa Europea costituiscono non solo una poderosa spinta dal lato della domanda al rilancio post-pandemico dell’economia europea, ma anche dei fattori di profondo rinnovamento dell’impianto delle politiche pubbliche dell’UE. Essi, inoltre, potrebbero parimenti contribuire in modo decisivo a ridisegnare il sistema di governance delle politiche europee e nazionali e ad indirizzare il processo di integrazione europea nella direzione di una autentica “unione fiscale”.
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Il gap di produttività dell’economia italiana ai tempi dell’austerità fiscale
Il post, muovendo da un contributo recente della Banca di Italia, indica nel “gap di produttività” la principale criticità dell’economia italiana. Il “gap di produttività” mina non solo il potenziale di crescita dell’economia italiana, ma anche le possibilità di stabilizzazione del rapporto Debito/PIL. Dopo anni di manovre di bilancio restrittive per ridurre il deficit, l’Italia sembra avere bisogno di un deciso turn around del policy mix e di manovre volte a limitare gli effetti negativi delle principali criticità strutturali del sistema produttivo italiano (nanismo industriale e modesti livelli di spesa delle imprese per R&ST).