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Si fa presto a dire valutazione dell’impatto delle Smart Specialisation Strategies

Il post, in continuità con quelli precedenti, sottolinea come la valutazione delle RIS3, in realtà, implichi una valutazione dei vari strumenti di policy (programmi di policy pluriennali e altri strumenti agevolativi) che possono incidere sui cambiamenti dei sistemi innovativi e produttivi (quale che sia la scala territoriale di intervento considerata) e che le RIS3 regionali, invero, agiscono direttamente solo sugli “effetti di apprendimento” degli operatori pubblici e privati dell’eco-sistema innovativo

Fondi Strutturali e politiche per la ricerca e l’innovazione. A cosa servono davvero le Smart Specialisation Strategies regionali?

Il post esamina alcune criticità del paradigma “Smart Specialisation Strategies” sviluppatosi nell’ultimo decennio su impulso della Commissione Europea, guardando soprattutto a come le Regioni italiane lo hanno applicato per formulare le loro RIS3 regionali e, di conseguenza, le loro strategie per sostenere la ricerca e l’innovazione con il contributo dei Fondi Strutturali. Le criticità principali, a mio avviso, concernono la scelta degli “ambiti scientifico-tecnologici” prioritari, la gestione dei processi di scoperta imprenditoriale e, fin qui, la scarsa attenzione alle difficoltà metodologiche specifiche comportate dai processi di monitoraggio e valutazione delle RIS3.

Accesso ai fondi europei dei Comuni. Il problema del co-finanziamento

Il post discute di come i Comuni potrebbero ovviare al problema del co-finanziamento dei progetti per accedere ai fondi UE. I problemi di dissesto finanziario dei Comuni sono innegabili, ma certamente gli amministratori locali potrebbero fare meglio per quanto concerne sia le loro strategie di accesso ai fondi UE, sia la sperimentazione di innovativi Partenariati Pubblici Privati e relativi strumenti di finanza strutturata per sostenere gli investimenti pubblici locali.

I principali fondi europei “contro la povertà e l’esclusione sociale”. Riflessioni a margine di un seminario dello SPI CGIL di Roma e del Lazio

Il post, muovendo dalla presentazione dell’interessante seminario dello SPI CGIL di Roma e del Lazio “Nessuno escluso. Contro la povertà e l’esclusione sociale”, che si terrà a Roma, Via Buonarroti 12, il prossimo 12 febbraio, propone una sintetica mappatura dei fondi dell’UE per contrastare povertà ed esclusione sociale.

Alcune note sui problemi di accesso ai fondi europei dei Comuni del Lazio (e non solo)

Il post evidenzia una serie di problemi di accesso ai fondi UE da parte dei Comuni, specialmente di quelli più piccoli. Nella mia attività professionale, riscontro che, in Italia, Enti Locali (e anche operatori privati) faticano ad indirizzare le proposte progettuali sui canali di finanziamento più pertinenti. In particolare, si continua a sottostimare l’importanza del mainstreaming dei progetti.

Federalismo fiscale, Multi Level Governance dell’UE e fondi strutturali

Il post sottolinea l’importanza di tenere il dibattito sul federalismo legato a quello sulla Multi Level Governance (MLG) delle politiche strutturali dell’UE. Il ritardo nella spesa e la variabilità di capacità di impegno e di capacità di spesa dei programmi 2014-2020 fra le varie regioni dimostra, infatti, che ancora oggi non si sono realizzate due pre-condizioni fondamentali affinchè il sistema di MLG si rilevi efficace ed efficiente: (i) capacità di gestire le fasi di coordinamento e attuazione delle scelte programmatiche fatte da ogni livello; (ii) capacità di attuare quanto previsto secondo i tempi e le modalità condivise con gli altri attori istituzionali.

Le difficoltà di accesso ai fondi europei dei Comuni del Lazio. Iniziamo dai problemi dei piccoli Comuni

Il post è un invito alla riflessione su come un serio ragionamento sulle criticità di accesso ai fondi UE dei Comuni deve muovere dai problemi di quelli più piccoli (in particolare quelli che ricadono nelle Aree C e D stabilite da Accordo di Partenariato e PSR regionali) e da considerazioni e proposte di soluzione indicate dagli stessi amministratori locali. Le soluzioni a certi problemi, infatti, vanno ricercate insieme agli amministratori locali, partendo in primo luogo dalle criticità registrate dai Comuni più piccoli e non sulla base di presunte “buone pratiche” che gli amministratori locali si vedono calate dall’alto.

Fondi europei, Comuni e strategie di sviluppo locale integrate nel Lazio

Il post è un invito alla riflessione su come il rapporto fra fondi europei e Comuni vada interpretato anche alla luce del sistema di Multi-Level Governance che si è dato il nostro Paese negli ultimi anni con la L. 56/2014 (“riforma Delrio” dell’ordinamento istituzionale a Costituzione invariata). Anche le attività di supporto ai Comuni per facilitare l’accesso ai fondi europei, infatti, dovrebbero essere ripensate sulla base di caratteristiche ed esigenze di cluster di Comuni, accomunati in primo luogo dall’appartenenza ad “aree vaste omogenee”.

Il FEIS e altre piattaforme di investimento miste per l’attuazione dell’agenda digitale

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Il post evidenzia l’importanza del FEIS del “piano Juncker” e di altre piattaforme di investimento pubblico-private per implementare l’agenda digitale. A fronte dei vincoli di bilancio imposti dal “fiscal compact”, gli ingenti investimenti necessari per completare il mercato unico digitale, pragmaticamente, devono essere finanziati con strumenti di finanziamento la cui logica finanziaria è informata alle caratteristiche peculiari della “finanza di progetto”.