In Italia, da vari anni, molteplici think-and-do tank conducono una importante e interessante campagna informativa e di advocacy sull’uso dei c.d. strumenti di “finanza a impatto” (impact investing) per sostenere un rafforzamento dell’erogazione pubblica di servizi di interesse collettivo anche con il contributo di investitori privati. Gli strumenti di “finanza a impatto” sono particolarmente interessanti in quanto si basano, in primo luogo, su un particolare meccanismo di rimborso – “pay-by-result” – per cui i finanziatori privati vengono rimborsati se e solo se i progetti di pubblica utilità raggiungono dei risultati (outcome) e degli impatti fissati nelle clausole contrattuali. Essi, pertanto, potrebbero contribuire a ridurre la spesa pubblica ed anche a migliorarne la qualità e la capacità di impattare in modo significativo sul benessere dei cittadini.
La campagna sugli strumenti di impact investing, ovviamente, ha ripreso linfa con il varo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), dal momento che il principale strumento che lo finanzia – il Recovery and Resilience Facility (RRF) – di per sé è stato ideato come strumento “performance based”, per cui l’erogazione dei contributi da parte dell’UE agli Stati è condizionato al raggiungimento di target e milestone fissati nelle decisioni di approvazione dei Piani nazionali. Si tratta, tuttavia, di una forma di rimborso condizionato a livello di rapporti fra UE e Stati (in altri termini si applica al nostro PNRR e non necessariamente ai progetti finanziati). Come adattare la natura “performance based” del RRF e, di riflesso, del nostro PNRR, ai singoli progetti? Si possono definire a livello di progetti dei meccanismi di rimborso “performance based” che si ispirino agli strumenti di “finanza a impatto? Questi sono i quesiti su cui ho sviluppato delle riflessioni. Nel prossimo post svilupperò delle riflessioni su questi quesiti con riferimento ai Fondi Strutturali 2021-2027.
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Accordo di Partenariato 2021-2027, Programmi Nazionali cofinanziati dai Fondi Strutturali e investimenti del PNRR
In base al Regolamento generale sui Fondi Strutturali 2021-2027 – Reg. (UE) 2021/1060 – l’Accordo di Partenariato (AdP) dovrebbe essere approvato dalla Commissione entro il 17 Maggio.
In questo post mi è sembrato opportuno proporre delle considerazioni sia sull’AdP sia sul PNRR.
Si possono infatti porre sullo stesso piano logico il PNRR e l’AdP in primo luogo per il fatto che non sono dei Programmi di spesa, bensì sono dei documenti programmatici di orientamento strategico che, di fatto, saranno attuati in un caso dagli Investimenti (e dai sub-investimenti) e nell’altro dai Programmi Regionali e Nazionali cofinanziati dai Fondi Strutturali.
Di riflesso si possono porre sullo stesso piano logico gli Investimenti del PNRR (in sostanza le strategie pluriennali che daranno concretamente corso al PNRR, che di fatto saranno gestiti dalla Presidenza del Consiglio e da alcuni Ministeri) e i Programmi Nazionali inseriti nell’AdP (in tutto sono undici).
La politica di coesione 2021-2027 in Italia: quadro d’insieme con vista sul PNRR
Il Ministro per il Sud e la Coesione territoriale ha promosso una utile iniziativa – “Uniamo l’Italia – Idee e proposte per programmare il Fondo Sviluppo e Coesione” – che, di fatto, è una consultazione aperta a vari stakeholders intesa a migliorare la programmazione del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (FSC) per il ciclo 2021-2027.
Il post rimarca che sono ampiamente condivisibili i punti di partenza dell’iniziativa di “ascolto” degli stakeholders pubblici e privati lanciata dal Ministro – volontà di assicurare l’aggiuntività rispetto alle spese ordinarie dello Stato e volontà di rafforzare la strategicità dei progetti finanziati – ma che è parimenti necessario potenziare la complementarietà e la mutua coerenza dei vari strumenti di intervento a sostegno della coesione territoriale che, nel periodo di programmazione 2021-2027, sono molto più numerosi che non nel periodo 2014-2020. Dal momento che è ancora in corso la fase di formulazione dei Programmi cofinanziati dai Fondi Strutturali vi sarebbero ancora i margini per curare meglio la definizione dei meccanismi di coordinamento dei vari strumenti di intervento.
Il PNRR ed il percorso di semplificazione degli appalti pubblici
Il post rimarca che il processo di riforma insito nel PNRR è troppo ancorato, almeno finora, alla mera semplificazione delle procedure di appalto. Le “semplificazioni amministrative” degli appalti sono importanti, ma sarebbe parimenti importante intervenire rapidamente per rafforzare anche la capacità dei soggetti attuatori del PNRR – fra i quali l’art. 9 del DL 77/2021 annovera anche gli Enti Locali – di formulare progetti qualitativamente validi e, auspicabilmente, rapidamente cantierabili.
A tal fine andrebbero inseriti nel percorso delle riforme che faciliterà e accompagnerà la messa a terra del PNRR anche degli interventi finalizzati a un deciso miglioramento del Titolo III “Pianificazione, programmazione e progettazione” del Codice degli Appalti.
I Fondi Strutturali ai tempi del PNRR
Giovedì 18 Novembre si è tenuta una importante seduta del Consiglio Affari Generali/Coesione in cui, di fatto, si è preso atto che l’approvazione degli Accordi di Partenariato (autentico perno della politica di coesione) slitterà al primo semestre del nuovo anno. Un po’ in tutti i Paesi europei, in sostanza, la programmazione dei Fondi Strutturali è stata relegata in secondo ordine rispetto a quelle degli interventi dei Recovery Plan nazionali finanziati nell’ambito dell’Iniziativa Next Generation EU. Questa scelta, se da un lato si può considerare pragmatica e ragionevole, come si argomenta nel post, dall’altra ha due implicazioni molto rilevanti anche sul piano politico: (i) è destinata a creare in modo definitivo una sorta di stigma per i Fondi Strutturali (i quali sono sempre più visti come uno strumento “vecchio”, che richiede procedure di programmazione e di attuazione un po’ farraginose); (ii) vengono penalizzati sin dall’avvio gli strumenti di finanziamento volti a sostenere il catching-up delle aree territoriali europee più deboli.
I Comuni alla prova del PNRR
Il post discute del dibattito in corso sulle azioni di capacity building per i Comuni (e per l’intera PA) al fine di migliorare la loro capacità di gestione degli interventi che verranno finanziati dal PNRR. Gli aspetti critici del dibattito (e quindi della formulazione delle stesse strategie di capacity building) sono almeno tre: (i) esistono già varie iniziative di sostegno ai Comuni e, quindi, non si parte da zero, bensì da un novero ampio di azioni che, probabilmente, in alcuni casi non hanno funzionato. Prima di formulare le nuove azioni di sostegno sarebbe utile valutare bene e con obiettività quelle pregresse; (ii) appare eccessivo il focus sulla “semplificazione” delle procedure (questione importante, ma non esaustiva delle criticità nella gestione di servizi e interventi di sviluppo). Sarebbe altrettanto importante rafforzare l’orientamento ai risultati delle organizzazioni pubbliche e la loro capacità di programmazione (sia per le opere pubbliche, sia per i piani di area vasta); (iii) la Commissione Europea, negli anni, ha sviluppato (anche con il supporto di EIPA ed OCSE) degli utili strumenti per rafforzare l’orientamento ai risultati dell’azione pubblica e la capacità di gestione dei Fondi europei. Sarebbe particolarmente importante utilizzare maggiormente in Italia i “Toolbox” della Commissione, proprio per il fatto che la nostra PA continua soprattutto a patire gli effetti negativi della scarsa propensione a “lavorare per risultati”.
Forte accelerazione del Governo Draghi sull’attuazione del PNRR
Il post fornisce una visione d’insieme della base normativa in senso lato del PNRR. Nel corso dell’ultimo mese (o poco più) vi sono stati due provvedimenti che, di fatto, hanno avviato concretamente l’attuazione del PNRR e hanno anche fornito indicazioni molto rilevanti sulle procedure attuative da seguire: (i) la pubblicazione sulla GURI N. 229 del 24 Settembre 2021 del DM del 6 agosto 2021 (Decreto Ministeriale del MEF che, di fatto, segna l’avvio concreto del PNRR); (ii) la trasmissione da parte del MEF – RGS alle Amministrazioni centrali titolari degli interventi della Circolare 21 del 14.10.2021 recante le “istruzioni tecniche per la selezione dei progetti che verranno finanziati dal PNRR”.
Strategia Nazionale per le Aree Interne: dalla fase sperimentale 2014-2020 alla fase strutturale 2021-2027
Il post discute il passaggio di fase che caratterizza la Strategia Nazionale delle Aree Interne (SNAI), che da strategia sperimentale del periodo 2014-2020 è destinata a diventare una politica strutturale del Paese, sostenuta sia dall’Accordo di Partenariato 2021-2027 (e quindi dai Fondi Strutturali), sia dal PNRR 2021-2026 (sezione dedicata alla coesione territoriale). L’importanza della SNAI appare particolarmente significativa nelle regioni del Mezzogiorno storico che, in media, si caratterizzano per una maggiore vastità delle aree interne, una maggiore percentuale di Comuni Montani e, non ultimo, una maggiore percentuale di “piccoli Comuni”. Il combinato disposto di un numero elevato di “piccoli Comuni” e dell’ampiezza delle aree montane rende particolarmente difficile per i Comuni del Mezzogiorno gestire con efficacia ed efficienza l’erogazione di servizi di interesse collettivo. E’ opportuno, quindi, che nell’ambito della SNAI strutturale post 2020 vengano rafforzate (anche sul piano qualitativo) le azioni di capacity building per i “piccoli Comuni” e le clausole degli stessi processi di approvazione delle “strategie di area” che li spingono verso l’associazionismo inter-comunale per la gestione dei servizi di qualità sociale.
Strategia Nazionale per le Aree Interne: bando di gara della Commissione per appaltare azioni di sostegno alla sua attuazione
Il post avanza dei dubbi sull’efficacia in Italia delle azioni di capacity building a favore degli Enti Locali finanziate dai Fondi Strutturali, muovendo della disamina di un bando di gara rilasciato dalla Commissione Europea il 30.09.2021 per appaltare dei servizi di assistenza tecnica all’attuazione della Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI). Questo bando, da un lato è un segnale dell’importanza che la stessa Commissione conferisce a una strategia così innovativa qual è la SNAI. Dall’altro, tuttavia, potrebbe essere anche considerato indicativo di una certa delusione delle Istituzioni europee per l’efficacia delle azioni di capacity building implementate in Italia a favore dei beneficiari finali dei Fondi dell’UE e degli Enti Locali.