La gestione dei Programmi cofinanziati dai Fondi Strutturali e degli interventi finanziati dal Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (FSC) in diverse Regioni continua ad essere caratterizzata da limiti che sembrano quasi insormontabili. La descrizione di tali limiti, sovente, è discutibile anche laddove proposta in articoli accademici, dal momento che non muove da una approfondita analisi delle varie fasi del ciclo di policy making.
In questo post propongo, invece, una nota di viaggio da practitioner che, per il tipo di lavoro svolto, deve necessariamente calarsi nella concreta attuazione di certi procedimenti.
E’ una lettura severa di certi limiti cronici nella gestione delle organizzazioni pubbliche e dell’attuazione dei Programmi cofinanziati dai Fondi Strutturali. Al tempo stesso, vorrei ricordare che certi limiti gestionali si riscontrano anche per molte organizzazioni private. Questo post, quindi, si focalizza sui limiti gestionali delle organizzazioni pubbliche solo per il fatto che è quelle che conosco meglio.
In estrema sintesi, i limiti nella gestione dei Programmi cofinanziati dai Fondi Strutturali, da un lato scontano il ruolo dominante nei processi di programmazione strategica dei decisori politici (malgrado i numerosi vincoli alla formulazione delle strategie dettati dai Regolamenti dell’UE) e, dall’altro, tendono a perpetuare lo strapotere decisionale dei decisori politici. Per essere più concreti, vorrei evidenziare che è chiara testimonianza di questa posizione il fatto che sono gli stessi dirigenti in posizione apicale della PA a sottovalutare o, peggio, tollerare con fastidio, il ruolo di cruscotto operativo dei Programmi del monitoraggio ed anche di audit e valutazione. Se i dirigenti della PA non riescono a cogliere o valorizzare la vera funzione di audit, monitoraggio e valutazione, è nell’ordine naturale delle cose che men che meno tengano in considerazione i risultati concreti dei Programmi e le “lezioni dell’esperienza” della loro attuazione i decisori politici.
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Macro-processi per l’attuazione dei Programmi Regionali FESR e selezione delle operazioni nel caso di azioni “a regia regionale”
Il post è inteso a descrivere meglio il quadro delle procedure attuative primarie (programmazione operativa, selezione delle operazioni e attuazione degli interventi e circuiti finanziari) per la gestione dei Programmi cofinanziati dai Fondi Strutturali, segnatamente dei Programmi Regionali (PR) FESR.
In particolare il post rimarca l’importanza di tenere conto che, nell’ambito del macro-processo selezione delle operazioni finanziate dal FESR, quando si considerano gli interventi “a regia regionale” vi è un processo che, di fatto, sposta l’iter procedurale al di fuori dell’Amministrazione pubblica titolare dei Programmi (in gergo, Autorità di Gestione). E’ il processo della predisposizione delle Domande di Sostegno (ossia delle proposte di progetto) che è in capo dei richiedenti dei finanziamenti. Questo è un elemento che condiziona l’intero ciclo di vita dei progetti ammessi a beneficio e, quindi, incide sulla c.d. efficienza procedurale (efficienza amministrativa). Nel caso delle “azioni a regia regionale”, pertanto, efficienza ed efficacia delle azioni non sono integralmente imputabili solo alla Pubblica Amministrazione (PA). Di riflesso, come si proverà a spiegare meglio nel prossimo post, l’Amministrazione titolare dei Programmi si dovrà anche fare carico della formulazione di una strategia di capacity building volta a migliorare la capacità dei percettori dei finanziamenti di predisporre proposte di progetto di qualità, di gestire efficientemente gli interventi e, non ultimo, di rendicontare correttamente le spese.
Alcune indicazioni per elaborare una strategia strutturata di accesso ai fondi dei Programmi Regionali FESR
Il post fornisce delle indicazioni su alcuni capisaldi di una strategia di accesso strutturata ai finanziamenti dei Programmi Regionali (PR) FESR, strategia che dovrà essere, necessariamente, molto attenta alle procedure attuative delle molteplici tipologie di azioni.
Tale strategia dovrà considerare – indicativamente nell’ordine proposto – i seguenti aspetti: (i) forme di sostegno (operazioni di spesa) attraverso le quali sono erogati i contributi ai beneficiari/destinatari finali (appalti, sovvenzioni, strumenti finanziari o premi); (ii) macro-tipologia e tipologia di azione FESR, (iii) forma di gestione delle varie azioni del FESR (gestione “a titolarità regionale” o gestione “a regia regionale”), forma di gestione che, di fatto, indica ai potenziali beneficiari/destinatari quale organismo opererà come Ufficio Competente per le Operazioni (UCO), agendo da stazione appaltante nel caso di appalti e concessioni e da soggetto gestore delle sovvenzioni nel caso di regimi di aiuto e di concessioni di altri benefici a degli operatori economici; (iv) criteri di selezione; (v) procedure attuative, focalizzando l’attenzione su quelle da considerare “primarie” (programmazione operativa; approvazione e selezione delle operazioni e attuazione, controlli e circuiti finanziari); (vii) risorse allocate, a livello di ciascun Obiettivo Specifico (OS) dei PR FESR, sulle azioni (prestando attenzione al fatto che, tuttavia, a livello di ciascun OS non vi è un cronoprogramma finanziario e che le risorse sono allocate per “campi di intervento” e non per azioni di policy).