Il post pone in luce che è molto difficile elaborare Strategie di Sviluppo Locale (SSL) ex approccio LEADER realmente informate a un metodo partecipativo, in primis per i molteplici vincoli imposti dal programmatore regionale. In vero, le SSL si pongono, in un certo senso, a metà strada fra visione di sviluppo del territorio e fabbisogni emersi sulla scorta di analisi del contesto socio-economico e di istanze di supporto espresse dai portatori di interesse. Tuttavia, concretamente, priorità strategiche e novero degli interventi finanziabili che vengono inseriti sono dettate da: (i) scelte strategiche già operate nei Complementi per lo Sviluppo Rurale regionali (CSR) con riferimento, in particolare, alle tipologie di interventi di sviluppo rurale del periodo 2023-2027 che potranno essere inseriti nelle SSL dei GAL; (ii) indicazioni delle “schede” dei CSR sull’approccio LEADER e di eventuali Linee Guida regionali sulla formulazione delle SSL ed eventuali ulteriori vincoli riportati negli avvisi di selezione delle proposte di SSL; (iii) criteri di selezione indicati nel CSR (non solo quelli inerenti all’approccio LEADER e alle SSL, ma anche quelli degli interventi che potranno essere inseriti nelle SSL).
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L’approccio LEADER 2023-2027 e le pietre d’inciampo della formulazione delle Strategie di Sviluppo Locale
Il post, muovendo dalla locandina molto interessante dell’evento della Rete Rurale Nazionale “Leggere il territorio, leggere sul territorio: quali risultati per il LEADER?”, che si terrà a Roma il 21 e 22 Giugno p.v., discute la possibile applicazione dell’approccio Result-Based Management (RBM) alla formulazione delle Strategie di Sviluppo Locale (SSL) ex metodo LEADER. In particolare, si sofferma sull’affermazione che «il futuro desiderato costituisce il vero punto dal quale partire per definire le Strategie e le azioni che permetteranno di concretizzarlo». Sarebbe certamente auspicabile porre la visione di sviluppo del territorio e l’approccio RBM quali pilastri della formulazione delle SSL, ma questo implica anche delle criticità metodologiche e attuative del percorso di definizione delle SSL che non possono essere trascurate. Inoltre, vi sono due aspetti molto concreti che in questo tipo di seminari vengono sempre elegantemente messi sotto il tappeto: (i) non si può constinuare a parlare di approccio partecipativo e stakeholders da coinvolgere senza dire apertamente che certi gruppi di pressione e i rent-seekers non sono minimamente interessati agli aspetti tecnici della definizione delle SSL e, ciò nonostante, spesso sono a loro a determinarne priorità strategiche e azioni; (ii) l’approccio tecnico suggerito dalla RRN è ampiamente auspicabile, ma essendo un approccio anche complesso, si può ragionevolmente presumere che difficilmente verrà inserito dalle Amministrazioni regionali negli avvisi di selezione delle SSL e dei Gruppi di Azione Locale a valere dei Complementi per lo Sviluppo Rurale regionali.
Le dimensioni-chiave dei progetti di sviluppo socio-economico
Il post individua quattro dimensioni-chiave per definire i tratti distintivi dei progetti di sviluppo socio-economico: (i) la dimensione strategica (imperniata su gruppo target, problemi da risolvere e ‘visione di sviluppo’); (ii) la dimensione operativa; (iii) la dimensione ‘risorse’ e (iv) la dimensione ‘ambito settoriale’ di intervento (‘ambito di policy nel caso di progetti promossi e finanziati da Istituzioni pubbliche).
I progetti di sviluppo socio-economico come leve di cambiamento e generatori di un ‘futuro desiderato’
La definizione dei progetti di sviluppo socio-economico dovrebbe muovere dalla considerazione che essi sono volti a produrre dei cambiamenti sociali, ispirati da una sfidante ‘visione di sviluppo’. Per tali progetti si possono individuare quattro dimensioni-chiave imprescindibili, che ne costituiscono il nucleo centrale. In sede di formulazione di tali progetti, inoltre, si deve tener conto con attenzione della loro dimensione tecnico-ingegneristica e della loro dimensione geografica. Infine, il post rimarca l’importanza di due aspetti su cui, fortunatamente, vi è un crescente consenso presso la comunità degli esperti di sviluppo locale: (i) i progetti di sviluppo socio-economico vanno pensati come progetti-processi e non come ‘to-do-list’; (ii) tali progetti vanno formulati in una logica di empowerment dei destinatari finali e delle comunità locali, coinvolgendoli adeguatamente in processi partecipativi di decision-making.
Alcune critiche alla definizione di progetto del Project Management Body Of Knowledge
Il post mette in luce alcuni limiti della definizione di progetto del PMBOK, che rendono tale definizione ben poco calzante rispetto ai progetti di sviluppo socio-economico. Tra questi limiti spicca il fatto che l’intera impostazione del PMBOK in merito a formulazione e gestione dei progetti è nitidamente sbilanciata verso la c.d. progettazione ‘per attività’, quando, invece, almeno dalla fine degli anni Novanta si è andato affermando sempre di più un approccio alla formulazione dei progetti ‘per obiettivi’, sia presso le organizzazioni, sia presso la comunità degli esperti di sviluppo locale.
Orientamento ai risultati dei Fondi Strutturali e “performance framework”
Il post pone in evidenza l’importanza del “performance framework” – previsto dagli articoli 20, 21 e 22 del Regolamento generale sui Fondi Strutturali e di Investimento Europeo 2014-2020 – per rafforzare l’orientamento ai risultati dei programmi cofinanziati da questi Fondi e, almeno in linea di principio, anche la loro efficacia.