L’obiettivo del presente articolo è duplice: (i) da un lato ricordare che lo Stato non necessariamente è un operatore inefficiente e poco razionale. Anzi, esso è sovente motore dello sviluppo, finanziando ricerca e innovazione tecno-scientifica e aprendo nuovi mercati. Questo aspetto dovrebbe essere maggiormente considerato dal nuovo Governo italiano; (ii) dall’altro evidenziare come, in Italia, le riforme istituzionali e amministrative, quindi, non dovrebbero essere presentate solo come strumento di di riduzione dei “costi della politica”, ma come tasselli importanti di un ripensamento generale del sistema di Multi-Level Governance italiano e dei processi di policy making. In questa luce, il recente riordino delle Province presenta luci ed ombre presentate nella parte finale del contributo.
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La deriva dell’economia italiana fra mancate riforme e cieca austerità fiscale
L’obiettivo del presente articolo è di evidenziare come, nella seconda metà di febbraio, si è andato profilando un particolare “trianglolo istituzionale”, composto da Commissione dell’UE, Governo italiano e Corte Costituzionale, a cui sempra corrispondere una sorta di “gioco di sponde” su cui basare una strategia di ampio respiro di rilancio del sistema socio-economico italiano.
Al centro di questo “gioco di sponde” sono le tanto agognate e dibattute riforme che, nelle intenzioni del nuovo Governo a guida Renzi, dovrebbero essere il sale del suo operato.