Gli Appunti di oggi illustrano molto brevemente la differenza sostanziale fra Politiche Attive del Lavoro e politiche strutturali dell’occupazione.
I Programmi cofinanziati da FSE+ – segnatamente la Priorità Occupazione – includono le azioni di Politica Attiva del Lavoro (PAL), ma non le politiche strutturali dell’occupazione.
Il nodo della questione è che non è possibile sostenere la creazione di nuovi posti di lavoro solo con interventi che rendano più flessibili i mercati del lavoro e facilitino il matching fra domanda e offerta di lavoro (è anche per questo motivo che sarebbe preferibile, come accaduto in altri periodi di programmazione, fare riferimento a obiettivi di occupabilità o di “migliore accesso all’occupazione”).
L’analisi del disegno strategico di questi Programmi e la valutazione dei loro effetti, pertanto, vanno sempre sviluppate partendo dalla premessa che gli interventi della Priorità Occupazione possono effettivamente concorrere a migliorare la situazione occupazionale se vi sono politiche strutturali dell’occupazione che sostengono – sul piano quantitativo (più posti di lavoro) e anche su quello qualitativo (migliori profili professionali e migliori condizioni di trattamento degli occupati) – la domanda di lavoro.
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Il negoziato sui fondi europei per la coesione post 2020. L’Italia ha ancora bisogno di questi fondi?
Il post, muovendo dal negoziato sui fondi UE per la coesione post 2020, ricorda la situazione di grave ritardo delle regioni del Mezzogiorno storico. L’Italia, quindi, ha ancora un forte bisogno dei fondi UE per la coesione. Ma nel corso del negoziato chiediamoci anche perché in questo Paese l’ingente montante di Fondi Strutturali continui ad essere speso male e non produca effetti sul “catching up” delle regioni del Mezzogiorno storico. La domanda riportata nel titolo è volutamente anche provocatoria. Se l’Italia, come è incontrovertibile, ha ancora bisogno dei fondi UE per la politica di coesione, allora è assolutamente tempo che, in vista dell’avvio del nuovo ciclo di programmazione, operi un deciso turn around (vero e non di facciata) del sistema di gestione e di monitoraggio, controllo e valutazione delle spese cofinanziate dai fondi UE.
La valutazione delle politiche regionali per l’innovazione. Principali fonti statistiche e indicatori a livello europeo
Il post rimarca che ai fini di una rigorosa valutazione a livello regionale degli interventi a sostegno della ricerca e dell’innovazione sono disponibili molteplici fonti statistiche quantitative e quali-quantitative, gestite direttamente dalla Commissione (in particolare dalla DG Industria e Mercato Interno), dall’Eurostat e dal progetto ESPON. Tutte queste fonti consentono di disporre di una consolidata batteria di indicatori rilevabili su scala regionale, Inoltre, vengono periodicamente aggiornati per tutte le regioni NUTS II anche due indicatori compositi: il Regional Innovation Scoreboard (RIS) e il Regional Competitiveness Index (RCI).