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Il 5 Luglio scorso sono state rilasciate dalla Commissione tre importanti Decisioni di esecuzione che iniziano a chiarire meglio l’architettura della politica di coesione 2021-2027 e la distribuzione delle risorse fra Stati Membri e Regioni.
Il post presenta in termini divulgativi il significato del principio della “concentrazione tematica” dei Fondi Strutturali. Tale principio – qui illustrato segnatamente per il FESR – si sovrappone a quello di concentrazione “finanziaria”, dal momento che di fatto si concretizza in una serie di riserve di allocazione delle risorse pubbliche stanziate per obiettivi di politica economica e/o ambiti tematici di intervento. L’aspetto maggiormente rimarcato è che a latere della concentrazione tematica stricto sensu (a cui si dà corso con dei vincoli di allocazione delle risorse finanziarie), vanno considerati anche i vincoli sulle tipologie di intervento ammissibili e non ammissibili a beneficio, indicati nei Regolamenti verticali sui Fondi e quelli sulle categorie di intervento, come desumibili dall’Allegato I al Regolamento sulle Diposizioni Comuni (RDC). La tabella 1 dell’Allegato I al RDC, infatti, riporta una autentica nomenclatura delle categorie di intervento per i Fondi Strutturali, ciascuna delle quali è identificata da un codice (da 001 a 182).
Il breve post ricorda la conclusione del negoziato sui Fondi Strutturali 2021-2027. Mercoledì 23 Giugno, nel pomeriggio, il Parlamento Europeo riunito in seduta plenaria ha approvato in via definitiva i Regolamenti sulla “politica di coesione” 2021-2027 (segnatamente il Regolamento sulle Disposizioni Comuni, il Regolamento su FESR e Fondo di Coesione e quello sull’Obiettivo Cooperazione Territoriale Europea). Questi Regolamenti saranno pubblicati il 30 Giugno sulla GUUE.
Il post propone delle critiche all’odierna Risoluzione del Parlamento Europeo su formulazione, attuazione e valutazione dei Recovery Plan.
L’aspetto più controverso è la malcelata volontà della Risoluzione di porre il Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e i Recovery Plan a latere degli strumenti tradizionali a sostegno della coesione economica, sociale e territoriale dell’UE (in primis i Fondi Strutturali).
Il Dispositivo e i Fondi Strutturali hanno fondamenti politici, giuridici e di politica economica ampiamente diversi ed è opportuno che sia così. Invece di spingere l’attuazione dei Recovery Plan nella direzione degli obiettivi dei Fondi Strutturali, come tenta di fare la Risoluzione, sarebbe molto più opportuno rivendicare una forte coerenza dei Recovery Plan nazionali e dei Programmi Operativi cofinanziati dei Fondi Strutturali e, soprattutto, la conclusione dei negoziati sugli Accordi di Partenariato nazionali e sui Programmi Operativi cofinanziati dai Fondi Strutturali.
Il post ripropone un’analisi della rilevanza del “Green Deal europeo” quale faro del negoziato e della programmazione dei Fondi Strutturali 2021-2027. Il varo del “Green Deal europeo” e la successiva iniziativa per un “Piano di investimenti per un’Europa sostenibile” segnano un autentico turn around delle politiche europee. Seguendo il dibattito sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e lo scorcio finale del negoziato sull’Accordo di Partenariato (fulcro della programmazione dei Fondi Strutturali) si ha l’impressione che i decisori pubblici italiani considerino il “Green Deal” (e i molteplici elementi di novità nel quadro di policy europeo ad esso collegati) solo come degli ulteriori vincoli alla programmazione e non come delle opportunità per rifondare strutturalmente il fragile sistema economico del nostro Paese.
Il post propone una analisi delle sinergie fra le c.d. “condizioni abilitanti” dei Fondi Strutturali e le riforme inserite nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza del Governo Draghi.
Il fattore catalizzatore di ambedue le programmazioni possono essere le “strategie” e i piani di medio termine richiesti dalla normativa sui Fondi Strutturali per assolvere alle “condizioni abilitanti” (le “condizionalità” della programmazione 2014-2020). Le “strategie” e i piani di medio termine per assolvere alle “condizioni abilitanti”, infatti, sono strategie/documenti di policy di estrema rilevanza anche per rendere più performante l’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Il breve articolo rimarca l’importanza di inserire nei nuovi Programmi Operativi che saranno cofinanziati dal FSE Plus 2021-2027 una autentica priorità trasversale inerente alla tutela della salute pubblica. Una siffatta scelta è quasi obbligata a causa dell’esigenza, resa evidente dalla pandemia, di rafforzare i sistemi sanitari in tutti gli Stati Membri e, di fatto, è stata già attuata nell’ambito degli interventi della c.d. “Coronavirus Response Investment Initiative”, varata nel periodo Marzo-Aprile per valorizzare quanto più possibile i Fondi Strutturali quali strumenti di risposta rapida per fronteggiare l’emergenza sanitaria e tamponare gli effetti recessivi della pandemia.
Il post, dopo aver ribadito la pressante urgenza che Governo centrale e Regioni accelerino la formulazione sia del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (necessario per accedere ai contributi di Next Generation EU), sia dei Programmi Operativi che saranno cofinanziati dai Fondi “per la coesione” post 2020, fornisce un esempio concreto su come farlo con riferimento al Fondo Sociale Europeo Plus (FSE Plus). Il fattore catalizzante di ambedue le programmazioni sono le “strategie” e i piani di medio termine richiesti dalla normativa sui Fondi “per la coesione” per assolvere alle c.d. “condizioni abilitanti” (le “condizionalità” della programmazione in corso). Le “strategie” e i piani di medio termine per assolvere alle c.d. “condizioni abilitanti”, infatti, sono strategie/documenti di policy ineludibili anche per l’elaborazione di un valido Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Il post ricapitola le proposte più rilevanti avanzate nel 2020 dalla Commissione in materia di occupazione, istruzione in senso lato (lifelong learning) ed inclusione sociale. Queste proposte sono assolutamente coerenti con la Comunicazione COM(2020) 14 del 14.01.2020 “Un’Europa sociale forte per transizioni giuste” che, de facto, è il piano di lavoro che si è dato la Commissione von der Leyen per dare corso al Pilastro Europeo dei Diritti sociali e delineare un nuovo modello di sviluppo produttivo per il continente europeo, compatibile con visione e obiettivi del “Green Deal europeo”. Nonostante la terribile pandemia e gli ulteriori carichi di lavoro imposti alla Commissione dalla necessità di varare iniziative e strumenti straordinari per fronteggiarne gli effetti recessivi, l’organo esecutivo dell’UE ha ampiamente rispettato il piano di lavoro delineato nella COM(2020) 14. Alla luce del forte impatto della pandemia sui sistemi educativi e sull’organizzazione della didattica, appaiono particolarmente rilevanti le proposte del 30 Settembre scorso sulla strategia per creare un’autentica area europea dell’istruzione e sul piano di azione per l’istruzione digitale 2021-2027.
Il post, a partire dalla disamina del recente rapporto di valutazione della Commissione sull’efficacia del FSE 2014-2020 nel promuovere l’inclusione sociale e contrastare la povertà, rimarca che, con riferimento ai criteri valutativi efficacia e impatto, il “disegno di valutazione”, una volta stabilito un dato “ambito di valutazione”, può essere compiutamente definito solo una volta effettuata una mappatura articolata e attenta di (i) tipologie di intervento finanziate, (ii) gruppi target prevalenti di ogni tipologia di intervento e, non ultimo, (iii) procedure di selezione e attuazione degli interventi finanziati. La mappatura di questi elementi di analisi ineludibili, infatti, condiziona la formulazione della “theory of change” di riferimento e la mappatura degli impatti attesi, ma condiziona anche le Domande Valutative e i relativi criteri di giudizio ed anche la scelta di metodi e strumenti di analisi.
All Italian Public Administrations (PAs), irrespective of their size, face increasing financial constraints. Furthermore, ongoing institutional and administrative reforms bring about both the set up of new functions and new public expenditure. That is the case, in particular, for Local Authorities.
This short note presents National Operating Program ‘Governance e capacità istituzionale’, i.e. the main Program co-financed by the ERDF and the ESF aimed at sustaining the paradigm ‘open government’ and PA reforms in Italy.
Open government and open data are all the rage.
This short note is about the main financial instruments of the EU aimed at sustaining the paradigm ‘open government’ and the digital revolution within the European Public Administrations.
It is widely acknowledged that cities are the main drivers of economic growth, but they are not yet sustainable in a broad sense. Indeed, they face many wicked problems - economic deprivation, social exclusion and air pollution just to name a few. Furthermore, most Europeans live in urban areas.
Thus, the paradigm “smart cities” is front and center when debating innovative public policies.
This factsheet presents:
• the strategic framework of the policies supporting this paradigm, both at the EU and the Italian levels,
• main public financing streams aimed at improving urban assets and policies.
This Guide presents a strategic map on EU Funds, both those managed by the EC and its executive agencies directly and those managed by Member States and regions.
The Guide sets out how each European Programme is anchored in the general framework of EU policies and potential synergies between different EU Funds.