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Strategia Nazionale per le Aree Interne: dalla fase sperimentale 2014-2020 alla fase strutturale 2021-2027

Il post discute il passaggio di fase che caratterizza la Strategia Nazionale delle Aree Interne (SNAI), che da strategia sperimentale del periodo 2014-2020 è destinata a diventare una politica strutturale del Paese, sostenuta sia dall’Accordo di Partenariato 2021-2027 (e quindi dai Fondi Strutturali), sia dal PNRR 2021-2026 (sezione dedicata alla coesione territoriale). L’importanza della SNAI appare particolarmente significativa nelle regioni del Mezzogiorno storico che, in media, si caratterizzano per una maggiore vastità delle aree interne, una maggiore percentuale di Comuni Montani e, non ultimo, una maggiore percentuale di “piccoli Comuni”. Il combinato disposto di un numero elevato di “piccoli Comuni” e dell’ampiezza delle aree montane rende particolarmente difficile per i Comuni del Mezzogiorno gestire con efficacia ed efficienza l’erogazione di servizi di interesse collettivo. E’ opportuno, quindi, che nell’ambito della SNAI strutturale post 2020 vengano rafforzate (anche sul piano qualitativo) le azioni di capacity building per i “piccoli Comuni” e le clausole degli stessi processi di approvazione delle “strategie di area” che li spingono verso l’associazionismo inter-comunale per la gestione dei servizi di qualità sociale.

Semestre europeo, Programma di Sostegno alle Riforme e Fondi Strutturali 2021-2027

Il post è volto a spiegare il concreto rischio che per i Fondi Strutturali 2021-2027 si registri una loro diversione dai loro obiettivi fondativi di strumenti di supporto della convergenza economica delle regioni europee più arretrate. Il rischio molto concreto è che essi vengano reindirizzati su finalità proprie di altre politiche UE e sui processi di riforma prescritti per tutti gli Stati Membri dal c.d. “semestre europeo”. Esaminando le proposte della Commissione su tali Fondi e sugli strumenti volti a rafforzare l’UEM (in primis il Programma di Supporto alle Riforme), come hanno scritto gli esperti della SVIMEZ nel loro più recente Rapporto annuale, “il quadro che emerge, in generale, è di una coesione ‘commissariata’ dalla governance economica europea”.

I ritardi di spesa dei Fondi Strutturali 2014-2020 e la qualità dei progetti

Il post indaga brevemente sui ritardi nella spesa dei Fondi Strutturali 2014-2020. Le principali criticità, una volta di più, sembrano coinvolgere soprattutto la sfera decisionale politica (e le classi dirigenti del Paese in generale), anche se non mancano criticità varie sul piano amministrativo, in quanto:
 i Fondi Strutturali, in Italia, continuano a essere considerati più uno strumento per creare e consolidare costituencies che non una leva per avviare processi di sviluppo strutturale;
 si continuano a tollerare (nonostante i grandi annunci pubblici) corruzione e pratiche collusive, che distorcono le modalità di selezione delle proposte progettuali e, inevitabilmente, vanno a detrimento delle forze produttive e sociali più innovative.

I Fondi europei che sostengono processi di capacity building della PA

Questo post rimarca che, a fronte dei ritardi di spesa dei Fondi SIE, gli amministratori regionali e locali, sovente, continuano a trascurare Fondi e iniziative dell’UE che sostengono processi di capacity building della PA. Questo è alquanto sorprendente, in quanto la maggior parte di questi fanno riferimento alla “politica di coesione”, ossia la politica dell’UE più “vicina ai territori” (e quindi agli amministratori locali). Nella seconda parte, quindi, il post presenta una breve rassegna di questi Fondi/iniziative.

I fondi europei come strumento di stabilizzazione delle aspettative. Ma non in Italia

Economia calma - mare

Il post evidenzia due aspetti: (i) i fondi europei, specialmente quelli strutturali e per le politiche strutturali della pesca e in campo agricolo, possono contribuire fortemente a stabilizzare le aspettative degli operatori economici, in forza del principio di programmazione pluriennale di tali fondi; (ii) per come si sta sviluppano la programmazione 2014-2020 in Italia, sfortunatamente, si può esprimere il fondato dubbio che anche nel nuovo ciclo questa funzione di stabilizzazione delle aspettative sarà modesta.
Inevitabilmente, questo secondo aspetto inciderà negativamente sia sulla ripresa degli investimenti reali interni, sia sull’attrazione di investimenti dall’estero.

I fondi europei 2014-2020 e la programmazione italiana 2016-2020

Presidenza del Consiglio

Il post indaga brevemente sui ritardi nella chiusura del negoziato con la Commissione sui Programmi nazionali e regionali per l’utilizzo dei fondi europei 2014-2020. Le principali criticità, una volta di più, sembrano coinvolgere soprattutto la sfera decisionale politica (e le classi dirigenti del Paese in generale), anche se non mancano criticità varie sul piano amministrativo, in quanto:
(i) i Fondi Strutturali, in Italia, continuano a essere considerati più uno strumento per creare e consolidare costituencies che non una leva per avviare processi di sviluppo strutturale;
(ii) la programmazione e la gestione degli interventi cofinanziati dai Fondi Strutturali, sia a livello centrale sia a livello regionale, registra ad ogni cambio di governo delle deleterie battute d’arresto;
(iii) si continuano a tollerare (nonostante i proclami e i grandi annunci pubblici) corruzione e pratiche collusive, che distorcono le modalità di selezione delle proposte progettuali e, inevitabilmente, vanno a detrimento delle forze produttive e sociali più innovative.