Recentemente è fortemente aumentata la richiesta, da parte di vari portatori di interesse, di una maggiore attenzione delle organizzazioni “mission driven” per l’importanza di una rigorosa valutazione di impatto delle loro attività “public benefit”. Una maggiore attenzione di queste organizzazioni per l’impatto socio-economico prodotto è certamente auspicabile. Ma bisogna anche tenere in debita considerazione le difficoltà finanziarie, operative e anche metodologiche che piccole organizzazioni con budget limitati possono incontrare nell’effettuare rigorose valutazioni di impatto. E scongiurare il rischio che le organizzazioni le usino soltanto come strumento per rafforzare la loro immagine.
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I Social Impact Bonds, le politiche pubbliche orientate all’impatto e “il cuore invisibile dei mercati”
I Social Impact Bonds non sono una panacea per affrontare qualsiasi sfida sociale. E, soprattutto, il loro successo non viene a dipendere solo da un cambio di paradigma nella formulazione e valutazione delle politiche pubbliche. Servono anche il consolidamento della propensione sia delle organizzazioni private “mission oriented” che erogano i servizi di interesse collettivo in partenariato con il settore pubblico, sia degli investitori finanziari a perseguire simultaneamente un ritorno sociale (impatto sociale misurabile e sostenibile) e un ritorno economico-finanziario, secondo l’approccio “blended value” proposto da Jed Emerson.
Approcci innovativi alla valutazione dell’impatto sociale. L’approccio “lean data” di Acumen
Il post presenta l’approccio “lean data” alla raccolta di dati funzionali alla valutazione dell’impatto sociale che sta sperimentando, in questi anni, Acumen. L’approccio – ampiamente coerente con i principi del movimento “lean experimentation” – è particolarmente in linea con l’esigenza di consentire anche a piccole organizzazioni con budget limitati di effettuare valutazioni di impatto e, soprattutto, ha il pregio di essere fortemente focalizzato sui beneficiari finali dei progetti.