Venerdì 23 Luglio, Ferdinando Nelli Feroci – uno dei massimi esperti italiani di affari e fondi europei, attualmente presidente dello IAI – ha pubblicato un interessante articolo sul dibattito in merito a Next Generation EU (NGEU) a un anno circa dalla sua approvazione. Il dibattito oggi verte sul possibile ruolo di NGEU quale ponte verso: (i) un’autentica “unione fiscale” e (ii) la riforma del sistema di finanza pubblica europea. Il dibattito su questi aspetti, come dimostra il contributo di Nelli Feroci, è troppo sbilanciato sull’immane novità costituita dal fatto che, dal lato del finanziamento del bilancio europeo, i dispositivi di spesa ex NGEU sono finanziati tramite titoli di debito europeo. Quando si ragiona su NGEU quale possibile veicolo di un più ampio ripensamento del sistema di finanzia pubblica dell’UE bisogna considerare anche il versante delle spese, avendo ben presente che esaminando i vari dispositivi di spesa bisogna sempre tenere conto dei diversi “metodi di gestione” che li caratterizzano e dei loro molteplici meccanismi di delivery.
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Next Generation EU: la struttura dei “Recovery Plan”
Il post illustra la struttura di massima dei Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza – “Recovery Plan” – come emerge dal Reg. (UE) 2021/241 sul Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza. Il Reg. (UE) 2021/241, rispetto alla proposta iniziale della Commissione, propone una serie di vincoli aggiuntivi che, a mio avviso, non possono che essere accolti positivamente. La rigida struttura imposta dal Regolamento ai “Recovery Plan” aiuterà il nuovo Governo a frenare “l’assalto alla diligenza” e non è certo un elemento di novità assoluta. Amministrazioni centrali e Regioni, infatti, sono ormai tre decenni che formulano e gestiscono i Programmi Operativi cofinanziati dai Fondi Strutturali, molto più rigidi dei “Recovery Plan”.
Le rilevanti conseguenze sul processo di integrazione europea di Next Generation EU
Il post rimarca la rilevanza politica di Next Generation EU (NGEU) per lo stesso processo di integrazione europea. Per la prima volta nella storia dell’UE, infatti, la Commissione Europea darà corso a un massiccio piano di emissione di titoli di debito europei, attraverso il dispositivo giuridico “Strumento dell’UE per la ripresa” per finanziare interventi di contrato degli effetti recessivi della pandemia che, tra l’altro, avranno come effetto una forte redistribuzione di risorse fra gli Stati Membri (l’Italia ne sarà fra i principali beneficiari). NGEU e il dispositivo giuridico – “EU Recovery Instrument” – attraverso il quale la Commissione raccoglierà risorse finanziarie straordinarie sui mercati dei capitali per finanziare il Piano per la Ripresa Europea costituiscono non solo una poderosa spinta dal lato della domanda al rilancio post-pandemico dell’economia europea, ma anche dei fattori di profondo rinnovamento dell’impianto delle politiche pubbliche dell’UE. Essi, inoltre, potrebbero parimenti contribuire in modo decisivo a ridisegnare il sistema di governance delle politiche europee e nazionali e ad indirizzare il processo di integrazione europea nella direzione di una autentica “unione fiscale”.
Il “Green Deal europeo” quale riferimento strategico del Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027 e di Next Generation EU
Il post illustra la valenza strategica del “Green Deal europeo”, che si può considerare un autentico faro delle politiche pubbliche dell’UE nel nuovo decennio e, quindi, il successore della strategia “Europe 2020”. Il “Green Deal europeo”, costituisce certamente il quadro strategico di riferimento per il Piano per la Ripresa Europea approvato dal Consiglio Europeo del 23.04.2020 e per il piano NGEU (e, quindi, per i Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza che saranno finanziati a valere del Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza). Tuttavia, alla luce della sua capacità di influenzare molteplici ambiti di policy, sarà parimenti il faro del Quadro Finanziario Pluriennale e dei Programmi Nazionali di Riforma (PNR) che gli Stati debbono annualmente presentare alle Istituzioni comunitarie nell’ambito del “semestre europeo”.
La valenza politica del Quadro Finanziario Pluriennale dell’UE
Il post illustra la valenza politica del Quadro Finanziario Pluriennale (QFP), la cui struttura rispecchia le priorità di policy dell’UE. Il QFP, infatti, è suddiviso in rubriche (e sotto-rubriche), corrispondenti alle grandi priorità di policy dell’UE. Esso, inoltre, contribuisce a rafforzare la disciplina di bilancio, dal momento che fissa dei massimali per gli stanziamenti di impegno (“appropriations for commitments”) a livello di singole rubriche e un massimale globale per gli stanziamenti di spesa (“appropriations for payments”).
Next Generation EU: l’importanza della Decisione sulle risorse proprie dell’UE
Questo post, in assoluta continuità con quello precedente del 10.01.2021, è inteso a spiegare meglio l’importanza della Decisione sulle “risorse proprie” dell’UE per l’attuazione del piano straordinario da 750 miliardi di Euro Next Generation EU e, in Italia, del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Quest’ultimo è oggetto di un acceso confronto politico. I decisori pubblici, tuttavia, dovrebbero tenere conto anche del fatto che la Decisione del Consiglio sulle “risorse proprie” (entrate ordinarie del bilancio europeo) dovrà essere confermata da tutti gli Stati Membri, secondo le loro norme costituzionali.
Next Generation EU, lo Strumento dell’UE per la ripresa e le entrate del bilancio europeo
Il 22.12.2020 è stato pubblicato sulla GUUE il pacchetto legislativo sul bilancio pluriennale 2021-2027 dell’UE e su Next Generation EU (più precisamente sullo Strumento dell’UE per la ripresa). Ciò nonostante, nel dibattito italiano, dopo sei mesi di confronti e negoziati a livello europeo, si continua a fare confusione fra il piano strategico Next Generation EU, lo Strumento dell’UE per la ripresa (in inglese “EU Recovery Instrument”) e il Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza (in inglese “Recovery and Resilience Facility”). Questo post, quindi, è volto a ribadire che lo Strumento dell’UE per la ripresa non è un vero piano di spesa, bensì lo strumento di natura temporanea ed eccezionale di cui si è dotata l’UE per raccogliere risorse finanziarie supplementari (e giuridicamente molto particolari) rispetto alle risorse ordinarie dell’UE (indicate in gergo come “risorse proprie”).
I negoziati gemelli su Next Generation EU e sui Fondi Strutturali post 2020
Il post valorizza alcune osservazioni critiche su Next Generation EU e sul Dispositivo per la ripresa e la resilienza, avanzate in due recenti contributi di analisi della Corte dei Conti Europea, per invitare a una riflessione sulla pressante urgenza che Governo nazionale e Regioni accelerino non solo la formulazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), ma anche quella dei programmi pluriennali cofinanziati dai Fondi Strutturali. Questo per valorizzare complementarità e potenziali sinergie fra le linee di finanziamento di Next Generation EU e i Fondi Strutturali post 2020, ma anche per trattare con congruo anticipo certe criticità inerenti all’attuazione delle linee di intervento dei PNRR che, per anni, si sono ampiamente registrate anche nel corso dell’attuazione dei Programmi Operativi cofinanziati dai Fondi “per la coesione” e da quelli per lo sviluppo rurale. Fra queste, in Italia, meriterebbero maggiore attenzione le difficoltà di assorbimento delle risorse stanziate ed anche la qualità e l’impatto di medio-lungo termine deludenti dei progetti ammessi a beneficio.
Lo Strumento dell’UE per la ripresa (Next Generation EU) e i “piani per la ripresa e la resilienza”
Il post propone delle riflessioni sul piano strategico dell’UE Next Generation EU e sui “piani per la ripresa e la resilienza”, che gli Stati Membri dovranno presentare entro ottobre per accedere ai finanziamenti “straordinari” di Next Generation EU. Tali piani, ovviamente, dovranno essere coerenti con i pilastri “strategici” di Next Generation EU (Europa verde, Europa digitale ed Europa più resiliente), aspetto questo da accogliere positivamente, sia per la rilevanza di questi pilastri “strategici”, sia per evitare una indesiderabile frammentazione degli interventi. L’aspetto realmente problematico, a dire il vero, concerne la capacità di finanziare ed attuare interventi strutturali di riforma delle politiche pubbliche, necessariamente graduali e di medio termine, e, al tempo stesso, rispettare le scadenze fissate per l’impegno delle risorse (fine del 2023) e per il loro pieno utilizzo (fine del 2026), scadenze non facili da ottemperare.
Aggiornamento sul negoziato sul Fondo Sociale Europeo Plus post 2020
Il post richiama i principali termini di riferimento del negoziato sul Fondo Sociale Europeo Plus post 2020, che si possono individuare nella proposta di regolamento della Commissione del 2018 (si veda la COM (2018) 382) e nella nuova proposta, avanzata sempre dalla Commissione, il 28.05.2020 (si veda la COM (2020) 447) e, soprattutto, nelle Conclusioni del Consiglio Europeo straordinario del 17-21 luglio. Le Conclusioni del Consiglio riportano alcune indicazioni non sempre coerenti con la struttura e i contenuti del FSE Plus come delineati nelle proposte della Commissione, che dovranno essere chiarite meglio nello scorcio finale del negoziato.