Il post discute le recenti critiche della Corte dei Conti Europea all’approccio Sviluppo Locale di Tipo Partecipativo (approccio CLLD/LEADER) presentate nella Relazione Speciale N. 10/2022. Tali critiche, quantunque in ampia parte condivisibili, non appaiono particolarmente solide per i seguenti motivi: (i) l’analisi non sembra sorretta da un robusto approccio valutativo; (ii) l’analisi, di conseguenza, fornisce delle giustificazioni un po’ vaghe in merito al limitato valore aggiunto dell’approccio CLLD/LEADER. A tale riguardo si evidenzia che la valutazione dell’approccio CLLD/LEADER è alquanto complessa per molteplici motivi, fra cui spiccano la sua natura complessa e il fatto che l’efficacia degli interventi implementati seguendo tale approccio viene a dipendere dal comportamento di molteplici attori. Inoltre, l’approccio alla valutazione del LEADER suggerito dalla Commissione e da altri Enti istituzionali di ricerca non è sufficientemente ancorato a una solida e circostanziata “theory of change” (“teoria del cambiamento”).
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Strategie di sviluppo territoriale, integrazione dei migranti e housing sociale nelle aree rurali
Il post propone delle riflessioni sui principali strumenti di finanziamento della programmazione 2021-2027 potenzialmente disponibili per finanziare innovativi progetti di housing sociale nelle zone peri-urbane e rurali volti specificamente a favorire la “regolarizzazione” e il progressivo inserimento socio-lavorativo dei migranti nelle c.d. “aree interne” e/o in altre aree economicamente molto fragili. Il consolidamento dei percorsi di vita dei migranti nelle aree a rischio di marginalità sociale potrebbe avere due effetti positivi: (i) contrastare il declino demografico di queste aree; (ii) contribuire a sostenere l’economia locale (sia per effetto dei maggiori consumi in loco, sia per effetto dell’avvio di nuove attività produttive condotte dagli stessi migranti).
I più rilevanti strumenti di finanziamento sono il FESR (si pensi alle Strategie di Sviluppo Territoriale ex Obiettivo Specifico 5.2 della nuova programmazione); il Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale per finanziare direttamente interventi di sostegno in aree rurali più fragili e, soprattutto, il Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione e FSE Plus. In questo post non vengono considerati i contributi potenzialmente utili del PNRR.
Breve presentazione del regolamento generale sui Fondi Strutturali 2021-2027
Il post propone una presentazione sintetica, tramite tre schemi grafici, della struttura del regolamento generale sui Fondi Strutturali 2021-2027 (il Reg. (UE) 2021/1060 approvato il 24.06.2021 e pubblicato sulla GUUE del 30.06.2021). Il Reg. (UE) 2021/1060 si articola in ben 9 Titoli. Uno di quelli più significativi è certamente il Titolo III “Programmazione” – articoli da 21 a 37 del RDC – che, inter alia, disciplina le forme dello “sviluppo territoriale” della programmazione 2021-2027, che costituiscono un autentico pilastro della programmazione FESR.
La bussola della formulazione strategica dei Programmi FESR 2021-2027
Il processo di formulazione dei Programmi 2021-2027 si snoda lungo quattro step fondamentali: (i) la fase di formulazione strategica; (ii) la fase di formulazione operativa; (iii) la verifica del rispetto dei vincoli sulle tipologie di intervento ammissibili; (iv) la verifica del rispetto quantitativo dei vincoli di concentrazione tematica (finanziaria) degli interventi. La fase di formulazione strategica può essere schematizzata tramite la “bussola” della formulazione strategica dei Programmi, i cui punti cardinali, con riferimento ai Programmi regionali FESR, sono: (i) gli Obiettivi di Policy (OP); (ii) i 23 Obiettivi Specifici del FESR associati agli OP; (iii) il rispetto delle condizioni abilitanti e (iv) la verifica della coerenza con le strategie regionali di specializzazione intelligente.
La politica di coesione 2021-2027 in Italia: quadro d’insieme con vista sul PNRR
Il Ministro per il Sud e la Coesione territoriale ha promosso una utile iniziativa – “Uniamo l’Italia – Idee e proposte per programmare il Fondo Sviluppo e Coesione” – che, di fatto, è una consultazione aperta a vari stakeholders intesa a migliorare la programmazione del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (FSC) per il ciclo 2021-2027.
Il post rimarca che sono ampiamente condivisibili i punti di partenza dell’iniziativa di “ascolto” degli stakeholders pubblici e privati lanciata dal Ministro – volontà di assicurare l’aggiuntività rispetto alle spese ordinarie dello Stato e volontà di rafforzare la strategicità dei progetti finanziati – ma che è parimenti necessario potenziare la complementarietà e la mutua coerenza dei vari strumenti di intervento a sostegno della coesione territoriale che, nel periodo di programmazione 2021-2027, sono molto più numerosi che non nel periodo 2014-2020. Dal momento che è ancora in corso la fase di formulazione dei Programmi cofinanziati dai Fondi Strutturali vi sarebbero ancora i margini per curare meglio la definizione dei meccanismi di coordinamento dei vari strumenti di intervento.
I Comuni alla prova del PNRR
Il post discute del dibattito in corso sulle azioni di capacity building per i Comuni (e per l’intera PA) al fine di migliorare la loro capacità di gestione degli interventi che verranno finanziati dal PNRR. Gli aspetti critici del dibattito (e quindi della formulazione delle stesse strategie di capacity building) sono almeno tre: (i) esistono già varie iniziative di sostegno ai Comuni e, quindi, non si parte da zero, bensì da un novero ampio di azioni che, probabilmente, in alcuni casi non hanno funzionato. Prima di formulare le nuove azioni di sostegno sarebbe utile valutare bene e con obiettività quelle pregresse; (ii) appare eccessivo il focus sulla “semplificazione” delle procedure (questione importante, ma non esaustiva delle criticità nella gestione di servizi e interventi di sviluppo). Sarebbe altrettanto importante rafforzare l’orientamento ai risultati delle organizzazioni pubbliche e la loro capacità di programmazione (sia per le opere pubbliche, sia per i piani di area vasta); (iii) la Commissione Europea, negli anni, ha sviluppato (anche con il supporto di EIPA ed OCSE) degli utili strumenti per rafforzare l’orientamento ai risultati dell’azione pubblica e la capacità di gestione dei Fondi europei. Sarebbe particolarmente importante utilizzare maggiormente in Italia i “Toolbox” della Commissione, proprio per il fatto che la nostra PA continua soprattutto a patire gli effetti negativi della scarsa propensione a “lavorare per risultati”.
Strategia Nazionale per le Aree Interne: dalla fase sperimentale 2014-2020 alla fase strutturale 2021-2027
Il post discute il passaggio di fase che caratterizza la Strategia Nazionale delle Aree Interne (SNAI), che da strategia sperimentale del periodo 2014-2020 è destinata a diventare una politica strutturale del Paese, sostenuta sia dall’Accordo di Partenariato 2021-2027 (e quindi dai Fondi Strutturali), sia dal PNRR 2021-2026 (sezione dedicata alla coesione territoriale). L’importanza della SNAI appare particolarmente significativa nelle regioni del Mezzogiorno storico che, in media, si caratterizzano per una maggiore vastità delle aree interne, una maggiore percentuale di Comuni Montani e, non ultimo, una maggiore percentuale di “piccoli Comuni”. Il combinato disposto di un numero elevato di “piccoli Comuni” e dell’ampiezza delle aree montane rende particolarmente difficile per i Comuni del Mezzogiorno gestire con efficacia ed efficienza l’erogazione di servizi di interesse collettivo. E’ opportuno, quindi, che nell’ambito della SNAI strutturale post 2020 vengano rafforzate (anche sul piano qualitativo) le azioni di capacity building per i “piccoli Comuni” e le clausole degli stessi processi di approvazione delle “strategie di area” che li spingono verso l’associazionismo inter-comunale per la gestione dei servizi di qualità sociale.
Risoluzione del Parlamento Europeo sui Recovery Plan. Quali insegnamenti trarne per l’attuazione di Recovery Plan e Programmi cofinanziati dai Fondi Strutturali?
Il post propone delle critiche all’odierna Risoluzione del Parlamento Europeo su formulazione, attuazione e valutazione dei Recovery Plan.
L’aspetto più controverso è la malcelata volontà della Risoluzione di porre il Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e i Recovery Plan a latere degli strumenti tradizionali a sostegno della coesione economica, sociale e territoriale dell’UE (in primis i Fondi Strutturali).
Il Dispositivo e i Fondi Strutturali hanno fondamenti politici, giuridici e di politica economica ampiamente diversi ed è opportuno che sia così. Invece di spingere l’attuazione dei Recovery Plan nella direzione degli obiettivi dei Fondi Strutturali, come tenta di fare la Risoluzione, sarebbe molto più opportuno rivendicare una forte coerenza dei Recovery Plan nazionali e dei Programmi Operativi cofinanziati dei Fondi Strutturali e, soprattutto, la conclusione dei negoziati sugli Accordi di Partenariato nazionali e sui Programmi Operativi cofinanziati dai Fondi Strutturali.
Alcune considerazioni sulla progettazione integrata territoriale nella politica di coesione 2021-2027
Il post esamina il possibile spazio strategico degli interventi a sostegno dello sviluppo territoriale nella politica di coesione 2021-2027. Esso rimarca, in particolare, l’importanza degli emendamenti del Parlamento Europeo alle proposte di regolamento inerenti alla politica di coesione post 2020 avanzate dalla Commissione, per rafforzare la progettazione integrata territoriale nel periodo 2021-2027 in tutti i territori dell’UE. Il Parlamento, infatti, non solo ha richiesto di aumentare la riserva delle risorse finanziarie del FESR da destinare all’agenda urbana, ma ha anche richiesto di rafforzare gli interventi del FESR nelle aree rurali e di introdurre anche per questi interventi una riserva della dotazione nazionale FESR (pari al 5%).
Fondi Strutturali 2021-2027: la trasformazione “cosmetica” degli Obiettivi Tematici in Obiettivi Strategici
Il post rimarca la rilevanza di due aspetti quasi contraddittori che caratterizzano le proposte di regolamento sui Fondi dell’UE per la politica di coesione 2021-2027: (i) la mancanza di un quadro strategico generale a cui ancorare gli interventi specifici della politica di coesione (assimilabile, con riferimento alla programmazione in corso, alla strategia “Europe 2020”); (ii) la falsa riduzione dei grandi ambiti di intervento dei Fondi Strutturali. La Commissione propone di passare dagli 11 Obiettivi Tematici del periodo 2014-2020 ai 5 Obiettivi Strategici di quello successivo. Ma si tratta, in realtà, di una mera riorganizzazione degli 11 Obiettivi Tematici attuali. Questo implica che, di fatto, il riferimento strategico di fondo, tacitamente, continua ad essere “Europe 2020”.