Tag: Green Deal europeo

Recovery Plan e Accordo di Partenariato 2021-2027

Martedì 7 Settembre un Comunicato stampa pubblicato sul sito del Ministro per il Sud e la Coesione territoriale ha annunciato l’imminente chiusura del negoziato sui Fondi Strutturali 2021-2027 e, quindi, l’approvazione dell’Accordo di Partenariato.
Il post, sull’abbrivo di precedenti analisi brevi di similitudini ed elementi di differenziazione fra PNRR e Programmi Operativi cofinanziati dai Fondi Strutturali, rimarca come vi siano due sezioni dell’Accordo di Partenariato che consentono di capire meglio sin d’ora le specificità della programmazione degli interventi del PNRR e di quelli dei Fondi Strutturali: quella sull’attuazione della nuova agenda territoriale 2021-2027 e quella sui Programmi Operativi Nazionali (PON).
Il post sottolinea che l’esame dell’articolazione e dei contenuti dei PON costituisce il principale termine di riferimento del rispetto di condizioni di mutua coerenza della programmazione e attuazione degli interventi cofinanziati dai Fondi Strutturali e di quelli inseriti nel PNRR, a causa della “somiglianza” di PNRR e PON e dell’assunzione diretta di responsabilità a livello di Governo centrale che caratterizza questi strumenti di policy.

La concentrazione tematica dei Fondi Strutturali 2021-2027

Il post presenta in termini divulgativi il significato del principio della “concentrazione tematica” dei Fondi Strutturali. Tale principio – qui illustrato segnatamente per il FESR – si sovrappone a quello di concentrazione “finanziaria”, dal momento che di fatto si concretizza in una serie di riserve di allocazione delle risorse pubbliche stanziate per obiettivi di politica economica e/o ambiti tematici di intervento. L’aspetto maggiormente rimarcato è che a latere della concentrazione tematica stricto sensu (a cui si dà corso con dei vincoli di allocazione delle risorse finanziarie), vanno considerati anche i vincoli sulle tipologie di intervento ammissibili e non ammissibili a beneficio, indicati nei Regolamenti verticali sui Fondi e quelli sulle categorie di intervento, come desumibili dall’Allegato I al Regolamento sulle Diposizioni Comuni (RDC). La tabella 1 dell’Allegato I al RDC, infatti, riporta una autentica nomenclatura delle categorie di intervento per i Fondi Strutturali, ciascuna delle quali è identificata da un codice (da 001 a 182).

Fondi Strutturali 2021-2027 e “finanziamenti non collegati ai costi delle operazioni”

Negli ulti mesi, in diversi articoli pubblicati sul magazine online Vita e su degli importanti inserti settimanali dei quotidiani La Repubblica e Corriere, l’economista ed ex parlamentare Giovanna Melandri, con riferimento al Recovery Plan italiano, ha rimarcato l’importanza di interrogarsi su «come coniugare l’esigenza della velocità [di spesa] con quella della qualità, orientata all’obiettivo dell’impatto sociale ed ambientale» e, a tal fine, ha suggerito quale risposta il ricorso ad appalti pubblici informati agli schemi “impact finance”.
Una siffatta domanda mi pare sia ancora più significativa con riferimento ai Programmi Operativi (PO) cofinanziati dai Fondi Strutturali 2021-2027. Il Regolamento generale che li disciplina nel periodo di programmazione che si apre quest’anno prevede il ricorso a una “forma di sostegno” innovativa dell’UE, introdotta nel 2018 dal Regolamento Finanziario vigente: i “finanziamenti non collegati ai costi delle operazioni” (in altri termini, finanziamenti dell’UE “legati ai risultati” e, quindi, assimilabili a forme di “impact finance”). Se le ormai note “opzioni di costo semplificate”, che verranno ulteriormente rafforzate nel periodo 2021-2027, vanno nella direzione di catalizzare la “capacità di spesa” dei PO, i “finanziamenti non collegati ai costi delle operazioni”, invece, corrispondono all’esigenza, a mio avviso ancora più stringente, di rafforzare la qualità della spesa e l’impatto degli interventi. Il Regolamento generale prevede, in termini semplificati, che Stati Membri (e Regioni) indichino se ricorreranno o meno ai “finanziamenti non collegati ai costi” nei PO. Dal momento che nel giro di pochi mesi si prevede il loro invio alla Commissione sarebbe assolutamente questo il tempo per esercitare un’azione di lobbying al fine di promuoverne l’utilizzo nei PO 2021-2027.

Risoluzione del Parlamento Europeo sui Recovery Plan. Quali insegnamenti trarne per l’attuazione di Recovery Plan e Programmi cofinanziati dai Fondi Strutturali?

Il post propone delle critiche all’odierna Risoluzione del Parlamento Europeo su formulazione, attuazione e valutazione dei Recovery Plan.
L’aspetto più controverso è la malcelata volontà della Risoluzione di porre il Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e i Recovery Plan a latere degli strumenti tradizionali a sostegno della coesione economica, sociale e territoriale dell’UE (in primis i Fondi Strutturali).
Il Dispositivo e i Fondi Strutturali hanno fondamenti politici, giuridici e di politica economica ampiamente diversi ed è opportuno che sia così. Invece di spingere l’attuazione dei Recovery Plan nella direzione degli obiettivi dei Fondi Strutturali, come tenta di fare la Risoluzione, sarebbe molto più opportuno rivendicare una forte coerenza dei Recovery Plan nazionali e dei Programmi Operativi cofinanziati dei Fondi Strutturali e, soprattutto, la conclusione dei negoziati sugli Accordi di Partenariato nazionali e sui Programmi Operativi cofinanziati dai Fondi Strutturali.

Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza vs Programmi cofinanziati dai Fondi Strutturali

Il post propone una analisi delle principali differenze fra Recovery and Resilience Facility – lo strumento di finanziamento principale di Next Generation EU che finanzierà i Recovery Plan nazionali – e Fondi Strutturali. L’analisi è condensata in una sola tavola sinottica.
La principale differenza concerne il fatto che richieste di pagamento ed erogazione dei contributi a valere dei Recovery Plan nazionali seguono meccanismi ben diversi da quelli dei Fondi Strutturali. Nel caso degli interventi dei Recovery Plan, infatti, non si segue il meccanismo per “anticipi” e “rimborsi” che caratterizza i Fondi Strutturali. In vero, non solo viene richiesto che essi siano regolarmente completati e poi collaudati, ma si richiede parimenti che essi raggiungano gli obiettivi quantificati concordati.

I momenti di svolta del negoziato sui Fondi Strutturali 2021-2027

Il post ripropone un’analisi della rilevanza del “Green Deal europeo” quale faro del negoziato e della programmazione dei Fondi Strutturali 2021-2027. Il varo del “Green Deal europeo” e la successiva iniziativa per un “Piano di investimenti per un’Europa sostenibile” segnano un autentico turn around delle politiche europee. Seguendo il dibattito sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e lo scorcio finale del negoziato sull’Accordo di Partenariato (fulcro della programmazione dei Fondi Strutturali) si ha l’impressione che i decisori pubblici italiani considerino il “Green Deal” (e i molteplici elementi di novità nel quadro di policy europeo ad esso collegati) solo come degli ulteriori vincoli alla programmazione e non come delle opportunità per rifondare strutturalmente il fragile sistema economico del nostro Paese.

Le riforme del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e le condizioni abilitanti dei Programmi cofinanziati dai Fondi Strutturali

Il post propone una analisi delle sinergie fra le c.d. “condizioni abilitanti” dei Fondi Strutturali e le riforme inserite nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza del Governo Draghi.
Il fattore catalizzatore di ambedue le programmazioni possono essere le “strategie” e i piani di medio termine richiesti dalla normativa sui Fondi Strutturali per assolvere alle “condizioni abilitanti” (le “condizionalità” della programmazione 2014-2020). Le “strategie” e i piani di medio termine per assolvere alle “condizioni abilitanti”, infatti, sono strategie/documenti di policy di estrema rilevanza anche per rendere più performante l’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Next Generation EU: la struttura dei “Recovery Plan”

Il post illustra la struttura di massima dei Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza – “Recovery Plan” – come emerge dal Reg. (UE) 2021/241 sul Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza. Il Reg. (UE) 2021/241, rispetto alla proposta iniziale della Commissione, propone una serie di vincoli aggiuntivi che, a mio avviso, non possono che essere accolti positivamente. La rigida struttura imposta dal Regolamento ai “Recovery Plan” aiuterà il nuovo Governo a frenare “l’assalto alla diligenza” e non è certo un elemento di novità assoluta. Amministrazioni centrali e Regioni, infatti, sono ormai tre decenni che formulano e gestiscono i Programmi Operativi cofinanziati dai Fondi Strutturali, molto più rigidi dei “Recovery Plan”.

Le rilevanti conseguenze sul processo di integrazione europea di Next Generation EU

Il post rimarca la rilevanza politica di Next Generation EU (NGEU) per lo stesso processo di integrazione europea. Per la prima volta nella storia dell’UE, infatti, la Commissione Europea darà corso a un massiccio piano di emissione di titoli di debito europei, attraverso il dispositivo giuridico “Strumento dell’UE per la ripresa” per finanziare interventi di contrato degli effetti recessivi della pandemia che, tra l’altro, avranno come effetto una forte redistribuzione di risorse fra gli Stati Membri (l’Italia ne sarà fra i principali beneficiari). NGEU e il dispositivo giuridico – “EU Recovery Instrument” – attraverso il quale la Commissione raccoglierà risorse finanziarie straordinarie sui mercati dei capitali per finanziare il Piano per la Ripresa Europea costituiscono non solo una poderosa spinta dal lato della domanda al rilancio post-pandemico dell’economia europea, ma anche dei fattori di profondo rinnovamento dell’impianto delle politiche pubbliche dell’UE. Essi, inoltre, potrebbero parimenti contribuire in modo decisivo a ridisegnare il sistema di governance delle politiche europee e nazionali e ad indirizzare il processo di integrazione europea nella direzione di una autentica “unione fiscale”.

Il “Green Deal europeo” quale riferimento strategico del Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027 e di Next Generation EU

Il post illustra la valenza strategica del “Green Deal europeo”, che si può considerare un autentico faro delle politiche pubbliche dell’UE nel nuovo decennio e, quindi, il successore della strategia “Europe 2020”. Il “Green Deal europeo”, costituisce certamente il quadro strategico di riferimento per il Piano per la Ripresa Europea approvato dal Consiglio Europeo del 23.04.2020 e per il piano NGEU (e, quindi, per i Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza che saranno finanziati a valere del Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza). Tuttavia, alla luce della sua capacità di influenzare molteplici ambiti di policy, sarà parimenti il faro del Quadro Finanziario Pluriennale e dei Programmi Nazionali di Riforma (PNR) che gli Stati debbono annualmente presentare alle Istituzioni comunitarie nell’ambito del “semestre europeo”.