In questi mesi si sta già avviando il dibattito sui Fondi Strutturali post 2027. Un elemento del dibattito da non trascurare concerne la possibile applicazione alla politica di coesione dell’UE di un modello di intervento simile a quello del Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza (il principale strumento di finanziamento del PNRR). Mi è sembrato opportuno, quindi, richiamare di nuovo in questo post le principali differenze fra il sistema di governance del Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e quello dei Fondi Strutturali. Vi sono tre elementi di riflessione principali che vengono rimarcati: (i) i Fondi Strutturali alimentano una congerie di Programmi di spesa, mentre invece il Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza alimenta un unico grande Programma pluriennale (il PNRR appunto); (ii) i Programmi cofinanziati dai Fondi Strutturali hanno un obiettivo di fondo ben definito che è quello di ridurre i divari territoriali nei livelli di sviluppo, mentre invece il PNRR è un Programma con molteplici obiettivi (è, di fatto, una grande Legge di Bilancio); (iii) il PNRR è un Programma pluriennale molto articolato, conosciuto adeguatamente solo dagli addetti ai lavori e, quel che è peggio, conosciuto ben poco sia da gran parte dei decisori politici, sia da gran parte dei giornalisti.
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Multi Level Governance is the typical decision-making system of the EU, i.e. a system based on a distribution of political prerogatives over several levels of jurisdiction
Il sistema di governance del PNRR e le limitate responsabilità di indirizzo strategico delle Regioni
Il post discute la natura particolare del PNRR che, diversamente dai Programmi cofinanziati dai Fondi Strutturali, si caratterizza per un sistema di governance fortemente accentrato.
Un sistema così fortemente incentrato a livello di Governo centrale – segnatamente nella PCM e nella Ragioneria Generale dello Stato del MEF – è da ricondurre al fatto che il RRF è uno strumento “a gestione diretta” marcatamente “top down” e, invece, i Fondi Strutturali sono caratterizzati da un sistema di governo multi-livello per cui: (i) per il primo la titolarità delle operazioni e anche dei finanziamenti è riservato solo alle Amministrazioni Centrali; (ii) l’attuazione dei Fondi Strutturali è fondata su un sistema di gestione “concorrente”, in quanto più livelli di governo concorrono al finanziamento e alla programmazione e gestione dei Programmi Regionali, che sono i documenti programmatici peculiari della politica di coesione. Per i Fondi Strutturali, inoltre, la titolarità delle operazioni è attribuita al Governo centrale – includendovi anche l’Agenzia per la Coesione Territoriale – alle Regioni e finanche a “contracting authority” sub-regionali, quali sono gli Organismi Intermedi.
Fondi Strutturali 2021-2027. Semplificare, ma senza smantellare la valutazione
Il post critica alcune “misure di semplificazione” proposte dalla Commissione Europea per i Fondi Strutturali 2021-2027. In particolare, avverte del rischio che quattro “misure di semplificazione” che concernono programmazione e valutazione degli interventi possano completamente destrutturare il processo di valutazione di risultati e impatti.
Fondi Strutturali 2021-2027. Alla ricerca di un quadro strategico di medio termine
Il post rimarca la rilevanza di due aspetti critici che caratterizzano le proposte di regolamento sui Fondi Strutturali 2021-2027: (i) la mancanza di un quadro strategico generale a cui ancorare gli interventi specifici della politica di coesione assimilabile, con riferimento alla programmazione in corso, alla strategia “Europe 2020”; (ii) il rischio che il quadro strategico della politica di coesione venga quasi esclusivamente dettato dai vari processi top down – alquanto discutibili per la loro bias chiaramente deflazionistica – volti a condizionare sempre di più le politiche fiscali degli Stati Membri.
Questo implicherebbe sia uno snaturamento dei Fondi Strutturali, sia un ulteriore indebolimento del sistema di multi-level governance che caratterizza la politica di coesione.
Federalismo fiscale, Multi Level Governance dell’UE e fondi strutturali
Il post sottolinea l’importanza di tenere il dibattito sul federalismo legato a quello sulla Multi Level Governance (MLG) delle politiche strutturali dell’UE. Il ritardo nella spesa e la variabilità di capacità di impegno e di capacità di spesa dei programmi 2014-2020 fra le varie regioni dimostra, infatti, che ancora oggi non si sono realizzate due pre-condizioni fondamentali affinchè il sistema di MLG si rilevi efficace ed efficiente: (i) capacità di gestire le fasi di coordinamento e attuazione delle scelte programmatiche fatte da ogni livello; (ii) capacità di attuare quanto previsto secondo i tempi e le modalità condivise con gli altri attori istituzionali.
Le difficoltà di accesso ai fondi europei dei Comuni del Lazio. Iniziamo dai problemi dei piccoli Comuni
Il post è un invito alla riflessione su come un serio ragionamento sulle criticità di accesso ai fondi UE dei Comuni deve muovere dai problemi di quelli più piccoli (in particolare quelli che ricadono nelle Aree C e D stabilite da Accordo di Partenariato e PSR regionali) e da considerazioni e proposte di soluzione indicate dagli stessi amministratori locali. Le soluzioni a certi problemi, infatti, vanno ricercate insieme agli amministratori locali, partendo in primo luogo dalle criticità registrate dai Comuni più piccoli e non sulla base di presunte “buone pratiche” che gli amministratori locali si vedono calate dall’alto.
Fondi europei, Comuni e strategie di sviluppo locale integrate nel Lazio
Il post è un invito alla riflessione su come il rapporto fra fondi europei e Comuni vada interpretato anche alla luce del sistema di Multi-Level Governance che si è dato il nostro Paese negli ultimi anni con la L. 56/2014 (“riforma Delrio” dell’ordinamento istituzionale a Costituzione invariata). Anche le attività di supporto ai Comuni per facilitare l’accesso ai fondi europei, infatti, dovrebbero essere ripensate sulla base di caratteristiche ed esigenze di cluster di Comuni, accomunati in primo luogo dall’appartenenza ad “aree vaste omogenee”.
Aree di governo, politiche pubbliche locali e nuove funzioni dei GAL
Il post chiarisce meglio quali siano le motivazioni alla base della proposta di fare una riflessione sul possibile ruolo dei GAL 2014-2020 nell’ambito di una revisione del sistema di governo delle aree vaste che vada oltre la mera abolizione delle Province e sia in grado di (i) garantire una maggiore simmetria fra aree vaste “normative” e aree vaste “funzionali”, (ii) allocare meglio le competenze di policy fra livelli di governo (fra Regioni, enti intermedi di secondo livello e Comuni) e, non ultimo, (iii) favorire una più ampia partecipazione dei cittadini alla formulazione delle politiche pubbliche
Aree vaste, riforma delle autonomie locali e nuove funzioni dei GAL
Il post chiarisce meglio la mia idea di andare oltre l’abolizione delle Province ed avviare una riflessione sui processi di rescaling istituzionale (inerenti enti e “aree vaste” intermedi fra Regioni e Comuni), che prenda anche in considerazione l’opzione di un forte processo di “empowerment” dei GAL, in modo da tratteggiarne un nuovo profilo che li caratterizzi come enti funzionali di secondo livello con una missione specifica (più ampia di quella stabilita dalla normativa europea e dai PSR) in relazione all’area geografica di loro pertinenza.
I nuovi GAL 2014-2020 fra multi-level governance istituzionale e sistemi di governance partecipativi
Il contributo, muovendo dal post del 10 agosto e da altre considerazioni sul peculiare sistema di governance dei GAL, delinea meglio alcuni obiettivi e alcune criticità di un percorso di riforma del Titolo V della Costituzione che istituisca un sistema di enti intermedi fra Regioni e Comuni (fra cui, eventualmente, annoverare anche i GAL), che sia maggiormente in linea con la scala territoriale ottimale delle giurisdizioni locali e, al contempo, sia più funzionale a una più ampia partecipazione diretta dei cittadini alle scelte pubbliche.