Il post propone delle riflessioni sul piano strategico dell’UE Next Generation EU e sui “piani per la ripresa e la resilienza”, che gli Stati Membri dovranno presentare entro ottobre per accedere ai finanziamenti “straordinari” di Next Generation EU. Tali piani, ovviamente, dovranno essere coerenti con i pilastri “strategici” di Next Generation EU (Europa verde, Europa digitale ed Europa più resiliente), aspetto questo da accogliere positivamente, sia per la rilevanza di questi pilastri “strategici”, sia per evitare una indesiderabile frammentazione degli interventi. L’aspetto realmente problematico, a dire il vero, concerne la capacità di finanziare ed attuare interventi strutturali di riforma delle politiche pubbliche, necessariamente graduali e di medio termine, e, al tempo stesso, rispettare le scadenze fissate per l’impegno delle risorse (fine del 2023) e per il loro pieno utilizzo (fine del 2026), scadenze non facili da ottemperare.
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Next Generation EU al termine del Consiglio Europeo del 17-21 luglio 2020. Uno strumento più debole sul piano strategico e meno innovativo
Il post, andando a completare quello del 20 luglio scorso, esamina alcune delle decisioni più rilevanti assunte dal Consiglio Europeo straordinario del 17-21 luglio 2020 su Next Generation EU e Strumento dell’UE per la ripresa (indicato ormai costantemente da media e decisori politici come “Recovery Fund”). L’accordo finale, inevitabilmente, ha luci e ombre, essendo la sintesi di posizioni negoziali sovente molto distanti fra i 27 Stati Membri. Ciò detto, nel corso del lungo Consiglio straordinario sono emersi due aspetti particolarmente critici: (i) una volta di più l’approccio “intergovernativo” alle questioni più rilevanti oggetto del negoziato ha prevalso ampiamente su quello comunitario/federalista; (ii) il Consiglio Europeo ha del tutto trascurato la valenza di possibile piano strategico di medio termine di Next Generation EU, puntando decisamente a rafforzarne la valenza di strumento di “risposta rapida” (le risorse dovranno essere impegnate entro il 31.12.2023) ed indebolendo (o eliminando del tutto), rispetto alla proposta iniziale della Commissione, programmi/linee di finanziamento più orientati alla produzione di beni pubblici europei e/o al rafforzamento della resilienza dell’UE.
La struttura dello Strumento dell’UE per la ripresa proposto dalla Commissione il 27 maggio 2020
Il post presenta la struttura dello Strumento dell’UE per la ripresa (in genere indicato come Recovery Fund), come delineata dalle proposte iniziali della Commissione del 27 maggio scorso. Il Recovery Fund (EU Recovery Instrument) è lo strumento che consente all’UE di andare oltre la sua capacità di spesa potenziale delimitata dalle “risorse proprie” ed affrontare in maniera più congrua gli effetti recessivi eccezionali della pandemia di COVID-19 (risorse impegnabili e spese del Quadro Finanziario Pluriennale post 2020 non sarebbero state sufficienti). Lo Strumento dell’UE per la ripresa, infatti, è uno strumento-quadro che, dal lato delle spese, si limita a fornire indicazioni sulla distribuzione delle risorse finanziarie raccolte fra i tre Pilastri operativi di Next Generation EU e fra programmi/linee di finanziamento dell’UE (programmi/linee di finanziamento inseriti nel Quadro Finanziario Pluriennale post 2020 ancora in corso di negoziazione).
Il Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027 dell’UE dopo le proposte di revisione del 27 maggio 2020
Il post sollecita una maggiore attenzione di media ed osservatori qualificati sull’importanza di un attento esame della struttura del bilancio pluriennale dell’UE (Quadro Finanziario Pluriennale) per il periodo 2021-2027. In una fase in cui si parla tanto di strategia di rilancio del paese, il piano strategico Next Generation EU e le nuove proposte sul Quadro Finanziario Pluriennale post 2020, che la Commissione ha avanzato il 27.05.2020, forniscono già un framework strategico su cui modellare, se si vuole, anche in modo un po’ opportunistico, la strategia di rilancio del paese. Una siffatta scelta faciliterebbe i negoziati anche su altri dossier con l’UE e, indirettamente, indurrebbe anche i potenziali beneficiari del nostro paese ad indirizzare scelte strategiche e capacità progettuali verso aree tematiche e settori di intervento su cui saranno allocate le quote più consistenti dei fondi europei post 2020.
La base giuridica dei negoziati su Next Generation EU e Quadro Finanziario Pluriennale dell’UE post 2020
Il post, completando i due precedenti, presenta in modo alquanto dettagliato la base giuridica del Piano “Next Generation EU” e dello Strumento dell’UE per la ripresa, che è lo strumento che consente all’UE di andare oltre la sua capacità di spesa potenziale delimitata dalle “risorse proprie”. La base normativa è costituita dagli artt. 310-312 del Trattato sul Funzionamento dell’UE (autentici pilastri del sistema di finanza pubblica dell’UE), dall’art. 122 del Trattato, che disciplina le misure eccezionali per sostenere Stati Membri in difficoltà finanziaria a causa di shock esogeni non prevedibili e, non ultimo, dall’art. 21 del Regolamento finanziario vigente approvato nel luglio 2018 (Reg. (UE, Euratom) 1046/2018).
Next Generation EU, lo Strumento dell’UE per la ripresa e il Quadro Finanziario Pluriennale post 2020
Il post è volto a completare quello del 10 giugno scorso, presentando meglio il legame fra il Piano “Next Generation EU” (a mio parere, un autentico piano strategico), lo Strumento dell’UE per la ripresa, che non è uno strumento di spesa in senso stretto, ma è lo strumento che consente all’UE di andare oltre le sue capacità di spesa potenziali delimitata dalle “risorse proprie”, e il bilancio pluriennale dell’UE (Quadro Finanziario Pluriennale) per il periodo 2021-2027. E’ in corso un negoziato aspro fra gli Stati Membri su questi piani/strumenti. Gli esiti di questo negoziato, sui quali inciderà in misura quasi decisiva il prossimo Consiglio Europeo di luglio, segneranno certamente una svolta per il futuro del processo di integrazione europea.
Il Piano “Next Generation EU” e il negoziato sui fondi europei 2021-2027
Le proposte avanzate dalla Commissione Europea il 27.05.2020 non solo delineano un ambizioso piano di ripresa socio-economica in Europa (“Next Generation EU”), ma rilanciano anche il negoziato sui fondi UE post 2020. A livello europeo, pertanto, è in corso un duplice negoziato molto complesso.
Il post, volutamente didascalico, tenta di chiarire meglio alcuni elementi essenziali di questo duplice negoziato e rimarca che lo Strumento dell’UE per la ripresa (da molti giornalisti indicato con approssimazione come “recovery fund”), sia sul piano logico sia su quello giuridico andrebbe accostato più correttamente al “sistema delle risorse proprie” dell’UE e non tanto al Quadro Finanziario Pluriennale post 2020 (che delinea il profilo delle spese dell’Unione dal 2021 al 2027).
La pertinenza “verticale” dei progetti di sviluppo con i fondi europei
Il post evidenzia come dei buoni progetti di sviluppo debbano necessariamente essere caratterizzati da una pertinenza “verticale” (di natura più politica) e da una pertinenza “orizzontale” (di natura più tecnica) molto elevate. Ciò detto, l’accesso o meno ai fondi europei per implementare tali progetti si gioca, fondamentalmente, lungo l’asse verticale della pertinenza (ossia della pertinenza con desiderata e linee di policy degli enti istituzionali sovra-ordinati). Per tutti i progettisti, quindi, il rebus è sempre lo stesso: come conciliare volontà dei soggetti proponenti dei progetti di corrispondere alle domande di intervento della cittadinanza locale e degli operatori economici del territorio e, al tempo stesso, garantire una adeguata coerenza verso l’alto delle strategie di sviluppo con obiettivi e linee di finanziamento delle Istituzioni sovra-ordinate (enti finanziatori).
I termini di riferimento fondamentali della mappatura dei fondi europei
Il post presenta i termini di riferimento essenziali della mappatura dei fondi europei e le attività ineludibili per accedere a questi fondi. Fra queste vi è l’analisi dei vincoli “interni” ed “esterni”. Tale analisi è volta a verificare se la nostra organizzazione è in grado di presentare una proposta di progetto “competitiva” ed anche a valutare prima se l’organizzazione riuscirà poi a gestire il progetto senza rischiare di incorrere in forme di born-out organizzativo e in fasi di stress finanziario.
La mappatura dei fondi europei (per capire a cosa servono davvero; se ci servono e perché ci servono)
I finanziamenti dell’UE sono semplicemente uno strumento per attuare le politiche pubbliche dell’UE. Tutte le organizzazioni dovrebbero avere l’umiltà di accettare l’idea che candidando un progetto per accedere alle sovvenzioni dell’UE, esse si candidano a diventare co-protagoniste dell’attuazione delle politiche europee (siano, quest’ultime, condivisibili o meno).
Quanto sopra implica che, se si vuole che la proposta di progetto venga finanziata, si deve delineare un “quadro logico” di obiettivi del progetto e di azioni assolutamente coerenti con gli obiettivi delle politiche pubbliche europee a cui fa riferimento un dato strumento finanziario dell’UE e/o uno specifico avviso di finanziamento. Questa è l’essenza del concetto di pertinenza “verticale” (mainstreaming “verticale”) dei progetti europei.