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Finanza pubblica europea e Fondo Nuove Competenze

Il Fondo Nuove Competenze era stato varato in via sperimentale dall’art. 88 del DL 34/2020 (c.d. “Decreto Rilancio” del 19 maggio 2020) e, dopo l’approvazione del PNRR, è stato rafforzato e consolidato nell’ambito della Componente M5C1 Politiche per il lavoro del PNRR, segnatamente del Piano nazionale Nuove Competenze (PNC).
Il Fondo Nuove Competenze (FNC) è una volta di più una plastica dimostrazione di come i Fondi dell’UE (in particolare i Fondi Strutturali) abbiano ampiamente concorso a varare e finanziare strumenti di investimento e/o di riforma che, altrimenti, si sarebbe faticato non poco a finanziare solo con finanza pubblica nazionale.
Tale strumento, dopo l’avvio sperimentale nell’ambito del Programma Operativo Nazionale Sistemi di Politiche Attive per l’Occupazione (PON SPAO) del periodo 2014-2020 (cofinanziato dal Fondo Sociale Europeo) è stato poi finanziato ulteriormente con le risorse dell’Iniziativa REACT-EU che sono state allocate sul PON SPAO 2014-2020 dopo una sua riprogrammazione.
Nella fase attuale, il Fondo Nuove Competenze/Piano Nuove Competenze è finanziato a valere della Componente M5C1 Politiche per il lavoro del PNRR e Amministrazioni centrali e Regioni possono anche mobilizzare risorse di FSE+ a valere dei Programmi 2021-2027. In merito si rammenta che il FNC è stato qualificato come Operazione di Importanza Strategica nell’ambito del Programma Nazionale Giovani, Donne e Lavoro).

I Fondi Strutturali ai tempi del PNRR

Giovedì 18 Novembre si è tenuta una importante seduta del Consiglio Affari Generali/Coesione in cui, di fatto, si è preso atto che l’approvazione degli Accordi di Partenariato (autentico perno della politica di coesione) slitterà al primo semestre del nuovo anno. Un po’ in tutti i Paesi europei, in sostanza, la programmazione dei Fondi Strutturali è stata relegata in secondo ordine rispetto a quelle degli interventi dei Recovery Plan nazionali finanziati nell’ambito dell’Iniziativa Next Generation EU. Questa scelta, se da un lato si può considerare pragmatica e ragionevole, come si argomenta nel post, dall’altra ha due implicazioni molto rilevanti anche sul piano politico: (i) è destinata a creare in modo definitivo una sorta di stigma per i Fondi Strutturali (i quali sono sempre più visti come uno strumento “vecchio”, che richiede procedure di programmazione e di attuazione un po’ farraginose); (ii) vengono penalizzati sin dall’avvio gli strumenti di finanziamento volti a sostenere il catching-up delle aree territoriali europee più deboli.

Next Generation EU: l’importanza della Decisione sulle risorse proprie dell’UE

Questo post, in assoluta continuità con quello precedente del 10.01.2021, è inteso a spiegare meglio l’importanza della Decisione sulle “risorse proprie” dell’UE per l’attuazione del piano straordinario da 750 miliardi di Euro Next Generation EU e, in Italia, del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Quest’ultimo è oggetto di un acceso confronto politico. I decisori pubblici, tuttavia, dovrebbero tenere conto anche del fatto che la Decisione del Consiglio sulle “risorse proprie” (entrate ordinarie del bilancio europeo) dovrà essere confermata da tutti gli Stati Membri, secondo le loro norme costituzionali.

I negoziati gemelli su Next Generation EU e sui Fondi Strutturali post 2020

Il post valorizza alcune osservazioni critiche su Next Generation EU e sul Dispositivo per la ripresa e la resilienza, avanzate in due recenti contributi di analisi della Corte dei Conti Europea, per invitare a una riflessione sulla pressante urgenza che Governo nazionale e Regioni accelerino non solo la formulazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), ma anche quella dei programmi pluriennali cofinanziati dai Fondi Strutturali. Questo per valorizzare complementarità e potenziali sinergie fra le linee di finanziamento di Next Generation EU e i Fondi Strutturali post 2020, ma anche per trattare con congruo anticipo certe criticità inerenti all’attuazione delle linee di intervento dei PNRR che, per anni, si sono ampiamente registrate anche nel corso dell’attuazione dei Programmi Operativi cofinanziati dai Fondi “per la coesione” e da quelli per lo sviluppo rurale. Fra queste, in Italia, meriterebbero maggiore attenzione le difficoltà di assorbimento delle risorse stanziate ed anche la qualità e l’impatto di medio-lungo termine deludenti dei progetti ammessi a beneficio.

Next Generation EU al termine del Consiglio Europeo del 17-21 luglio 2020. Uno strumento più debole sul piano strategico e meno innovativo

Il post, andando a completare quello del 20 luglio scorso, esamina alcune delle decisioni più rilevanti assunte dal Consiglio Europeo straordinario del 17-21 luglio 2020 su Next Generation EU e Strumento dell’UE per la ripresa (indicato ormai costantemente da media e decisori politici come “Recovery Fund”). L’accordo finale, inevitabilmente, ha luci e ombre, essendo la sintesi di posizioni negoziali sovente molto distanti fra i 27 Stati Membri. Ciò detto, nel corso del lungo Consiglio straordinario sono emersi due aspetti particolarmente critici: (i) una volta di più l’approccio “intergovernativo” alle questioni più rilevanti oggetto del negoziato ha prevalso ampiamente su quello comunitario/federalista; (ii) il Consiglio Europeo ha del tutto trascurato la valenza di possibile piano strategico di medio termine di Next Generation EU, puntando decisamente a rafforzarne la valenza di strumento di “risposta rapida” (le risorse dovranno essere impegnate entro il 31.12.2023) ed indebolendo (o eliminando del tutto), rispetto alla proposta iniziale della Commissione, programmi/linee di finanziamento più orientati alla produzione di beni pubblici europei e/o al rafforzamento della resilienza dell’UE.

La struttura dello Strumento dell’UE per la ripresa proposto dalla Commissione il 27 maggio 2020

Il post presenta la struttura dello Strumento dell’UE per la ripresa (in genere indicato come Recovery Fund), come delineata dalle proposte iniziali della Commissione del 27 maggio scorso. Il Recovery Fund (EU Recovery Instrument) è lo strumento che consente all’UE di andare oltre la sua capacità di spesa potenziale delimitata dalle “risorse proprie” ed affrontare in maniera più congrua gli effetti recessivi eccezionali della pandemia di COVID-19 (risorse impegnabili e spese del Quadro Finanziario Pluriennale post 2020 non sarebbero state sufficienti). Lo Strumento dell’UE per la ripresa, infatti, è uno strumento-quadro che, dal lato delle spese, si limita a fornire indicazioni sulla distribuzione delle risorse finanziarie raccolte fra i tre Pilastri operativi di Next Generation EU e fra programmi/linee di finanziamento dell’UE (programmi/linee di finanziamento inseriti nel Quadro Finanziario Pluriennale post 2020 ancora in corso di negoziazione).

Il Piano “Next Generation EU” e il negoziato sui fondi europei 2021-2027

Le proposte avanzate dalla Commissione Europea il 27.05.2020 non solo delineano un ambizioso piano di ripresa socio-economica in Europa (“Next Generation EU”), ma rilanciano anche il negoziato sui fondi UE post 2020. A livello europeo, pertanto, è in corso un duplice negoziato molto complesso.
Il post, volutamente didascalico, tenta di chiarire meglio alcuni elementi essenziali di questo duplice negoziato e rimarca che lo Strumento dell’UE per la ripresa (da molti giornalisti indicato con approssimazione come “recovery fund”), sia sul piano logico sia su quello giuridico andrebbe accostato più correttamente al “sistema delle risorse proprie” dell’UE e non tanto al Quadro Finanziario Pluriennale post 2020 (che delinea il profilo delle spese dell’Unione dal 2021 al 2027).